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Mirabelli: 'Gioco, più qualità e meno offerta'

25 luglio 2018 - 11:04

Il senatore del Pd Franco Mirabelli e la deputata Chiara Braga presentano Ddl ed emendamenti al decreto Dignità sul gioco.

Scritto da Anna Maria Rengo
Mirabelli: 'Gioco, più qualità e meno offerta'

"Al settore del gioco serve un riordino che dia certezza a tutti". Lo afferma il senatore del Pd Franco Mirabelli, nel presentare il suo disegno di legge sulla materia, in compagnia della deputata Chiara Braga, che interviene invece sui lavori alla Camera sul decreto Dignità e sugli emendamenti presentati (e in larga misura respinti) all'articolo 9 sul gioco.

"Il nostro obiettivo - spiega Mirabelli - è ridurre la domande e l'offerta di gioco. Certo, si deve intervenire sulle pubblicità e sulle regole, così da garantire una maggiorre qualità dell'offerta di gioco, ma si devono anche ridurre i volumi e i punti di vendita del gioco".

Mirabelli ritiene che "nella corsa legislatura si sia fatto lavoro importante ma parziale sul gioco: la legge finanziaria 2016 ha previsto una regolamentazione stringente sulla pubblicità e si è scelto di ridurre del 30 percento la presenza delle Awp nei locali che non si occupano di gioco, oltre che di migliorare l'offerta, prevedendo la trasformazione delle Awp in Awpr, con accesso da remoto. Dopo quel provvedimento abbiamo lavorato, il primis il sottosegretario Pier Paolo Baretta, per provare a costruire una legge di riordino necessaria anche a risolvere i conflitti che spesso ci sono stati tra concessionari e regioni ed enti locali. Questo ha prodotto un lavoro importante che è alla base del disegno di legge e che è stato costruito con l'apporto di regioni, enti pubblici, in continua collaborazione e consultazione con gli operatori e recependo anche delle proposte della campagna Mettiamoci in gioco. Questo disegno di legge cerca di raccogliere questa eredità, di tradurla in un testo che fissa come obiettivi la tutela della salute, il contrasto all'illegalità e al riciclaggio, l'innalzamento della qualità dell'offerta di gioco".

Scendendo nel dettaglio dei punti più rilevanti del disegno di legge, Mirabelli spiega: "Sul tema del rapporto tra Stato regioni ed enti locali, la scelta che facciamo è di confermare la riserva statale nella concessione del gioco pubblico, ma prevedendo che il quadro normativo sia adottato sentite le regioni e gli enti locali. Restano ferme le rispettive attribuzioni normative e regolamentari dei diversi soggeti, ma si sceglie di operare sul principio della leale collaborazione con intese e accordi. All'articolo 13 c'è una riflessione sulla distribuzione delle sale gioco e dei punti di gioco, su questo lì'idea è di costruire un'intesa con le Regioni che, tenuto conto degli indicatori della criminalità e di altri parametri, stabiliscano quali sono le quote, la dimensione della presenza di punti gioco su quei territori. Poi le regioni e gli enti locali, con i loro strumenti urbanistici, faranno le scelte, rispettado tali quote ed evitando concentrazioni. Viene inoltre prevista la possibilità di intervenire con fasce orarie, ma garantendo 6 ore minime di funzionamento".

