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Coronavirus: l'Italia resta chiusa, per il gioco ipotesi ripartenza a maggio

30 marzo 2020 - 10:00

Nuova chiusura dei locali (almeno) fino al 18 aprile e poi riapertura a tappe: tutte le ipotesi in campo per la fine del lockdown e le conseguenze nel gioco.

Scritto da Redazione GiocoNews.it
Coronavirus: l'Italia resta chiusa, per il gioco ipotesi ripartenza a maggio

Nuovo blocco di due settimane e poi, se l’andamento dei contagi lo consentirà, una ripresa a tappe, per scaglioni. Il ministro per gli Affari regionali Fracesco Boccia lo ha già annunciato: le misure restrittive che - stando a quanto prevede il Dpcm del 9 marzo dovrebbero scadere il 3 aprile - saranno inevitabimente allungate. Di quanto lo deciderà il Consiglio dei ministri, che verrà convocato a ridosso della scadenza, sulla base delle indicazioni fornite dal Comitato tecnico scentifico del ministero della Salute. Con l'unica certezza che sembra essere quella relativa alle attività di gioco, che saranno le ultime a ripartire.

LE PRIME INDISCREZIONI – Il piano governativo dovrebbe prevedere un nuovo decreto del presidente del Consiglio, che estenderà il lockdown almeno fino al 18 aprile, quindi dopo Pasqua. Questo anche – e soprattutto – per evitare gli inevitabili assembramenti che si avrebbero durante le festività pasquali, come da tradizione. Dopodiché, anche guardando l’andamento della curva dei contagi, potrebbe scattare la riapertura, che sarà comunque molto graduale, dando la precedenza a quelle attività dove si può garantire la distanza necessaria tra le persone. Secondo i virologi è comunque necessario che l’indice di contagiosità, ovvero il rapporto tra positivi e contagiati, scenda al di sotto dell’uno, ossia una persona infetta contagia meno di un’altra persona. Solo se si verificherà questa condizione, si potrà dunque ripartire. Nonostante le varie pressioni provenienti da minoranze e opposizione, che potrebbero comunque scuotere il governo sul fronte della riapertura: tenendo però bene a mente i rischi di una possibile ricaduta che non potremmo assolutamente permetterci. Il rischio che una riapertura non calibrata possa determinare una ripresa dei casi, vanificando i risultati raggiunti fino a questo punto, è infatti reale. Per questo l'ipotesi di cominciare con una riapertura parziale di alcune fabbriche (probabilmente – come anticipato - quelle che operano nella filiera agroalimentare e sanitaria, forse anche della meccanica e della logistica), per poi passare alle altre attività, lasciando all'ultimo posto quelle di intrattenimento e di ritrovo, per evidenti motivi di opportunità. Prima avranno la precedenza alcuni negozi, mentre tutte le attività caratterizzate dalla concentrazione di persone in spazi chiusi, come bar, ristoranti, sale giochi (intese come sale slot e vlt, sale scommesse e bingo), cinema, teatri, stadi andrebbero automaticamente in coda. Probabilmente a partire da maggio.
Anche il premier Giuseppe Conte ha spiegato che “bisogna ragionare in termini di proporzionalità”, parlando al quotidiano spagnolo El Pais, a proposito della riapertura delle attività a fronte dell’emergenza Coronavirus. Specificando che la chiusura delle attività produttive non durerà molto, iperchè “è una misura economicamente troppo dura”. “È l’ultima che abbiamo preso – ha speigato il premier - e non può essere prolungata troppo”. Alla domanda se l’Italia è favorevole ad aprire prima che termini la pandemia, Conte ha risposto: “È prematuro dirlo, Quando il comitato scientifico dirà che la curva inizia a scendere potremo studiare delle misure di rallentamento. Però dovrà essere molto graduale”.
Ma non è tutto, per il gioco. Il ministro dello sport Vincenzo Spadafora che proporrà anche l'estensione del blocco delle competizioni sportive fino al 30 aprile: altro elemento di interesse per le società di scommesse, che nonostante possa oggi usufruire, nella maggior parte dei casi, dell'offerta online, devono comunque rapportarsi con una forte contrazione delle puntate dovuta proprio alla mancanza di eventi nei palinsesti. 
 
