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Spallone (Casmef - Luiss): 'Gioco, spesa in calo nel 2017'

10 luglio 2018 - 14:06

Marco Spallone (Casmef - Luiss Guido Carli) evidenzia i numeri del gioco nel 2017: spesa in lieve calo.

Scritto da Ac
Spallone (Casmef - Luiss): 'Gioco, spesa in calo nel 2017'

 

Roma - "Nel 2017, la spesa dei giocatori si è attestata intorno ai 18,5 miliardi di euro, generando entrate erariali per circa 9,5 miliardi di euro, con una lieve flessione rispetto al 2016 (almeno stando alle stime più diffuse e in mancanza dei dati ufficiali di solito forniti all’inizio dell’anno successivo dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli). L’apparente aumento dei volumi di gioco sperimentato in Italia negli ultimi anni è dovuto principalmente all’evoluzione del payout, ovvero alle maggiori vincite dei giocatori. Se è vero che la liberalizzazione ha permesso la riemersione di volumi di gioco prima appannaggio del circuito illegale e che l’introduzione degli apparecchi da intrattenimento e delle scommesse sportive (sia off che online) ha stimolato la domanda dei consumatori, è altrettanto vero che tale domanda è stata incanalata nell’ambito del gioco legale e che la spesa sostenuta dai giocatori non ha registrato aumenti sostanziali".

Lo evidenzia Marco Spallone (Casmef - Luiss Guido Carli), nel relazionare, nell'ambito dell'assemblea pubblico di Sistema Gioco Italia, sul mercato dei giochi in Italia: evoluzione storica e prospettive. Spallone evidenzia come "nonostante i numeri robusti, nell’ultimo quinquennio il comparto abbia cominciato a mostrare i segni tipici della maturità, ovvero una spesa dei giocatori costante (e non più in continuo aumento) e margini per la filiera in diminuzione. La riduzione dei margini è per lo più ascrivibile ad una pressione fiscale in costante aumento e più elevata rispetto a quella degli altri grandi paesi europei. In aggiunta alla riduzione dei margini, nell’ultimo biennio si è palesata una grande incertezza circa la redditività degli investimenti futuri a causa dell’azione restrittiva posta in essere dalle autorità locali. Proprio l’eterogeneità delle restrizioni all’offerta imposte dalle autorità locali ha reso complessivamente ambiguo il contesto economico di riferimento, scoraggiando gli investitori nazionali ed internazionali, che vedono nella certezza delle regole una condizione imprescindibile per lo sviluppo economico".
 
IL DETTAGLIO DEI DATI - Scendendo nel dettaglio, il professore analizza: "la spesa sostenuta dai giocatori è rimasta stabile, nonostante il mercato dei giochi abbia generato una raccolta crescente nell’ultimo quinquennio, passando da circa 88 a 100 miliardi di euro. È, infatti, proprio la spesa, ovvero la differenza tra le somme giocate e quelle vinte, che misura il potenziale di mercato che deve remunerare la filiera e l’erario: essa, pur fluttuando a causa di eventi contingenti, si è attestata intorno ad una media di circa 18 miliardi di euro, con una varianza non significativa dal punto di vista statistico. Allo stesso tempo, la ripartizione della spesa ha subito una profonda trasformazione in favore dell’erario e a (scapito) della filiera. In particolare, se nel 2012 il 56,1 percento della spesa rappresentava il margine a disposizione della filiera, nel 2017 tale percentuale si è ridotta al 48,3 percento, con una variazione negativa del 13,8 percento, passando da 10,3 a 8,9 miliardi di euro. Contemporaneamente, la quota di spesa per l’erario è passata dal 43,9 percento al 51,7, con un incremento del 17,6 percento, passando da 8 a 9,5 miliardi di euro.
Il mercato dei giochi, seppure composto di numerosi comparti tra loro molto diversi, rappresenta un settore abbastanza omogeneo, quantomeno nelle sue tendenze di fondo. Anche il più innovativo comparto, quello dei giochi online, presenta andamenti simili a quelli del mercato aggregato: infatti, dal 2014 al 2017 ad un aumento della raccolta ancora molto accentuato (84 percento) ha fatto seguito un aumento della spesa di molto inferiore (27 percento) e la ripartizione della spesa ha subito una profonda trasformazione in favore dell’erario e a danno della filiera. In particolare, se nel 2014 l’84,3 percento della spesa rappresentava il margine a disposizione della filiera, nel 2016 tale percentuale si è ridotta all’81,6 percento, con una variazione negativa superiore al 3 percento; inoltre, a differenza del mercato aggregato, la stima per il 2017 è quella di un’ulteriore intensa riduzione dei margini, a fronte di un incremento della quota di spesa destinata all’erario, che dal 2014 al 2017 dovrebbe aumentare del 44,5 percento (dal 15,7 percento al 22,8 percento), passando da 172 mln a 315 milioni di euro".
Inoltre, "anche il comparto degli apparecchi (Awp e Vlt), che rappresenta quasi il 50 percento del mercato dei giochi, in linea con gli andamenti generali presenta i tratti tipici della maturità, con raccolta e spesa sostanzialmente stabili dal 2014.Tale maturità dovrebbe disinnescare la preoccupazione espressa dalle autorità locali su una possibile evoluzione esplosiva del fenomeno e scoraggiare le corrispondenti misure restrittive dell’offerta, ma gli orientamenti politici appaiono essere di segno opposto, nonostante sia stato proprio il comparto degli apparecchi ad aver subito negli ultimi anni l’aumento più intenso della pressione fiscale e la conseguente contrazione dei margini: il margine è passato dal 51,6 percento della spesa nel 2014 al 41,8 percento nel 2017 (meno 19 percento) e la contribuzione erariale nello stesso intervallo temporale è salita dal 48,4 percento al 58,2 percento (più 20,3 percento). In particolare, il margine è passato da 4,6 a 4,3 miliardi di euro".
 
