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Gioco d’azzardo e reddito: primi studi tra patrimonio e raccolta

30 maggio 2018 - 09:06

Il quotidiano IlSole24Ore, attraverso Infodata, esegue una mappatura della raccolta di gioco nei vari comuni italiani in relazione al reddito. Ne emerge un quadro (statisticamente) sostenibile.

Scritto da Redazione GiocoNews.it
Gioco d’azzardo e reddito: primi studi tra patrimonio e raccolta

 

“Non c’è una zona del Paese in cui si concentri in particolar modo la correlazione tra redditi bassi e raccolta alta”. E' la conclusione alla quale giunge l'analisi statistica condotta da Infodata per il quotidiano IlSole24Ore sulla distribuzione della raccolta del gioco pubblico nella Penisola in relazione al reddito degli italiani. Andando così a sfatare – statisticamente - quel diffuso luogo comune secondo il quale nelle zone in cui vi è una minore disponibilità economica, ci sarebbe una maggiore propensione al gioco.
L'analisi condotta dal quotidiano scaturisce dalla semplice lettura del contratto di (presunto) governo siglato tra Lega e Movimento 5Stelle all'interno del quale si parla(va) anche di gioco d’azzardo. La domanda, esplicita, che ci si pone, dunque, è la seguente: “Bene, ma quanto giocano gli italiani? Quanto denaro si muove tra slot machines, gratta&vinci, superenalotto e scommesse?”

Quasi come a voler dire: ma è davvero una priorità per il paese? Come del resto si sono chiesti in molti, negli ultimi mesi ed anni.
Per rispondere a questi interrogativi, Infodata “si è rivolta all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, chiedendo ed ottenendo i dati relativi ai primi sei mesi del 2017. Periodo nel quale gli italiani hanno puntato oltre 37 miliardi di euro”.
L'analisi parte con una precisazione. “Questa cifra si riferisce alla raccolta, ovvero a tutti gli euro che vengono puntati. Ed è composta dalla spesa, ovvero dai soldi che gli italiani hanno effettivamente sborsato per giocare, e dalle vincite ripuntate. Un esempio può servire a chiarire: diciamo che si acquista un gratta&vinci da 1 euro, si gratta e si vince 1 euro. Si decide quindi di reinvestirlo in un altro tagliando, che però questa volta non è vincente. In un caso come questo, i contatori dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli segneranno 2 euro come raccolta (il costo dei due biglietti), 1 euro come spesa (la somma effettivamente uscita dal portafogli del giocatore) e 1 euro di vincita (per quanto sia stata reinvestita)”.
 
Fatta questa precisazione, viene pubblicata una mappa che mostra la distribuzione della raccolta a livello comunale (dal dataset mancano tra i 500 e i 600 comuni, molti dei quali si trovano in Sardegna).
 
 ImmagineSole raccolta2017

Da una parte, dunque, si guarda la raccolta pro capite nel primo semestre del 2017, ovvero tutti i soldi puntati dagli italiani in tutti i giochi gestiti dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e forniti a InfoData24 dallo stesso ente. Dall’altra l’imponibile Irpef pro capite che emerge dalle dichiarazioni 2017, riferite ovviamente ai redditi 2016 (disponibili, questi ultimi dati, in formato open sul sito del Mef). L’idea è quella di incrociarli su una mappa, così da individuare le zone in cui si gioca tanto ma si guadagna poco. Ovvero nelle quali coesistono imponibili inferiori alla media nazionale e raccolta dai giochi d’azzardo superiore.
I territori colorati in azzurro sono quelli in cui la raccolta è inferiore alla media nazionale, pari a 610,3 euro pro capite. Quelli dipinti di arancione sono invece i comuni in cui è superiore. Come si può notare osservando la mappa, i comuni in cui la raccolta pro capite supera la media nazionale sono distribuiti un po’ in tutto il Paese. Probabilmente con una concentrazione minore nel Mezzogiorno. La riviera adriatica dal Veneto alle Marche sembra essere l’unica zona in cui si assiste ad una dimensione del fenomeno maggiore di quella nazionale. Fin qui la raccolta. Ma le vincite? Se si prova a mettere questo dato sulla mappa, non si nota una grande differenza rispetto alla precedente.
 
VINCITA PRO CAPITE A 486,61 EURO - La differenza principale sta nella vincita pro capite, pari a 486,61 euro. Il che significa che, per ogni euro puntato, si vincono 76 centesimi. È bene qui precisare che se per alcuni giochi, come le macchinette, la legge fissa una quota percentuale dell’incasso che deve essere redistribuita, per giochi come le scommesse questa proporzione è impossibile da stabilire con una norma. Se invece di utilizzare due mappe si posizionano i valori di raccolta e vincite pro capite su un piano cartesiano, si osserva una correlazione positiva tra i due elementi:
 graficoSole raccolta2017
LE CONCLUSIONI - “Come si era visto analizzando esclusivamente la raccolta pro capite, non c’è una zona del Paese in cui si concentri in particolar modo la correlazione tra redditi bassi e raccolta alta – scrive il Quotidiano - Ovvero i comuni il cui territorio è colorato di nero sulla mappa. Mentre si può notare una concentrazione più significativa nel Lazio, in Campania e in Abruzzo. E, in misura minore, in Calabria e nel sud della Puglia. Occorre, però, prestare attenzione anche alle tonalità di blu. La più scura è quella che affianca ad una raccolta alta un reddito intorno alla media. E sono diversi i comuni sparsi per la penisola in questa situazione. Mentre l’azzurro che colora la città di Roma e molte realtà della Lombardia è quella che vede una raccolta alta ed un reddito alto. Ovvero zone in cui si gioca molto ma nelle quali c’è anche il reddito per poterselo permettere. Ovviamente, parliamo di statistiche: sul piano dei singoli il discorso è più complesso. Ma chiaramente non può emergere da questi dati”. E' infatti più che evidente che il gioco con vincita in denaro annovera tra le proprie “virtù” - ragionando in logica Keynesiana – quella di invitare i cittadini a una sorta di “tassazione spontanea”, attraverso la quale è possibile rimettere in circolo (anche) i capitali sommersi (ancora decisamente ingenti, in Italia). Vale a dire, quei miliardi di “risparmi” o disponibilità che derivano da un “nero” di cui non tengono conto la statistiche sui redditi, mentre invece possono registrare quelle della raccolta dei giochi. Al tempo stesso, tuttavia, a sfuggire a qualunque analisi sono  invece i denari spesi nei giochi illegali al di fuori del circuito dello Stato. E, quindi, senza alcun tipo di controllo.
Al di là delle statistiche, tuttavia, la vera buona notizia è che – finalmente – si registra qualche tentativo, almeno iniziale, nel provare a studiare il fenomeno del gioco, invece di continuare a eseguire analisi spicciole e non statistiche, che finiscono comunque col condizionare l'opinione pubblico o, peggio ancora, quella del legislatore.

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