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Legge gioco Piemonte, operatori: 'Riprendere dialogo, prevenire non proibire'

18 maggio 2019 - 08:42

I rappresentanti degli operatori del gioco chiedono alla futura Giunta del Piemonte di riprendere il dialogo sulla legge regionale sul gioco.

Scritto da Fm
Legge gioco Piemonte, operatori: 'Riprendere dialogo, prevenire non proibire'


Dopo la "puntata" dedicata alle posizioni dei candidati alla carica di governatore Sergio Chiamparino e Alberto Cirio, prosegue lo speciale di Gioco News dedicato alla legge sul gioco del Piemonte (pubblicato nella rivista cartacea di maggio e consultabile a questo link).
È la volta delle associazioni degli operatori del settore, con i commenti dei rappresentanti di Sapar, As.Tro, AssoSicon, Federbingo e Ascob.


"Dopo aver combattuto a lungo per spiegare al consiglio regionale e al presidente della regione Piemonte, Sergio Chiamparino, (che, ricordo, è uno dei firmatari dell'accordo Stato Regioni in Conferenza unificata del settembre 2017) le nostre ragioni e i danni che una legge cosi poteva fare al tessuto imprenditoriale sano del territorio, ora si vedranno gli effetti più drammatici", puntualizza Alessia Milesi, rappresentante per l'associazione Sapar in Piemonte.


"Confido che i nostri imprenditori sappiano reinventarsi e non soccombano, e come loro i migliaia di dipendenti che presto si troveranno senza reddito.
Credo inoltre molto probabile che anche i nostri consiglieri regionali debbano prepararsi a reinventarsi perché, una cosa è certa, i danni procurati al nostro comparto, attraverso una mancanza completa di volontà di capire un settore complesso e di interpretazione reale dei suoi numeri, non verranno scordati dagli elettori piemontesi sia che essi siano gestori, esercenti, dipendenti, né dalle loro famiglie".
 

Sullo stesso fronte attende sviluppi Luciano Rossi, consigliere As.Tro per il Piemonte, che fornisce anche le stime delle ricadute occupazionali sul settore, secondo le segnalazioni arrivate all'associazione, e quindi parziali. "Sono state censite 680 sale di varia tipologia con apparecchi, ma non è facile quantificare né il numero di quelle che dovranno chiudere, considerato che quasi tutte sono ubicate a una distanza dai luoghi sensibili inferiore a quella prescritta dalla legge regionale, né quello degli addetti che perderanno il lavoro, ma le stime parlano di circa 900 persone".
Rossi poi fa i conti con i numeri diffusi dalla Regione Piemonte lo scorso novembre secondo i quali, dall’approvazione della legge 9/2016, "il volume del gioco legale si è ridotto di più di mezzo miliardo di euro, passando da un volume di 5,1 miliardi nel 2016 a una stima di 4,6 miliardi nel 2018, mentre le perdite dei giocatori si sono ridotte del 17 percento passando da 1,250 miliardi nel 2016 a una stima di 1,030 miliardi nel 2018".
Il consigliere sottolinea che nell'attesa della "pubblicazione di dati definitivi, si può dire con certezza che la spesa complessiva in Piemonte aveva iniziato a calare prima che il distanziometro venisse applicato.
Non abbiamo notizia di miglioramenti in termini di salute, non ci sono dati che dimostrino un calo del numero di persone affette da Gap nella regione. 
Di certo, abbiamo notizia di numerosi sequestri di apparecchiature illegali in tutto il territorio, dei quali la spesa non è conteggiata dai Monopoli di Stato.
Ci auguriamo che la prossima giunta regionale affronti il tema in maniera razionale e con intenti risolutivi, non a fini di mera propaganda politica.
Sono sempre più numerose le regioni che in vista delle applicazioni delle stesse norme hanno scelto di prorogare i termini di entrata in vigore in attesa di una norma nazionale che renda omogenee le stesse norme, com’era stato sancito in Conferenza unificata.
Tutelare l’occupazione dovrebbe essere una priorità della buona politica, al di là dei colori, specie in una regione come la nostra dov’è altissimo il tasso di disoccupazione giovanile".
 

Sul fronte delle agenzie di scommesse arriva il commento di Raffaele Palmieri, presidente di AssoSicon, sindacato delle concessionarie di betting. "Il numero di sale che dovranno chiudere e di addetti che resteranno senza lavoro sarà superiore al 50 percento della rete attuale".
Un "problema" che dovrà affrontare la prossima giunta regionale. "In campagna elettorale le promesse si sprecano, la cosa importante è che la politica prenda coscienza dell’impatto produttivo economico e soprattutto dei posti di lavoro che andranno persi in Piemonte.
Poi, a mio avviso, la politica è indirizzo ed ognuno si dovrebbe assumere le proprie responsabilità".
 