IL CONFRONTO INTERNAZIONALE - Le entrate fiscali generate dal comparto dei giochi in Italia sono superiori a quelle generate negli altri Paesi Europei, con un gettito mediamente più che doppio rispetto a Francia e Regno Unito, e quasi quattro volte quello di Spagna e Germania (Fonte: UPB). La differenza di gettito non è dovuta esclusivamente alla maggiore spesa dei giocatori italiani: nel Regno Unito, per esempio, la spesa pro capite è addirittura superiore a quella che si registra in Italia. Effettuare un confronto internazionale è una missione complessa a causa delle diverse regolamentazioni fiscali (basi imponibili, aliquote variabili, …), rese ancora più variegate dalle competenze attribuite alle autonomie locali, soprattutto in Germania e Spagna.
Tuttavia, con opportuni aggiustamenti relativi alle basi imponibili (e alle corrispondenti aliquote) è stato possibile effettuare un confronto internazionale, che restituisce una fotografia chiara: la tassazione in Italia è la più alta (di gran lunga) nel comparto apparecchi ed è in linea con quella europea nel comparto delle scommesse online. Anche in relazione alle altre tipologie di gioco, nonostante le difficoltà evidenziate per un eventuale confronto, la pressione fiscale in Italia si colloca sempre su livelli alti relativamente agli altri grandi paesi europei".
 
I PROVVEDIMENTI RESTRITTIVI DELLE AUTORITÀ LOCALI - Spallone si sofferma che sui "provvedimenti restrittivi dell’offerta di gioco (distanziometri e limiti agli orari di apertura delle sale) da molte autorità locali per fare fronte ai costi sociali (al momento impossibili da calcolare) imposti dal gioco. Tali provvedimenti hanno interessato le principali città Italiane (Roma, Milano, Torino, …). Mentre negli altri Paesi Europei i distanziometri sono a tutela dei concessionari, i provvedimenti delle autorità locali italiane sono spesso stati impugnati perché troppo restrittivi e, in quanto tali, lesivi della libertà di impresa. Se da un punto di vista sociale è dubbia l’efficacia dei provvedimenti nel contrasto alla ludopatia, da un punto di vista economico sono certi gli effetti in termini di contrazione dei volumi di gioco, stabilità delle entrate erariali, sostenibilità economica della filiera e difesa dei livelli occupazionali. Ancora più grave dal punto di vista aziendale è l’incertezza generata dalla disomogeneità dei provvedimenti. Per esempio, la definizione dei luoghi sensibili è variabile, così come la distanza ritenuta di sicurezza dai suddetti luoghi".
 
GLI SCENARI DEL GIOCO - In conclusione, Spallone sottolinea che "il settore dei giochi ha sofferto nell’ultimo quinquennio di un progressivo inasprimento fiscale, che ha condotto ad una rilevante riduzione dei margini della filiera. Tale inasprimento ha condotto il settore su livelli di tassazione più elevati rispetto a quelli in vigore in altri Paesi Europei. Nel lungo periodo l’estrema competitività del comparto impedisce agli operatori di reagire agli
inasprimenti fiscali con una riduzione proporzionale delle vincite concesse ai giocatori: infatti, payout più bassi finirebbero col determinare una migrazione al gioco illegale oltre che una minore spesa (e, quindi, minori ricavi), aggravando oltremodo le conseguenze degli inasprimenti fiscali.
Il settore è maturo e ulteriori aumenti dei prelievi fiscali sarebbero da soli in grado di metterne a rischio la sostenibilità economica. Il quadro generale è ancora più preoccupante se si considera la grande incertezza che caratterizza gli scenari futuri a causa dei molteplici e variegati provvedimenti
restrittivi messi in campo dalle autorità locali.
I margini ridotti dal fisco e la remunerazione degli investimenti resa incerta da una regolamentazione territoriale disorganica rappresentano una combinazione pericolosa per il futuro. Oltre a scoraggiare ulteriori aumenti della tassazione, si rende necessario, quindi, trovare una soluzione che permetta ai territori di fare fronte ai costi sociali del gioco senza che se ne consideri quasi obbligatoria l’espulsione".

 

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