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Giochi e politica: dal nuovo governo l'alba di un nuovo settore

01 ottobre 2019 - 10:00

Dopo i primi rumors tutt'altro che positivi sull'approccio del nuovo governo ai giochi, la Nota di aggiornamenti del Def propone nuovi scenari di riforma.

Scritto da Ac
Giochi e politica: dal nuovo governo l'alba di un nuovo settore

 

La riforma del gioco pubblico si farà. Questa, almeno, è la promessa messa nero su bianco (anche) dal nuovo governo “giallorosso”, nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Nadef) fuoriuscita dal Consiglio dei Ministri di ieri. Nella quale si parla, tra le riforme da attuare nel prossimo periodo, anche del “riordino del settore dei giochi”, che avverrà attraverso un Disegno di legge specifico che verrà presentato dall'Esecutivo tra il 2020 e il 2022. 

Un segnale decisamente positivo, per il comparto, che attende da tempo riforme, ma invano. Nella speranza di poter assistere a un cambiamento che possa rendere veramente sostenibile tale settore e una volta per tutte. Creando stabilità e certezze per la filiera, insieme alla tutela dei consumatori e dei soggetti più deboli. Speranze che, stando alle parole utilizzate dal Ministro dell’Economia e Finanze, Roberto Gualtieri, sembrerebbero poter essere ripagate dai piani del nuovo governo. “Negli ultimi quindici mesi l’Italia ha attraversato una fase complessa, in cui forti turbolenze internazionali si sono assommate ad un’accentuata discontinuità nella politica nazionale e nelle scelte economiche più importanti”, spiega il ministro. “Con il nuovo Governo che si è da poco insediato in un contesto di bassa crescita e persistente disagio sociale.

Ciononostante, la resilienza che l’Italia ha mostrato anche nei momenti più delicati a livello economico, finanziario ed istituzionale fornisce una solida base di partenza. Le tensioni sui mercati finanziari interni sono rientrate e l’Unione Europea sembra aver recuperato una maggiore unità d’intenti per rispondere alle sfide interne ed esterne”. 

Una premessa, pubblicata nel Nadef, che lascerebbe intendere come, una volta superati gli spettri di una crisi istituzionale e politica con l'Europa e quelli di una crisi economica e industriale dalla quale il paese sembra in grado di poter uscire, sarebbe arrivato il momento di fare vere riforme e dare una nuova linfa al paese. Principi che, stavolta, dovrebbero valere per tutti. Almeno sulla carta, visto che nel piano di riforme predisposto dall'Esecutivo viene inserito anche il gioco e il piano di riordino. Con il Documento governatvo che “si concentra sui punti più importanti della strategia di politica economica e di riforma del nuovo Governo”, precisa Gualtieri. Che aggiunge: “Pur rinviando al prossimo Programma Nazionale di Riforma una trattazione più completa di tutti gli aspetti di tale strategia, siamo convinti di poter imprimere un cambio di passo alla politica economica già con la prossima Legge di Bilancio e che si sia aperta un’opportunità di disegnare riforme incisive e preparare un vero rilancio dell’economia italiana”.

Ed è proprio quello che si aspettano gli addetti ai lavori del comparto del gioco pubblico, sia a livello generale, guardando al cosiddetto “sistema paese”, che nello specifico del settore in cui operano, da troppo tempo in balìa degli umori politici e in attesa di riforme. 

Nelle parole del Ministro, peraltro, si ravvisano diversi temi che, se affrontati con coerenza su tutti i settori che compongono l'economia nazionale, farebbero davvero ben sperare il settore del gioco: come “la riduzione del carico fiscale sul lavoro; un piano organico di riforme volte ad accrescere la produttività del sistema economico e a migliorare il funzionamento della pubblica amministrazione e della giustizia; il contrasto all’evasione fiscale e contributiva e la digitalizzazione dei sistemi di pagamento, così da assicurare maggiore equità tra i contribuenti, ma anche un migliore funzionamento dei mercati dei prodotti e dei servizi e politiche per ridurre la disoccupazione, a partire da quella giovanile e femminile, e le diseguaglianze sociali, territoriali e di genere, anche attraverso un miglioramento della qualità dei servizi pubblici”.