LE MISURE ALLA RIAPERTURA – Al di là dei tempi, ancora in fase di studio, da valutare ci sono anche le condizioni che accompagneranno la riapertura dei locali. Di sicuro il graduale ritorno alla normalità sarà comunque condizionato da alcune misure specifiche che si renderanno obbligatorie nei locali, soprattutto in quelli di gioco: accompagnate da un’intensificazione dei controlli da parte delle forze dell’ordine, per verificarne l'attuazione. Oltre alla dotazione di igienizzanti per le mani e alla sanificazione di tutti gli ambienti, è possibile che in un primo momento, la ripaertura dei locali sarà vincolata a una serie di restrizioni negli accessi e al mantenimento delle distanze di sicurezza tra i visitatori, all'interno delle strutture. Mentre non si parla, per il momento, dell'obbligo di strumentazione per la rilevazione della temperatura all'ingresso, come ipotizzato inizialmente da alcuni.
 
L'IMPATTO SUL GAMING RETAIL – Ma oltre alle misure che verranno adottate dal governo, ciò che si chiedono oggi gli operatori del gioco pubblico è quale sarà l'impatto di questa pademia sulle abitudini dei giocatori e, di conseguenza, sulla frequentazione dei locali e sulla raccolta del gioco, in concreto. L'emergenza sanitaria legata al coronavirus che ha stravolto prima la Cina, poi l’Italia (e, ora, anche altri Paesi europei e mondiali), sta modificando le abitudini di tutti. Per scelta o per obbligo, come è nel caso del nostro Paese, o come lo è stato per gli abitanti di Wuhan, costretti a rimanere a casa nella speranza di fermare l’avanzata del contagio, il risultato è lo stesso: la normalità, per come la conoscevamo, è momentaneamente scomparsa. Una cena fuori, un aperitivo con gli amici, e una capatina nella sala da gioco per tentare la fortuna: niente di tutto questo è più possibile, oggi. Quando persino i gesti che davamo per scontati (come fare la spesa o la colazione al bar prima di recarsi al lavoro) non sono più possibili. Quando tutto questo sarà finito – perché comunque, prima o poi, finirà – cosa ne sarà del mondo che abbiamo conosciuto? Come indicato da Francesco Daveri, economista e direttore del programma Mba della Sda Bocconi, in un'intervista al Corriere della Sera, la fine della globalizzazione per come l’abbiamo conosciuta è già nelle cose. E la prima considerazione da fare è ipotizzare se ci sarà un ritorno o no alla normalità: Sarà possibile tornare a stare insieme in contesti collettivi, come era fino a un mese fa?, si chiede il professore. Evidenziando che noi siamo animali sociali, e vediamo naturale ritrovarsi in contesti del genere, per socializzare e per unirsi, ma tutte queste possibilità non possono più essere date per scontate. “Troveremo delle forme per poter continuare a farlo, ma rimarrà probabilmente una qualche forma di restrizione auto imposta alle nostre abitudini”, spiega Daveri. Evidenziando anche la “scoperta” della tecnologia, dettata dal fatto che tutti hanno avuto modo di conoscere e usare la tecnologia di massa, che consente azioni che prima erano quasi esclusivamente svolte de visu, come comprare un abito, oppure fare lezione. Non perché non ci fossero anche prima le possibilità di ricorrere alla tecnologia, ma perché non era necessario. Un rischio che potrebbe riflettersi anche nelle attività di gioco, con tanti giocatori abituali frequentatori di sale da gioco che avranno conosciuto ora l'offerta di gioco online e potrebbero finire col preferirla. Anche se, a detta degli esperti, in alcuni ambiti rimarrà il desiderio di toccare e di vivere un’esperienza fisica: e tra questi è lecito inserire anche le attività di gioco.
Riguardo alla minore propensione alla spesa da parte degli italiani, anche qui, difficile fare previsioni certe: se, da un lato, è evidente che sarà minore la disponibilità di liquidi diffusa, è comunque vero che la storia isegna che dopo ogni depressione, c'è sempre un boom. Come è accaduto nel 1991 e nel 2003 doo l'Iraq, o dopo il terremoto di Haiti, potrebbe esserci un’esplosione di Pil. E se è vero, come si dice spesso, che una pandemia assomiglia alla guerra, è comunque da considerare che la guerra quando finisce, è finita davvero, mentre una pandemia può avere una “coda”. Con il rischio, dunque, che questo ritorno alla normalità sia meno rapido degli altri casi storici. Ma comunque, ci sarà. Anche se probabilmente alcune misure che verranno introdotte a carattere temporaneo, possano diventare semi-permanenti. Il risultato di questa situazione, dunque, potrebbe essere dato – secondo gli esperti - dall’unione di questi due fattori: la maggiore tecnologia e la possibile interazione moderata negli ambienti pubblici. Due elementi che sono destinati a condizionare fortemente il gaming retail.

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