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Abrignani: "Sul gioco non si rinunci alla sovranità dello Stato"

12 agosto 2014 - 08:26

  “Ogni intervento in un settore come il gioco pubblico deve tenere in considerazione sia l’impatto economico che quello sociale”. Parola di Ignazio Abrignani (Forza Italia), vicepresidente della Commissione Attività produttive, commercio e turismo della Camera.

Scritto da Sara
Abrignani: "Sul gioco non si rinunci alla sovranità dello Stato"

“Parliamo – prosegue - di un comparto che negli ultimi dieci anni ha registrato una notevole crescita sia nei volumi di giocato che in termini occupazionali. Al contempo però è cresciuto anche il numero dei potenziali dipendenti dal gioco (circa un milione), che fa emergere così una nuova domanda di salute da soddisfare con nuove spese a carico del Servizio Sanitario Nazionale. La legge delega fiscale deve essere vista come un’importante opportunità per migliorare la regolamentazione sul gioco, una condivisione di percorso tra enti locali e Stato, in particolare su prevenzione e contrasto delle ludopatie; ma la sovranità dello Stato è irrinunciabile sul settore del gioco, presidio sul gioco legale per contrastare il gioco illegale. Mi pare che questa sia un’ottima base di partenza in cui innestare le disposizioni recentemente approvate in Commissioni Affari Sociali”.

 

Quali sono a suo avviso le riforme che occorrono al settore del gioco, anche alla luce del calo erariale e dell’allarme gioco patologico?

“La riserva statale sull’organizzazione dei giochi trova il suo fondamento nell’esigenza di tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica, di contrastare il crimine organizzato, di proteggere la pubblica fede contro il rischio di frodi e di salvaguardare i minori di età e i soggetti più deboli da una diffusione del gioco incontrollata, indiscriminata e senza regole. Il modello italiano di esercizio del gioco pubblico con vincite in denaro si basa da un lato sulla riserva in favore dello Stato in materia di giochi e scommesse e, dall’altro, sulla concessione di servizio, mediante la quale l’amministrazione affida a un soggetto privato, prescelto sulla base di selezioni ad evidenza pubblica, nel pieno rispetto della normativa comunitaria, l’esercizio del gioco, ampliando la sfera giuridica del destinatario e mantenendo sull’attività stringenti poteri di controllo. Le riforme e i miglioramenti possono essere introdotti nell’ambito dei principi che ho appena ricordato”.

Secondo lei il sistema concessorio su cui si basa il gioco italiano in che modo dovrebbe essere migliorato?

“La tipicità del settore, l’impatto sociale, la rilevanza economica, rendono la concessione e l’autorizzazione le forme più idonee per regolamentare la presenza quantitativa degli operatori del settore. Il regime concessorio e autorizzatorio è indispensabile per la tutela della fede, dell’ordine e della sicurezza pubblici, per la prevenzione del riciclaggio dei proventi di attività criminose, nonché per garantire il regolare afflusso del prelievo tributario gravante sui giochi. Certo a monte vi devono essere regole uniformi, chiare e trasparenti per l’accesso al mercato per l’ottenimento dei titoli abilitativi con bandi e capitolati adeguati per le concessioni, a valle c’è tutto il sistema dei controlli  da parte delle pubbliche autorità che deve essere efficiente. I princìpi che abbiamo inserito nella legge 23/2914, Delega Fiscale, prevedono questo”.

L’inserimento della tessera sanitaria per l’utilizzo delle slot machine è uno strumento valido per la prevenzione del gioco minorile?

“La card può impedire l’utilizzo negli apparati diffusi nei luoghi pubblici, ma sarebbe più efficace una inibizione garantita attraverso l’attivazione degli apparecchi solo tramite l’interrelazione obbligatoria e preventiva tra il giocatore e l’esercente che accerti la maggiore età”.

Gli ultimi dati della Guardia di Finanza hanno evidenziato un ritorno del gioco illegale abbastanza preponderante. Non crede sia dovuto anche alle politiche restrittive a livello territoriale del gioco lecito?