Tutte cose che si sposerebbero alla perfezione con le necessità e attitudini del mercato del gioco pubblico. Tanto più leggendo che “La strategia di politica economica dell’Italia avrà una forte proiezione europea”, dove il gioco è stato sempre affrontato con particolare concretezza, seppure con le dovute distanze da parte dell'Unione che non può certo imporre direttive specifiche ai singoli stati nazionali, chiamati a disciplinare direttamente materie che riguardano l'ordine pubblico e la sicurezza come quella appunto dei giochi.
La buona notizia, comunque, è che il nuovo governo non sta ignorando il comparto del gioco pubblico annunciando, al contrario, una riforma. Certo, va detto, lo stesso annuncio lo abbiamo già sentito anche dai precedenti governi ed è stato sempre sistematicamente tradito: ma è pur vero che in questo caso, oltre a poter essere ignorato a monte, come non è avvenuto, l'annuncio governativo è accompagnato anche dalle spiegazioni del contesto nazionale sopra citate, che sembrano spiegare come le condizioni attuali permettano margini di azione all'Esecutivo che prima non c'erano a causa dei troppi problemi e dei vari conflitti, in Italia a in Europa. Va anche notato, inoltre, che il governo ha già dimostrato di avere le idee chiare sul gioco, se non altro attivandosi subito rispetto ai temi di attualità: già prima di rilanciare il “vecchio” riordino nel Nadef, l'Esecutivo – attraverso il Ministero della Salute – si era già preoccupato di ricostituire l'Osservatorio sul gioco patologico, raccogliendo il consenso del Terzo Settore.
 
LA LINEA DEL GOVERNO - Ebbene, se il buongiorno si vede dal mattino, le speranze del settore potebbero presto essere ripagate. Anche se i rumors relativi ai lavori di stesura della Legge di Bilancio parlano di nuovi movimenti per il recupero di almeno 500 milioni dai giochi, l'ipotesi di una riforma potrebbe compensare qualunque sofferenza. O, almeno, questo è l'auspicio: se la riforma sarà davvero degna di questo nome e – soprattutto – se le nuove tasse ipotizzate dal governo non saranno insostenibili o improponibili, come accaduto in passato, per esempio, con la Stabilità 2015 e il contributo di 500 milioni richiesto alla filiera. Del resto, gli interventi urgenti e indispensabili per dare continuità e futuro al comparto, sono diversi: a partire dall'introduzione della nuova generazione di slot, la cosiddette Awp “da remoto”, che sarebbero dovute partire dal 2020 ma delle quali non si ha ancora notizia, fino ad arrivare alle mancate gare per il rinnovo delle concessioni per le scommesse in agenzia e il bingo, che continuano a slittare e a marciare in regime di prorogatio: di certo anomalo e in potenziale conflitto con le norme comunitarie, rispetto alle quali, peraltro, il nuovo Esecutivo promette una particolare attenzione, d'ora in avanti. 
A proposito di gare pubbliche e concessioni: nonostante i lavori di stesura della prossima legge di Bilancio sembrano prevedere una nuova e ulteriore proroga a titolo oneroso per i diritti del betting e della tombola elettronica (ormai inevitabile, arrivati alla fine dell'anno), sembra farsi largo anche l'ipotesi di un anticipo della gara per il rinnovo delle concessioni relative alle reti degli apparecchi da intrattenimento (Slot e Vlt): le più importanti in assoluto all'interno del sistema dei giochi pubblici. Ebbene, va da sé che una mossa di questo tipo potrebbe rimettere tutto in discussione nel settore: oltre ad offrire un'occasione ancora più ampia di manovra, per il governo, per compiere quella operazione di Riordino del comparto, andando a riscrivere le regole, sotto vari profili.
Tenendo anche conto delle ulteriori sensibilità che stanno emergendo nel paese e nella società rispetto ai giochi, e delle anomalie legislative e normative che si sono succedute nel tempo: oltre a dover sistemare il divieto di pubblicità dei giochi, prendendo atto della denuncia dell'AgCom che ha dichiarato parzialmente (o comunque difficilmente) applicabile le disposizioni del decreto Dignità, e a dover allineare gli adeguamenti degli apparecchi da intrattenimento dopo l'introduzione della tessera sanitaria sulle Vlt ma non ancora sulle Awp, in questi ultimi giorni si parla anche di nuovi interventi. Come quelli promessi dal sottosegretario all'Economia, Alessio Villarosa, che in un'intervista a PresaDiretta ha promesso una riduzione dei punti vendita e del numero di Vlt attive nel nostro paese, come mai si era sentito dire prima. Insomma, tutto sembra andare nella direzione di una riforma generale del comparto: con la speranza che non si tratti del solito, mero annuncio, destinato a diventare l'ennesimo progetto nel cassetto.
 

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