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Comm. Giustizia: 'Decreto Dignità, clausole gioco da riconsiderare'

19 luglio 2018 - 10:39

La commissione Giustizia della Camera esprime il suo parere sul decreto Dignità, con un'osservazione sul gioco, i lavori delle altre in sede consultiva.

Scritto da Anna Maria Rengo
Comm. Giustizia: 'Decreto Dignità, clausole gioco da riconsiderare'

"Valutino le Commissioni di merito l'opportunità di riconsiderare, all'articolo 9, comma 1, la clausola di salvezza delle restrizioni in materia di pubblicità (del gioco Ndr) previste dalla normativa vigente, in quanto incompatibile con il divieto generale introdotto dallo stesso decreto-legge". Questa l'osservazione espressa dalla commissione Giustizia della Camera, nell'esprimere il suo parere favorevole, per la parti di sua competenza, sul decreto Dignità, che all'articolo 9, appunto, vieta totalmente la pubblicità del gioco, fatte salve le disposizioni già previste dalla legge di Bilancio per il 2016.

La commissione considera, in premessa, che "all'articolo 9, comma 1, facendosi salve le restrizioni già vigenti, è previsto: il divieto di qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse, comunque effettuata e su qualunque mezzo; per i contratti di pubblicità in corso al 14 luglio 2018, è prevista l'applicazione della normativa previgente, fino alla loro scadenza, e comunque per non oltre un anno dalla medesima data; a partire dal 1o gennaio 2019, l'estensione del divieto di pubblicizzare giochi e scommesse anche alle sponsorizzazioni" e che "la clausola di salvezza delle restrizioni in materia di pubblicità previste dalla normativa vigente, sembrerebbe presupporre la liceità del messaggio pubblicitario di giochi e scommesse, incompatibile invece con il divieto generale introdotto dallo stesso decreto-legge".

 LA COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI - Anche la relatrice in commissione Affari Costituzionali, Federica Dieni (M5S), ritiene che "quanto alla formulazione del comma 1, si potrebbe valutare l’opportunità di riconsiderare la clausola di salvezza della normativa vigente (con particolare riferimento ai commi 938 e 939 dell’articolo 1 della legge n. 208 del 2015, le quali vietano specifiche modalità di pubblicità di giochi e scommesse) atteso che il medesimo comma 1 introduce un generale divieto di qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta e comunque effettuata su qualunque mezzo".
 

LA COMMISSIONE BILANCIO - Il relatore Giuseppe Buompane sottolinea, con riferimento all’incremento del Preu, che "le stime appaiono coerenti con i dati e le ipotesi di base, in linea, a loro volta, con gli elementi forniti in precedenti relazioni tecniche riferite a fattispecie analoghe. Andrebbero comunque chiarite le ragioni per le quali i relativi introiti siano qualificati dal prospetto riepilogativo come entrate extratributarie piuttosto che tributarie (secondo quanto riportato in recenti relazioni tecniche e in conformità con la classificazione nel bilancio dello Stato) e andrebbe acquisita conferma del fatto che la relazione tecnica – come sembra desumersi dai procedimenti di calcolo seguiti – assuma, per le macchinette Vlt, che la riduzione della raccolta prevista nel 2019 non abbia effetto nel primo quadrimestre".

LA COMMISSIONE CULTURA - La deputata Anna Ascani (Pd) valuta in modo negativo il provvedimento in esame e quanto alle disposizioni in materia di gioco d’azzardo, ricorda che "il precedente Governo è già intervenuto con misure di contrasto della ludopatia e contro la pubblicità dei giochi: meglio sarebbe stato, allora, disciplinare i punti-vendita del gioco d’azzardo", preannuncianddo "la presentazione di emendamenti nelle Commissioni di merito su questi punti.

LA COMMISSIONE TRASPORTI - La deputata Deborah Bergamini (Fi) evidenzia come, a suo giudizio, il Governo, che si definisce Governo per il cambiamento, avrebbe dovuto più opportunamente introdurre misure volte a vietare la pratica del gioco d’azzardo invece che limitarsi ad introdurre, il divieto di qualsiasi forma di pubblicità relativa a giochi e scommesse. Si chiede se tale limitato intervento non sia da attribuire anche alla circostanza che le entrate per il bilancio dello Stato derivanti da giochi e scommesse sono pari a circa 10 miliardi di euro.