“Come detto il settore ha potuto godere fortemente dell’evoluzione tecnologica e della diffusione delle piattaforme informatiche, questo non solo ha aumentato a dismisura le tipologie di giochi disponibili, ma anche le occasioni di gioco, ciò ha consentito una sorta di globalizzazione del gioco, dove la regolamentazione dei singoli Stati non sempre riesce a essere efficace in termini effettivi; si deve cercare di introdurre strumenti diversi e non più legati a singoli territori”.

In che tempi pensa che il Ddl gioco patologico arriverà in aula alla Camera?

“Il Parlamento da tempo ha posto la questione tra le proprie priorità. Già la scorsa legislatura entrambe le Camere si erano attivate con strumenti conoscitivi, il Governo poi con il decreto Balduzzi aveva introdotto norme opportune. Posso auspicare un passaggio in Aula in tempi brevi, certo il sistema bicamerale perfetto rende il procedimento di approvazione delle leggi lungo e a volte con tempi non prevedibili; quando si affrontano questioni rilevanti, ad esempio dal punto di vista sociale come quello delle ludopatie e del gioco d’azzardo patologico, si sente pressante il bisogno di una riforma delle istituzioni legislative ed un superamento del bicameralismo perfetto”.

La razionalizzazione delle sale gioco è uno dei passaggi fondamentali. A suo avviso come dovrebbe essere messa in atto?

“Si avverte un’esigenza non solo di razionalizzare, ma di inquadrare il numero dei luoghi dove sia possibile giocare. Penso che forme regolamentari basate sulle distanze minime da luoghi sensibili, così come previsto per l’esercizio di nuove sale da gioco, di nuovi punti vendita scommesse e l’installazione di nuove slot e Vlt, la limitazioni degli orari di apertura, come previsto nel testo licenziato dalla Commissione, debbano accompagnare una rivisitazione del sistema dando attuazione ai principi della Delega Fiscale in tema di titoli abilitativi unici”.

Per quanto riguarda la tassazione, quali principi dovranno essere seguiti nell’armonizzazione e revisione del sistema? Si avverte l’esigenza di tutelare il gioco legale nei confronti di quello illegale?

“Anzitutto lo Stato deve operare una lotta forte contro qualsiasi forma di illegalità, la delega fiscale recentemente approvata dal Parlamento, contiene molti strumenti per operare una revisione del sistema fiscale nell’ambito dei giochi pubblici. Mi auguro che nell’ambito delle numerose disposizioni e principi di cui all’articolo 14 della legge 23/2014, il Governo tenga conto delle indicazioni del Parlamento in modo completo ed uniforme”.

La delega fiscale sarà uno strumento importante anche per la lotta al gioco patologico? In che modo?

“Dando piena attuazione, in sede di riordino, a quei principi contenuti nell’articolo 14 comma 2 ed in particolare penso alla lettera a) dove ‘l’esigenza di prevenire i fenomeni di ludopatia ovvero di gioco d’azzardo patologico e di gioco minorile’ è principio generale, nonché alle indicazioni in tema di pubblicità quale il divieto di pubblicità nelle trasmissioni radiofoniche e televisive, e la limitazione massima della pubblicità riguardante il gioco online, ovvero l’introduzione di un meccanismo di autoesclusione dal gioco, l’introduzione di modalità di pubblico riconoscimento agli esercizi commerciali che si impegnano, per un determinato numero di anni, a rimuovere o a non installare apparecchiature per giochi con vincita in denaro. Penso inoltre che un punto rilevante sia il concorso statale al fondo finalizzato al contrasto del gioco d’azzardo patologico così come previsto dalla lett. v)”.

Per quanto riguarda i Lea, a suo avviso come dovrebbe essere finanziato l’inserimento del Gap al loro interno?

“Mi pare che il testo licenziato abbia indicato la strada della riduzione della percentuale delle somme giocate destinate alla remunerazione degli operatori e concessionari. Bisogna fare attenzione a non penalizzare i soggetti concessionari. Infatti un eccessivo aumento della tassazione può determinare una proliferazione incontrollata del gioco illegale”.

 

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