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Ddl sul Gap, Zerbetto: “Anche senza copertura economica, si fissino principi essenziali”

22 settembre 2014 - 09:15

I tempi e le incognite del disegno di legge unificato sul gioco, attualmente all’esame della commissione Bilancio della Camera, preoccupano gli operatori sociali, che guardano con attenzione anche alle recenti vicende governative, quindi alla nomina del sottosegretario all’Economia con delega ai giochi, Giovanni Legnini, a membro del Consiglio superiore della magistratura.

Scritto da Amr
Ddl sul Gap, Zerbetto: “Anche senza copertura economica, si fissino principi essenziali”

 

A tale proposito Riccardo Zerbetto, direttore scientifico di Orthos, sottolinea: “I soldi non ci sono e sappiamo bene che le fibrillazioni del governo per non accrescere il deficit e rilanciare l’economia sono reali. Inutile, quindi, scagliare anatemi contro un governo che frena l’approvazione di una legge che comporta l’aggravio di un già disastrato bilancio. Lo stesso blocco nella elaborazione del testo unico coordinato dal senatore Raffaele Lauro avvenne sotto il governo Berlusconi dopo tutte le audizioni alla Commissioni affari sociali della Camera”.

Lo psichiatra ricorda inoltre: “Dall’anno 2000, allorchè Alea, a cui successivamente si associò Conagga, lanciò il ‘Comunicato alle autorità di governo’ affinché venissero presi impegni a livello normativo per  finanziare attività di prevenzione e cura, la risposta dei governi, di destra o di sinistra, è sempre stata quella di perpetuare la politica del ‘gioco irresponsabile’, favorita anche dalla scellerata legge sulla non trasparenza dei bilanci dei partiti che si sono finanziati con il flusso di denaro che proveniva dal mercato dei giochi sottoposto a una incontrollata espansione a spese degli italiani e soprattutto delle fasce deboli della società, già provata da una dura recessione economica. Allo stato attuale si tratta di decidere se rimandare sine die l’approvazione di una legge che non ha copertura economica o se farla procedere pur in assenza (o comunque con una grave limitazione) di questa. La mia posizione è per questa seconda ipotesi, memore dell’esperienza personale allorchè, nella qualità di consulente del Ministero della Sanità, venne approvato il noto ‘Decreto Aniasi’ (10.10.80) in forza del quale presso le Usl venivano ‘identificati i servizi di diagnosi e trattamento per le tossicodipendenze” senza alcuna senza che tale attivazione prevedesse alcuna copertura economica”.

 

LA PROPOSTA DI ZERBETTO - Zerbetto propone: “Se la legge attuale non può passare nel suo insieme, andrebbe quanto meno stralciata la sua componente che non prevede un aggravio economico ma con le indicazioni su alcuni punti essenziali quali: stabilire a chi compete la diagnosi e cura dei giocatori patologici dal momento che il decreto Balduzzi non lo indica. Sappiano che l’orientamento in Italia prevede che tale incombenza spetta ai SerT che dovrebbero quindi essere trasformati in SerD in quanto abilitati a trattare le dipendenze anche comportamentali e non solo quelle farmacologiche che, per inciso, le statistiche indicano in diminuzione. Si tratta quindi di incrementare e riconvertire le competenze dei servizi assumendo che la popolazione complessiva potrebbe simile a quella attuale. Una posizione, questa, che non disconosce il grave disagio dei SerT costretti ad operare spesso in carenza di personale… come del resto molti altri servizi nella attuale situazione difficile. Di primaria importanza sarebbe quindi l’avvio o potenziamento (dove l’avvio è già avvenuto anche in assenza di leggi nazionali) di programmi di aggiornamento del personale per poter far fronte alle nuove forme di dipendenza che si sono evidenziate nella società odierna e questo, sulla base di indicazioni (consultive) del Dipartimento per le Politiche antidroga (che dovrebbe finalmente chiamarsi in modo diverso e corrispondente alla nuova realtà)  con delega operativa alle Regioni e con possibile coinvolgimento delle amministrazioni comunali per quanto concerne interventi di sensibilizzazione della cittadinanza e l’avvio di sportelli di ascolto al cittadino. Indicare quali forme di intervento di base prevedere (ambulatoriale, residenziale e/o preventivo) valutando quali siano già fruibili allo stato attuale tramite un adeguamento delle competenze degli operatori. Da momento che molte regioni hanno già provveduto ad emanare leggi locali si dovrebbe tener conto di tale processo normativo già in atto evitando, possibilmente, incongruenze e duplicazioni e concedendo maggiori poteri autoregolativi ai governi locali. 

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