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Fontana (Lombardia): 'Sul gioco non abbassiamo la guardia'

12 maggio 2018 - 08:50

Fra gli impegni presi dal presidente della Regione Lombardia c'è anche quello di proseguire il lavoro fatto dalla giunta Maroni in tema di contrasto al gioco patologico. 

Scritto da Francesca Mancosu
Fontana (Lombardia): 'Sul gioco non abbassiamo la guardia'

"Credo che si debba partire dalle azioni messe in campo dalla Regione Lombardia durante l’ultima legislatura, che si sono concretizzate dopo l’approvazione della prima legge regionale dedicata a questo tema. Mi riservo naturalmente di approfondirne gli aspetti e le conseguenze, ma di una cosa sono già certo: grazie a tutto il lavoro svolto, il messaggio legato ai rischi del gioco d’azzardo patologico è diventato di attualità. Non ci sono più solo articoli di cronaca che testimoniano storie di degrado e drammi familiari, ma l’argomento è entrato, ad esempio, nelle scuole e negli oratori. Si parla di rischi e si fa prevenzione, ed è questo un aspetto che valuto molto positivamente e che mi piacerebbe continuare ad approfondire".

Ha le idee chiare Attilio Fontana, neo presidente della Regione Lombardia grazie al successo alle elezioni amministrative del 4 marzo, e celebre per il suo lungo impegno di lungo corso nel campo "No slot", di cui può dirsi un antesignano. Da oltre un decennio, senza tentennamenti, ha fatto della lotta al Gap uno dei baluardi del suo agire politico. Più o meno dal 2011, quando al secondo mandato da sindaco di Varese varò – fra i primi in Italia – la "sua" ordinanza anti slot, che prevedeva l’obbligo di rispetto della fascia oraria di apertura tra le 9 e le 22, il divieto di apertura a meno di 200 metri dai luoghi sensibili e il divieto di esporre insegne e cartelli che richiamano il gioco d’azzardoUn provvedimento forse troppo in anticipo rispetto ai tempi odierni, poi bocciata dal Tar della Lombardia perché oltrepassava le sue competenze da primo cittadino, che non potevano "essere utilizzate per fronteggiare esigenze di sicurezza pubblica”.

Una sconfitta che probabilmente lo ha reso anche più determinato nel perseguire il suo impegno a limitare le attività di gioco, tanto da portarlo – anche come presidente di Anci Lombardia, tra il 2009 e il 2014 – a schierarsi in più occasioni a supporto delle politiche regionali in materia, fino ad essere uno dei maggiori artefici della normativa poi varata nel 2013 dalla giunta guidata da Roberto Maroni, e, a livello nazionale, a chiedere più volte il varo di una "legge quadro" omogenea, valida in tutto il Paese, sia per il controllo del territorio, per informare che per ottenere delle risorse per prevenire e curare concretamente il Gap.

In attesa che questa arrivi davvero, con l'emanazione del decreto attuativo dell'intesa sul riordino dei giochi raggiunta in Conferenza Unificata Stato-Regioni ed enti locali nel settembre 2017, Fontana ricorda che "proprio in quella sede la Lombardia, insieme alla Provincia autonoma di Bolzano, ha ottenuto che venisse approvato un emendamento che prevede la salvaguardia delle disposizioni specifiche in materia già esistenti a livello locale, qualora le stesse prevedano una tutela maggiore per la popolazione. Questo significa dunque che la legge della Lombardia rimane in vigore e che il processo di riduzione delle macchinette previsto nell'accordo può essere svolto seguendo i criteri previsti dalle distanze minime rispetto a tutti i luoghi sensibili individuati in scuole, ospedale, chiese e oratori, centri di aggregazione giovanili e per anziani".

Il presidente quindi si concentra sul suo mandato e promette di agire nel solco tracciato dai suoi predecessori, senza operare stravolgimenti ma, anzi, rendendolo ancora più profondo e netto.

"Credo sia da ribadire che Regione Lombardia non si è lanciata in una ‘caccia alle streghe’ contro il gioco, ma piuttosto abbia voluto affermare il principio che, per quanto di sua competenza, qualcosa andasse fatto per frenare una diffusione inarrestabile del fenomeno delle macchinette, ammessa anche dagli stessi operatori. Dai dati, mi risulta che una riduzione ci sia stata e quindi, assieme all’azione di comunicazione dei rischi, un altro obiettivo è stato raggiunto. Come tutte le leggi credo che ci siano degli aspetti migliorabili, ma è anche vero che la Lombardia è intervenuta in un ambito ‘nuovo’ per una Regione e che tanti altri enti locali hanno utilizzato il testo come punto di riferimento".
Un punto di orgoglio, visto che la Lombardia ha fatto da apripista a molte delle regioni che hanno legiferato sul gioco in questi ultimi cinque anni, spesso con disposizioni fotocopia. In questo lungo elenco – a cui mancano ormai all'appello solo Calabria, Sardegna e Sicilia - sono comprese la Liguria e il Piemonte, al centro delle cronache giornalistiche per vicende opposte: per il rinvio dell'attuazione della normativa – la prima – e per lo stampo quasi proibizionistico della seconda, artefice di un "effetto espulsivo" del gioco legale sulla quasi totalità del territorio regionale.
Ma Fontana, fedele alla definizione ormai comune che lo dipinge come un "leghista moderato" - resta diplomatico anche in questo caso. "Non sono ancora nelle condizioni di valutare quanto deciso dalle altre Regioni, i cui presidenti avranno certamente agito tenendo conto delle specificità delle proprie realtà territoriali. Nell’iniziare il mio mandato, dunque, guardo esclusivamente alla Lombardia e a come dovremo agire per continuare, nel rispetto di tutti, a parlare e a far parlare di questa tematica".
 

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