Sottolinea che il divieto di pubblicità "determina una maggiore diffusione del gioco illecito, a scapito di quello lecito, come provato da numerosi studi. Anche per questo motivo, il divieto non è previsto nell’ordinamento di nessun Paese europeo". Evidenzia inoltre che "la previsione del divieto di pubblicità danneggia i tifosi ed il mondo del calcio, in quanto le società calcistiche, secondo i dati forniti dalla Lega calcio, realizzano guadagni per un importo pari a 700 milioni di euro". Ritiene che "il Governo dovrebbe preoccuparsi di orientare gli utenti all’uso delle piattaforme lecite e non verso il mercato nero", ricordando altresì che "il settore delle slot machines, pur in assenza di pubblicità, supera la percentuale del 50 percento del mercato del gioco" e sottolinea infine come "sia necessario un intervento normativo organico che miri concretamente a contrastare il fenomeno della ludopatia, convocando un tavolo di confronto con tutti gli operatori del settore".

Luciano Pizzetti (Pd) ritiene che il divieto di pubblicità del gioco d’azzardo e delle scommesse possa in realtà alimentare lo sviluppo del mercato illegale e il fenomeno del riciclaggio del denaro. Ritiene inoltre che sia opportuna una politica di contrasto organico e non l’adozione di misure spot.

LA COMMISSIONE AFFARI SOCIALI - Massimo Enrico Baroni (M5S), relatore, rileva che "occorre valutare l’opportunità di riconsiderare la clausola di salvezza della normativa vigente a fronte dell’introduzione di un generale divieto di qualsiasi forma di pubblicità. La normativa vigente, che il decreto-legge fa espressamente salva, infatti, nel presupporre la liceità del messaggio pubblicitario di giochi e scommesse, non sembrerebbe compatibile con il divieto generale introdotto dal decreto-legge".

Giuditta Pini (Pd), nel dichiarare di avere ascoltato con attenzione la relazione svolta dal deputato Baroni, giudica positiva l’introduzione del divieto di pubblicità per il gioco d’azzardo, seppure all’interno di un provvedimento che tratta temi differenti. Il divieto appare in continuità con disposizioni di carattere parziale adottate nel corso della passata legislatura. Ricordando in ogni caso che le limitazioni previste possono incidere soltanto su una parte del gioco d’azzardo praticato nel nostro Paese, invita il Governo a sostenere l’accordo raggiunto in sede di Conferenza Stato-regioni, anche al fine di completare il processo di riduzione del numero di sale da gioco avviato negli anni passati.

 Carlo Fidanza (FdI) osserva come "a fronte del titolo altisonante recato dall’articolo 9 in realtà la misura del divieto di pubblicità del gioco rappresenti un intervento assai riduttivo e penalizzante soprattutto per le società sportive" e ritiene che "dovrebbero prevedersi anche altre misure volte a contrastare il fenomeno della ludopatia, quali l’introduzione della tessera di riconoscimento per tutti gli utenti e il rispetto di distanze minime per l’ubicazione delle sale da gioco".

Vincenza Bruno Bossio (Pd) nel concordare con le osservazioni svolte dai colleghi Bergamini e Pizzetti, ricorda che, sul tema della ludopatia e del ruolo delle associazioni mafiose in tale fenomeno, nella precedente legislatura si è svolta una discussione molto articolata,

Davide Gariglio (Pd) giudica le norme in esame dell’articolo 9 non all’altezza delle misure annunciate dal Governo 'del cambiamento' che "si limita, in questo provvedimento ad introdurre il divieto di pubblicità". Segnala che "in realtà sarebbe auspicabile un intervento normativo ben più drastico sull’esempio di quanto operato dalla regione Piemonte, che ha introdotto limiti e distanze assai restrittive, che hanno causato la chiusura di oltre il 90 per cento dei locali adibiti al gioco d’azzardo".
Roberto Rosso (Fi) evidenzia come "il provvedimento in esame presenti elementi di contraddizione per il contrasto al fenomeno della ludopatia".

Secondo Maria Teresa Bellucci (FdI) ritiene sbagliata la scelta di escludere dal divieto alcune forme di gioco d’azzardo e preannuncia pertanto la presentazione di specifici emendamenti.

Vito De Filippo, (Pd), riconoscendo che, sia pure in presenza di un fenomeno complesso, nella passata maggioranza in alcune occasioni non si è avuto il coraggio necessario per compiere fino in fondo determinate scelte, esprime il timore che il divieto introdotto rappresenti in concreto sostanzialmente "uno spot in grado di stimolare numerosi 'like' senza incidere in maniera effettiva sul fenomeno della dipendenza". Ricorda, infatti, che "tale divieto di fatto non è applicabile al gioco online, che attualmente rappresenta la forma più pericolosa di dipendenza".

Secondo Elena Carnevali (Pd) "la scelta di inserire misure di contrasto all’azzardo patologico all’interno di un provvedimento di urgenza avrebbe dovuto portare all’adozione di misure più ampie del semplice divieto di pubblicità", ricordando che "il precedente Governo aveva già avviato un percorso per la drastica riduzione degli apparecchi di gioco".

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