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Il gioco pronto alla riapertura: ma non basta il via libera, serve di più

10 giugno 2020 - 08:27

All'indomani della pubblicazione delle linee guida per i locali di gioco da parte delle Regioni, le imprese del gioco organizzano la ripartenza: ma dal 15 giugno si guardi al futuro.

Scritto da Alessio Crisantemi e Francesca Mancosu
Il gioco pronto alla riapertura: ma non basta il via libera, serve di più

I giochi sono fatti. E adesso, le sale slot, bingo e scommesse potranno finalmente ripartire. Oltre a poter tornare utilizzabili gli apparecchi da intrattenimento all'interno di tutti gli altri locali pubblici in cui si trovavano installati prima del lockdown e dove sono rimasti ancora oggi, sia pure con gli interruttori spenti. Alla fine, dunque, la montagna ha partorito il topolino. Con la conferenza delle Regioni che ha pubblicato le sue linee guida per la riaperture dei locali di gioco le quali, peraltro, risultano decisamente più scarne e meno restrittive di quelle che erano state proposte dalla stessa industria, invocando una ripartenza anticipata. Ma anche in questo – evidentemente – le richieste della filiera non sono state ascoltate. Per una triste e ulteriore conferma della totale assenza di dialogo e confronto della politica con il comparto, ormai a tutti i livelli. Al punto che la riapertura dei locali avviene praticamente per esclusione. Ovvero, senza che nessuno se ne sia mai preoccupato prima e con un disciplinare abbozzato dalla Regioni in fretta in furia, in extremis, dovendo predisporre entro la settimana corrente tutte le disposizioni operative necessarie per la ripartenza delle attività previste per la prossima settimana. Quando scadrà ogni restrizione alle attività economiche e produttive prevista dall'esecutivo nel piano di lockdown.

 

SOLO UN PRIMO PASSO - Una buona notizia, dunque, per il comparto, ma solo a metà: sì, perché, a controbilanciare il fatto che - finalmente – si potrà tornare a operare e, sperabilmente, a far ripartire i fatturati delle aziende dopo tre mesi di totale inattività e con il regime di Cassa integrazione straordinaria ormai terminato, non c'è solo il peso di una sempre più evidente discriminazione operata dalla politica nei confronti del settore, ma anche la difficoltà operativa nell'attuare le prescrizioni previste dalla legge in tempo utile. Costringendo ora le aziende a una corsa contro il tempo, nella speranza di poter riallestire in tempo i propri locali. Non che gli addetti ai lavori siano stati con le mani in mano durante tutti questi giorni, anzi: tanta era la voglia e la necessità di ripartire. Ma resta il fatto che, senza avere in mano alcun tipo di linea guida né tanto meno un'indicazione anche informale da parte delle istituzioni preposte, risultava impossibile poter iniziare ad adeguare le sale da gioco o i pubblici esercizi in anticipo. Soltanto a partire da oggi, quindi, le imprese potranno iniziare a organizzare i lavori: quando mancano solo quattro giorni alla scadenza del lockdown. Con la speranza che siano sufficienti a far pervenire tutto il materiale necessario per attrezzare gli ambienti, tenendo conto di una ripartenza simultanea in tutta la Penisola e – quindi – di una necessità degli stessi materiali concentrata nello stesso periodo. Peggio ancora se, come ipotizzato nei giorni scorsi, si fosse potuto davvero ottenere un via libera anticipato al 12 giugno: ma l'ipotesi nel frattempo è stata anche questa superata.
Al momento, secondo le indiscrezioni raccolte da Gioconews.it, le strade che si aprono davanti sono due: le ordinanze regionali, che si dovranno rifare alle linee guida, recependole nel testo o semplicemente allegandole, oppure ci sarà un nuovo decreto del Governo a illustrare i dettagli della riapertura definitiva delle attività oggi in sospeso. La seconda strada, ad ora, appare la più probabile, visto che la Conferenza delle Regioni starebbe premendo in tal senso, chiedendo all'Esecutivo di emanare un provvedimento ad hoc, come fatto per le prime linee guida, per “dare una maggiore coerenza normativa”.
 
I PROBLEMI DA RISOLVERE - In ogni caso, le difficoltà che si trovano ad affrontare gli operatori in questi giorni per l'allestimento die locali rappresentano senz'altro il male minore, con la necessità di ripartire che rappresenta l'assoluta priorità per tutte le aziende del gioco, a tutti i livelli. Per scongiurare la dipartita di molte di essere e il conseguente tracollo dell'occupazione. Rimangono però tutti gli altri problemi da risolvere, che diventeranno la nuova priorità all'indomani della ripartenza: dalla Questione territoriale alla revisione della tassazione che diventano ancora più stringenti – e, quindi, urgenti – proprio alla luce della riapertura, dopo tre mesi di totale interruzione dei lavori. Visto che la tassazione attuale diventa difficilmente sostenibile per le imprese e con le restrizioni applicate da molte regioni nei confronti delle attività di gioco che, oltre ad apparire del tutto anacronistiche, potrebbero rivelarsi del tutto deleterie per molte imprese. Anche alla luce della nuova geografia del gioco pubblico che si potrebbe dover riscrivere nei prossimi mesi, con molti punti vendita che si vedranno costretti a trasferirsi in altri immobili, restringendo le proprie attività o peggio ancora a causa dell'impossibilità di onorare i canoni di locazione precedentemente concordati e oggi difficili da sostenere, dopo il lockdown. Con alcune leggi regionali che, assimilando le variazioni di sede alla stregua di nuove aperture, rendono impossibile anche questo tipo di variazioni. E se il governo non ha intenzione di mettere in atto quell'ormai dimenticato Riordino del comparto che era stato promesso ormai qualche anno fa, non resta che affidarsi alle stesse regioni e, magari, alla Conferenza unificata che ha appena affrontato la materia del gioco pubblico, per provare ad arginare i problemi territoriali. Anche se può apparire un paradosso invocare l'origine dei problemi come possibile centro della soluzione: ma è pur vero che le stesse Regioni stanno gestendo la ripartenza delle attività sul proprio territorio toccando con mano e vivendo da vicino le esigenze delle loro comunità e i drammi che si vanno consumando a causa della pandemia e della crisi economica ed occupazionale da essa generata, che le restrizioni sui giochi andrebbero ulteriormente ad aumentare.
 
 

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