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D'Attis: 'Operatori di gioco discriminati dalle banche'

22 gennaio 2020 - 09:15

Il deputato D'Attis (FI) chiede al ministro Patuanelli di intervenire in merito al comportamento delle banche che discrimina i clienti in relazione all’attività commerciale da loro svolta.

Scritto da Rf
D'Attis: 'Operatori di gioco discriminati dalle banche'

Una giornata densa, quella di ieri martedì 21 gennaio, alla Camera per il gioco pubblico.

È stata presentata in Aula un'interrogazione una da parte di Mauro D'Attis, deputato di Forza Italia, al ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, sul prelievo unico erariale e sul conseguente rapporto con le banche.
 
L'interrogazione a risposta scritta da parte di Mauro D'Attis punta l'attenzione sull’articolo 39 del decreto-legge n. 269 del 2003, al comma 13, che ha stabilito che "agli apparecchi e ai congegni indicati all’articolo 110, comma 6, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (regio decreto n. 773 del 1931) collegati in rete, vale a dire le videolottery (Vlt) e le newslot (Awp), si applichi un prelievo erariale unico".
 
“Quali iniziative di competenza si intendano adottare per evitare che possa essere messa a rischio l’esistenza di un settore che per l’anno 2018 ha garantito più di sei miliardi di euro di gettito erariale (dati libro blu dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli) 2018) e quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, affinché il problema esposto venga risolto?”.
 
Sono questi gli interrogativi posti da D'Attis e rivolti al ministro Patuanelli, volti a fare luce sulle condizioni in cui versano gli operatori del settore.
 
Da anni, il deputato di Forza Italia, Mauro D'Attis si impegna sui temi legati al gioco
 
Infatti, proprio nello scorso mese di dicembre, D'Attis aveva presentato in Aula un emendamento alla Manovra sul gioco. Si trattava di una proposta di modifica per il rafforzamento delle finalità di controllo sui giochi e assicurare la certezza del prelievo.
 
Un emendamento che però non era stato accolto, in quanto il testo della Manovra era immodificabile
 
“Le aliquote del prelievo erariale unico – continua D'Attis - sono state più volte rivisitate dalla sua entrata in vigore, da ultimo con la legge 27 dicembre 2019, n. 160, bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022.
 
Ai fini del versamento del prelievo erariale unico, le imprese di gestione del gioco di Stato che versano l’imposta hanno necessità di disporre di un conto corrente bancario per il pagamento dello stesso che deve essere ordinato unicamente mediante Rid (ciò in ossequio a quanto previsto dall’articolo 12, comma 2, lettera g) dello schema dell’atto di convenzione di tracciabilità dei flussi), pena il blocco immediato degli apparecchi, la successiva segnalazione all’Agenzia delle dogane e dei monopoli e la conseguente risoluzione contrattuale da parte del concessionario, generando come effetto la chiusura delle piccole e medie imprese di gestione.
 
Nelle ultime settimane, vari istituti bancari hanno comunicato a più imprese di gestione di apparecchi del gioco lecito l’interruzione del contratto in essere per la tenuta del conto corrente.
 
Alla base di questa decisione, come riscontrabile da alcune lettere di disdetta ricevute, sta la volontà di tali istituti di non intrattenere rapporti con 'soggetti la cui attività prevalente risulti essere connessa al gioco legale dello Stato'.
 
Alcune banche di credito cooperativo – ribadisce D'Attis - hanno giustificato tale decisione con l’uniformazione agli indirizzi strategici loro forniti dalla capogruppo Iccrea Banca spa.
 
Quanto riportato, espone le piccole e medie imprese di gestione del gioco di Stato a gravi problemi in ordine alla corretta gestione dei flussi di cassa e anche alla corresponsione del prelievo erariale unico.
 
Posto che tale comportamento delle banche pare discriminare i clienti in relazione all’attività commerciale da loro svolta, quali iniziative di competenza, anche normative, intenda mettere in atto il Governo affinché questa discriminazione non sia più perpetrata?”.

 

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