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Di Maio: 'Lamentele disoneste su gioco: un anno per adeguarsi'

18 luglio 2018 - 15:08

Il ministro Di Maio ritiene disonesto lamentarsi del divieto di pubblicità di gioco, visto che c'è un anno di tempo per adeguarsi.

Scritto da Amr
Di Maio: 'Lamentele disoneste su gioco: un anno per adeguarsi'

Con il decreto Dignità "abbiamo stabilito il principio che è vietato ogni tipo di pubblicità del gioco. Poi ci sono state lamentale da chi afferma di aver sottoscritto contratti milionari e dall'oggi al domani è arrivato il decreto Dignità, ma è disonesto dirlo, visto che abbiamo previsto un periodo transitorio di un anno, che per me potrebbe essere anche minore, per adeguarsi". Lo afferma il ministro del Lavoro Luigi Di Maio, nella sua audizione da parte delle commissioni Lavoro e Finanze della Camera. "Quel che è chiaro - aggiunge - è che ora che il decreto è legge non si possono più fare nuovi contratti e mi ha fatto piacere il fatto che ieri (17 luglio) Google abbia avvisato del divieto di fare pubblicità del gioco".

Di diverso avviso Romina Mura, del Pd, che intervenuta nel dibattito ha affermato: "Il decreto Dignità sembra l’ennesimo spot elettorale. Perché concentrarsi sul divieto di pubblicità e non prevedere maggiori risorse ai comuni per contrastare la ludopatia? Siamo d’accordo sulla lotta alla ludopatia ma bisogna distinguere tra il gioco d’azzardo e il gioco di abilità, altrimenti si rischia di fare una caccia alle streghe”.

 

Sul tema interviene anche la capogruppo Pd Silvia Fregolent. “Anche sul tema dei giochi, Il decreto Di Maio rischia di essere totalmente inefficace e di non affrontare concretamente il problema della ludopatia. Infatti non interviene in nessun modo né sulla diminuzione delle slot né su come premiare le regioni e i comuni che hanno fatto norme contro le slot. Aumenta il costo delle giocate (si fa fa cassa sui giocatori) e, come è scritto nero su bianco nella relazione tecnica al decreto, si rischia di far aumentare il gioco illegale. Gli annunci e la propaganda strombazzata non sono seguiti, ancora una volta, da norme in grado di fare concretamente i conti con la realtà”.

 

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