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Covid-19: sale giochi e locali chiusi fino a metà maggio, dal 16 via alla 'fase 2'

03 aprile 2020 - 09:52

Il capo della Protezione civile Angelo Borrelli prevede una riapertura delle attività economiche a partire dal 16 maggio, mentre si studiano misure per bar e sale.

Scritto da Alessio Crisantemi
Covid-19: sale giochi e locali chiusi fino a metà maggio, dal 16 via alla 'fase 2'

Dopo i segnali di ottimismo delle scorse ore che avevano accompagnato la stesure delle nuove misure di contenimento della pandemia che prorogano fino al 13 aprile la chiusura pressoché totale delle attività economiche sul territorio nazionale, arriva oggi, 3 aprile, una nuova doccia fredda dal capo della Protezione civile, Angelo Borrelli. Il quale, intervenento a “Radio Anch'io” su Rai Radio 1, nel ribadire la necessità di avere “comportamenti rigorosissimi”, ha spiegato che con tutta probabilità, oltre a Pasqua e Pasquetta, bisognerà rimanere in casa anche il primo maggio. Prevedendo la chiusura dei locali pubblicità e di gran parte delle attività almeno fino alla metà del mese prossimo, come già anticipato nei giorni scorsi da GiocoNews.it.

In un ulteriore intervento a “Circo Massimo” su Radio Capital, il numero uno della Protezione Civile ha speigato che la cosiddetta “fase 2” - cioè quella di una “convivenza” con il coronavirus e di una progressiva riapertura dei negozi e locali - potrebbe iniziare a partire dal 16 maggio. Anche se al momento non c’è alcuna certezza. Se l’andamento non cambia - ha spiegato Borelli - potrebbe essere quella la prima data utile. Ma potrebbe comunque anche essere anticipato sulla base del monitoraggio dei dati.

Il premier Giuseppe Conte aveva provato a tranquillizzare imprenditori e commercianti della Penisola, oltre al resto della popolazione, spiegando di conoscere bene la rigidità delle disposizioni e la volontà di mantenerle per il più breve tempo possibile. Ma confermando che per riparire bisognerà avere conforto dai dati e dall'analisi della comunità scientifica. E Borrelli spiega oggi che, al momento, la situazione è “stazionaria”. Per le riaperture, quindi, bisognerà vedere quando questa situazione inizia a decrescere.

L'IMPATTO SUL GIOCO - Il gioco pubblico, come già anticipato, sarà uno degli ultimi settori a poter ripartire. Fermo restando tuttavia che non si tornerà subito alla normalità, qualunque sia la data di riapertura, perchè la frequentazione dei locali pubblici risentirà ulteriormente della situazione attuale, con l'attuazione di una serie di misure oggi in fase di definizione da parte del governo, attraverso i diversi ministeri competenti (Salute, Interno e Sviluppo economico). Oltre alle restrizioni degli accessi per evitare assembramenti nei locali, sia nei pubblici esercizi che nelle sale bingo, scommesse e sale da gioco in generale, sono allo studio anche altre disposizioni, come l'impiego di strumentazioni che consentano di misurare la temperatura corporea all'ingresso e soluzioni che consentano di garantire il mantenimento della distanza minima di sicurezza tra visitatori. Da adottare anche nei locali di gioco, costringendo quindi operatori ed esercenti a rivedere il layout dei locali e l'installazione e posizionamenti delle postazioni di gioco.


IL BUCO PER L'ERARIO – Va però detto che non sono soltanto gli addetti ai lavori ad auspicare una ripartenza in tempi rapidi del sistema del gioco pubblico, ma anche l'Erario. Dopo che la serrata generale sta provocando un “buco” sempre più grande nelle casse dello Stato, determinato proprio dalle mancate entrate di giochi ed accise, che inizia a farsi sentire. E di cui si inizia a parlare anche sui media generalisti. Da più parti si inizia a rilevare l'importanza economica del comparto, dopo le stime, provenienti dal ministero dell'Economia, che vedono mancare circa 2,5 miliardi al mese dal mancato gettito delle accise sui carburanti e dal prelievo erariale di slot e altri giochi che, da soli, garantiscono quasi il 10 percento delle imposte incassate dallo Stato. A marzo 2019 il Mef aveva incassato 1,2 miliardi dai giochi, che vengono ora a mancare. Aggiungendosi al rinvio di alcune scadenze contributive che ha già generato minori entrate per 2,5 miliardi. Il piatto piange, dunque, insieme all'industria. E adesso la necessità di ripartire al più presto diventa un'esigenza generale.
Intanto, dopo il Dl Cura Italia, attualmente all'esame del Senato e con il quale si stanziano 25 miliardi di euro per sostenere imprese, lavoratori e sistema sanitario nazionale, il Governo mette a punto i dettagli del cosiddetto "decreto aprile", con una nuova e corposa tranche di aiuti. Tra le misure al vaglio, una sospensione ampia di obblighi fiscali, alla deroga sui bonus prima casa e a una moratoria sulle sanzioni calcolate per versamenti tardivi.

 

 

 

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