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Governo, Fiducia e poi Manovra: sarà da 35 miliardi, ecco come verrà finanziata

09 settembre 2019 - 07:34

Il Governo Conte 2 è già al lavoro sulla Manovra: tra contenimento della spesa corrente e lotta all'evasione, con qualche ricorso ai giochi.

Scritto da Ac
Governo, Fiducia e poi Manovra: sarà da 35 miliardi, ecco come verrà finanziata

 

Oggi, 9 settembre, è il giorno della verità per il neonato Governo Conte 2, atteso per il voto di fiducia alla Camera. Il nuovo Esecutivo sulla carta ha i numeri per incassare la fiducia superando la maggioranza assoluta di Camera (la soglia è fissata a 316 voti) e Senato (161), anche se per ottenere la fiducia è sufficiente la maggioranza semplice dei presenti.

A Palazzo Madama, come noto, la maggioranza è meno ampia, ed è qui che andrà in scena il primo vero test per il nascente esecutivo. Subito dopo il (doppio) voto di fiducia però, il premier Conte volerà a Bruxelles, dove c'è grande attesa per la possibile assegnazione a Paolo Gentiloni di un portafoglio di grande rilievo come quello degli affari economici (finora nelle mani del socialista francese Pierre Moscovici).

 

Poi, tornato in Italia, il premier dovrà nominare i 45 sottosegretari e vice ministri, per poi procedere spediti verso la definizione della legge di Bilancio, attorno alla quale i lavori sono in parte già iniziati da tempo. Sì, perché tra le tante sfide da affrontare per il neonato governo, quella principale è senza dubbio rappresentata dalla manovra economica, che parte da una base certa di 27 miliardi – necessari per disinnescare le clausole Iva e finanziare le spese indifferibili - e che potrà attestarsi attorno ai 32-35 miliardi per effetto delle misure espansive in cantiere (in primis il taglio del cuneo fiscale).
Il nodo centrale è quindi quello delle coperture, che dovranno essere individuate quanto prima. Anche se il nuovo Esecutivo potrà contare su un atteggiamento senz'altro benevolo dell'Europa – grazie soprattutto all'ingresso in Commissione di Paolo Gentiloni – nella messa a punto della Nota di aggiornamento al Def e nella presentazione della legge di Bilancio, sarà necessario convincere la nuova compagine europea dando certezze e non solo numeri e percentuali.
La flessibilità è dunque possibile, ma a fronte di impegni precisi nelle riforme, negli investimenti e nella riduzione del debito. Con il Governo che deve quindi individuare ulteriori denari per completare la manovra, attuando una vera e propria spending review. Magari diversa da quella precedente, ma comunque significativa. Eseguendo quella che gli esperti chiamano una “riqualificazione della spesa” individuando negli oltre 840 miliardi che la compongono quei settori in cui recuperare risorse e quelli al contrario (è il caso dell’istruzione e della ricerca) in cui gli stanziamenti andrebbero incrementati. La decisione di dove e come intervenire è tutta politica e ciò significa che Pd e M5S dovranno trovare una serie di intese strategiche per portare a compimento la manovra. Anche per questo fino ad oggi non è emerso nulla di concreto, nonostante siano stati prodotti abbondanti studi e proposte sia da parte della commissione presieduta da Vieri Ceriani che da quella guidata da Mauro Marè.
 
 
CONTRASTO ALL'EVASIONE – Di certo grande importanza ai fini della manovra, alla pari dell'intervento sulla spesa, sarà data all’individuazione di nuove entrate ottenute dalla lotta all’evasione fiscale. L’introduzione della fatturazione elettronica su tutte le transazioni (ad eccezione di quanti hanno aderito al regime di Iva agevolato) in vigore da quest’anno sta producendo interessanti risultati dal punto di vista del gettito. Che potrebbe trovare ulteriore slancio, generando nuove e ulteriori entrate, dal prossimo anno, quando è prevista l'introduzione della Lotteria dei corrispettivi, legata agli scontrini elettronici introdotti dalla scorsa estate. O, almeno, questo è quello che era stato previsto dal precedente governo e non è detto che quello attuale intenda confermare la linea. Di certo il nuovo Esecutivo intende puntare al massimo sulla semplificazione, per creare le condizioni per quella che i tecnici definiscono “tax compliance”, vale a dire all’adesione spontanea al pagamento delle imposte. L’auspicata riduzione del prelievo fiscale, a partire dal costo del lavoro, dovrà servire anche a rendere più equo il prelievo. Con la speranza degli addetti ai lavori del gioco pubblico che tale principio – usato più volte rispetto ai giochi anche in passato – possa essere utilizzato di nuovo anche nei confronti del comparto.
Difficile, in effetti, in questo momento, ipotizzare altri interventi sul mercato del gioco, già eccessivamente spremuto dalle precedenti manovre che hanno ridotto al minimo le marginalità. L'unico modo per tirar fuori nuove entrate potrebbe scaturire da riforme strutturali del settore: puntando quindi sulla revisione fiscale (per esempio, introducendo la tassazione sul cassetto anche per gli apparecchi) o sul riordino generale del settore che consentirebbe di sbloccare le gare per il rinnovo delle concessioni attraverso il superamento della Questione territoriale.
 
 
IL NODO DEI SOTTOSEGRETARI - Intanto, come anticipato, proseguono le trattative tra Pd e 5 Stelle sui sottosegretari, che proseguiranno fino a mercoledì 11 settembre, nel nervosismo generale, dopo che già la nomina dei ministri ha provocato ferite profonde nei rispettivi gruppi parlamentari tra esclusi e non coinvolti. Con il sottosegretario Vincenzo Spadafora (M5S) e il ministro Dario Franceschini (Pd), chiamati a svolgere il ruolo di mediatori, che nelle prossime ore dovranno arrivare a una quadratura del cerchio. Per poi arrivare giovedì, quando è previsto il prossimo Consiglio dei Ministri, alla ratifica formale degli incarichi.
Tra i nomi che si aggiungono nelle ultime ore nella partita dei sottosegretari, anche quello di Nicola Morra, senatore M5S e presidente dell’Antimafia, che potrebbe diventare sottosegretario al Viminale. Carla Ruocco, altra deputata M5S, e attuale presidente della Commissione finanze (dove esistono vari dossier relativi al gioco pubblico) sarebbe in corsa come sottosegretario al ministero per lo Sviluppo economico. Mentre l'altro "grillino" Giuseppe Brescia sarebbe in corsa per i Rapporti con il Parlamento.
 

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