Secondo punto da sottolineare è "la diminuzione dei punti di gioco: recuperiamo la proposta, contenuta nell'intesa che era stata raggiunta in Conferenza unificata, di un drastico ridimensionamento quantitativo dei punti gioco, prevedendo dal 1° gennaio 2020 una riduzione da 98 a 55 mila dei punti gioco intesi sia come sale goco e che presenza di Awpr, e il dimezzamento delle sale Vlt.
Crediamosia giusto diminuire la presenza territoriale delle sale gioco, stabilendo in maniera più cogente le norme che devono rispettare le sale gioco e i locali che non hanno funzione prioritaria di distribuzione di gioco, quando installano le Awpr".
Terzo punto su cui Mirabelli punta l'attenzione "e sul quale più abbiamo lavorato, è il tema della qualità dell'offerta. Nell'articolo 18 stabiliamo il principio selettivo e l'identificazione di chi gioca, specie con Vlt e Awp, quindi prevediamo l'utilizzo di tessera sanitaria, della carta di identità, e c'è anche l'ipotesi di un codice personale fornito da gestore dietro presentazione del documento. Prevediamo sistemi di videosorveglianza, la formazione degli addetti, peraltro già considerata una proiprietà, la completa tracciabilità di tutto il denaro che entra ed esce in materia di vincite".
Viene inoltre affrontata la questione della "qualità necessaria per avere l'abilitazione nei punti gioco. L'idea è di stabilire che servono interventi tecnologici per contrastare l'azzardo patologico, specie strumenti di autolimitazione del tempo e della spesa, messaggio autonomatici che segnalano la durata, e la diminuzione di importi minimi".
Ancora, "quarto punto è la legalità e l'antiriciclaggio in particolare, prevedendo che i concessionari rispondano di tutte le obbligazioni convenzionali, anche riferite a soggetti operanti nella propria filiera". Si prevede inoltre il coinvolgimento delle polizie locali nel contrasto all'illegalità "consentendo la possibilità a essedi fare sanzioni, la metà dei cui proventi andrà ai comuni".
Mirabelli evidenzia: "Si tratta di un Ddl di 103 articoli e lo presentiamo in concomitanza con i lavori della Camera sul decreto Dignità. A tale proposito, abbiamo già detto che siamo d'accordo con la proibizione della pubblicità del gioco, in quanto c'è stato un evidente avuso. Ma vorremmo che non fosse una norma manifesto e che rispondesse concretamento alla funzione che gli si attribuisce. A tale proposito, le sanzioni in caso di inosservanza appaiono più una tariffa che una sanzione, visto che è pari al 5 percento della sponsorizzazione, e inoltre non si capisce se la si debba pagare in solido. Questo decreto Dignità poteva essere utilizzato meglio, inoltre il governo deve prendere posizione su un tema: deve mettere in conto che a fronte della riduzione della domanda e dell'offerta si devono ridurre anche le entrate dal gioco Se si toglie la pubblicità e poi il costo di questa proibizione lo si da pagare al gioco aumentando il Preu, significa che non si è entrati in questa logica".
 
 
Sul tema interviene la deputata Pd Chiara Braga, che ha presentato diversi emendamenti sul gioco al decreto Dignità: "Il Pd è pronto a dare corso a una proposta che è frutto della condivisione dei risultati ottenuti negli anni passati. Nelle commissioni abbiamo cercato di avanzare delle proposte migliorative, condividendo le ifnalità ma non perdendo occasione per dare più efficacia al contrasto alla ludopatia e anche per evitare qualche problema in caso di applicazione.
A noi le norme manifesto non interessano, ci siamo concentrati sui contenuti del comma 2, andando a proporre un innalzamento della sanzione amministrativa in caso di violazione, ma anche per chiarire alcuni punti ambigui, specie la formulazione che prevede l'apllicazione di una sanzione amministrativa a carico del committente che non chiarisce in maniera adeguata se debba essere pagata in solido o no. La preoccupazione è che una imprecisione possa diventare l'appiglio per un ricorso. Sarebbe utile che nell'iter di conversione si chiarisse l'intenzione del governo. Altro elemento su cui abbiamo insistito riguarda l'articolazione delle sanzioni, prevedendo in caso di reiterata violazione la revoca dell'autorizzazione. Questo punto, oltre a rispondere a un criterio di proporzionalità della sanzione, è anche un elemento di verità se si vuole effettivamente contrastare la pubblicità. La formulazione da noi proposta introduce un elemento di maggiore severità, altrimenti il dubbio legittimo è che in realtà si dica da un lato che si vuole contrastare la pubblicità, dall'altro si introduce meccanismo che serve a far cassa. Abbiamo registrato una chiusura totale in commissione, lo ripresenteremo anche per l'aula anche perché non abbiamo capito le ragioni della contrarietà. Ultimo emendamento a cui vorrei fare riferimento è quello sul tenttivo di rompere il  meccanismo vizioso che c'è tra minori entrate e finanziamento dal gioco. L'aumento del Preu è un elemento contradditorio, sarebbe più ragionevole e utile che si desse messaggio coerente sulla riduzione delle entrate. Non c'è stata possibilità di discutere in commissione, lo faremo in aula".

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