 
Fra le attività colpite dalla legge piemontese dal 20 maggio ci sono anche le sale bingo, che traggono gran parte del proprio fatturato proprio dagli apparecchi da gioco oggetto del distanziometro. "Chiaramente, tale limitazione avrà una ricaduta occupazionale e porterà molte sale ad una situazione di crisi. Le sale bingo, proprio per il modello che le caratterizza, non possono prescindere dall’essere multiprodotto", afferma Italo Marcotti, presidente di Federbingo."Il problema è politico, non esistono documenti che provino l’efficacia delle limitazioni alla raccolta per ridurre la dipendenza da gioco. Quando lo Stato non è in grado di contrastare le distorsioni sociali con la cultura si avventura nei divieti, i quali a volte sfociano nel proibizionismo.
Il paradosso è che la politica vieta o limita la raccolta di gioco legale, ne critica l’impianto regolatorio ma non può e non vuole prescindere dal gettito erariale che genera.
Non vedo alternative ad un riordino organico del modello di vendita che possa far tesoro dell’esperienza degli ultimi 20 anni di raccolta in concessione. Sistema Gioco Italia nel 2013 ha promosso un proprio modello di riordino che si basava sulla concentrazione, il contrasto alla dipendenza attraverso il principio dell’esclusione ed autoesclusione dal gioco, l’innalzamento dei requisiti e delle caratteristiche societarie richieste ai concessionari e molto altro. Purtroppo, i tempi non erano maturi e non siamo stati abbastanza coesi e capaci di farci ascoltare".
Un problema che si è riproposto anche a livello locale. "Ad ottobre 2018 abbiamo aperto un dialogo con il presidente Chiamparino ma purtroppo il grave problema reputazionale che affligge il settore ha reso impossibile una revisione o una sospensione della vigente normativa. I politici ragionano in funzione del consenso e purtroppo l’opinione pubblica non digerisce facilmente iniziative a favore del settore, anche se si tratta di interesse pubblico a contrasto delle illegalità.
Auspico che il settore possa trovare compattezza nelle rappresentanze. Sono portatore e sostenitore di un progetto, gli stati generali dal gioco, momento di coesione e sintesi per dare un forte segnale al mondo della politica italiana e all’informazione.
Abbiamo bisogno di smontare le fake news che hanno minato la nostra credibilità, rivendicando i nostri diritti come cittadini, imprenditori ed il ruolo di concessionari dello Stato".
 
 

Restando nello stesso comparto, a prendere posizione è anche Salvatore Barbieri, presidente di Ascob - Associazione dei concessionari sale bingo. "Ogni sala bingo ha una media di 60-70 dipendenti fra uscieri, baristi, addetti al gioco, e buona parte dei bilanci arriva dagli introiti di Awp e Vlt. Quindi, se oggi stiamo valutando solo la chiusura delle sale Awp in futuro potremmo valutare la chiusura totale delle sale".
In tema di politica, Barbieri si augura un intervento prima delle elezioni. "Se le aspettiamo, sarà tardi. Comunque vada a finire il voto, per la formazione della giunta ci vorranno due o tre mesi e le aziende non possono stare ferme così a lungo.
Mi auguro che il prossimo governo del Piemonte convochi un tavolo tecnico, ascolti gli operatori e si possa riprendere quanto detto dal Consiglio di Stato in materia di bandi, con l'auspicio di attuare l'accordo Stato-Regioni del 2017.
La Regione dovrebbe sottoscrivere l'intesa, perché una lista di luoghi sensibili troppo lunga porta all'espulsione del gioco legale dai territori, come dimostrato da quanto sta accadendo nella provincia di Bolzano, oltre che in Piemonte".
Il presidente di Ascob poi punta l'attenzione sul vero fine che dovrebbero avere le leggi sul gioco: la prevenzione del Gap. "La prevenzione, secondo me, in realtà non la vuole fare nessuno. Bisognerebbe ragionare sull'auto-esclusione dei giocatori patologici, puntare sulla formazione, sulla sensibilizzazione nelle scuole.
Le distanze non servono. Ci sono solo slogan sulle chiusure degli esercizi con offerta di gioco, ma molti politici non si rendono conto degli effetti reali; vediamo chi avrà il coraggio di dire ai lavoratori che gli hanno fatto perdere il posto. È assurdo, considerando che il governo nazionale promuove il reddito di cittadinanza e nel contempo si manda la gente a casa.
Non c'è nessuna statistica attendibile sul numero dei giocatori patologici, l'unica certezza sono i disoccupati che ci saranno dal 20 maggio in poi".
 

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