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Un anno dopo il divieto di pubblicità, la modifica è ancora più necessaria

14 luglio 2020 - 09:44

Il 14 luglio 2018 entrava in vigore il divieto di pubblicità al gioco sancito dal Dl Dignità, un anniversario importante mentre si attende il nuovo corso dell'Agcom.

Scritto da Fm
Un anno dopo il divieto di pubblicità, la modifica è ancora più necessaria

Il 14 luglio non è soltanto il giorno della “presa della Bastiglia” e della festa nazionale francese. Non per gli operatori del gioco pubblico italiano, i quali legano a questa data ben altro "anniversario", cioè quello dell'entrata in vigore di un provvedimento decisivo, che ne ha cambiato le sorti del comparto in modo considerevole: stiamo parlando del decreto Dignità, che conteneva al suo interno il celebre divieto di pubblicità del gioco con vincita in denaro.

Ma oltre a ricorrere l'introduzione del decreto in questione, varato sotto il primo Governo Conte nel 2018 e fortemente voluto dal Movimento cinque stelle per "contrastare il gioco patologico", nella stessa data ma nell'anno successivo, entrava in vigore anche il vero e proprio "totally adv ban", come è stato identificato all'estero, visto che lo stesso decreto Dignità, nel vietare completamente ogni forma di promozione del gioco, aveva anche previsto un periodo di transizione della durata di un anno all'interno del quale potevano continuare ad essere eseguite le attività di comunicazione già contrattualizzate prima dell'emanazione del provvedimento restrittivo.

Un anno che si è appunto concluso lo scorso 14 luglio del 2019, da cui scaturisce il triste anniversario di oggi, per l'industria del gaming, e non solo.

Sì perché, a dirla tutta, a subire particolarmente gli effetti del "totally ban" non sono state soltanto le società di gioco, ma anche - e soprattutto - i mass media generalisti e le squadre sportive, con grosse conseguenze sui rispettivi fatturati. Le stime sulle perdite parlano di circa 150 milioni di euro di minori introiti per il mondo dell'editoria, e di 35 milioni di euro solo per la Serie A.

 
Un ammanco consistente, che pesa ancora di più alla luce dell'emergenza Covid-19 e dei circa tre mesi di fermo degli sport, con mancati incassi sul fronte degli spettatori e non solo, che potrebbe far ipotizzare di compensare le perdite con un allentamento del divieto di pubblicità, al fine di recuperare qualche forma di entrata per le società sportive, come avveniva negli anni precedenti al decreto Dignità. Di certo, richieste di questo tipo arriveranno sul tavolo del Governo nei prossimi giorni, soprattutto dal mondo di sport, editoria e tv.
 
Il tema, dunque, è destinato a tornare di attualità anche alla luce delle nomine dei nuovi componenti dell'Agcom, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, quale "esecutore" delle norme relative al divieto di pubblicità e artefice delle linee guida sull'applicazione delle disposizioni del decreto Dignità le quali, fra l'altro, hanno confermato come sia bandita "qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, di sponsorizzazione, o di comunicazione con contenuto promozionale del gioco con vincita in denaro” e consentito le “comunicazioni di mero carattere informativo fornite dagli operatori di gioco legale” e i servizi informativi di comparazione di quote o offerte commerciali dei diversi competitor.
 
Proprio oggi - ironia della sorte - in questo sempre più ricorrente 14 luglio, è prevista l'elezione del nuovo board dell'Agcom. In lizza per la presidenza circolano alcuni nomi, fra cui quello di Giacomo Lasorella (ad oggi vice segretario generale della Camera), Roberto Chieppa (segretario generale di Palazzo Chigi), Vito Cozzoli (presidente-amministratore delegato di Sport e Salute Spa, azienda pubblica italiana che si occupa dello sviluppo dello sport in Italia) e Roberto Garofoli (ex capo di Gabinetto del ministero dell'Economia e delle finanze). Per quanto riguarda i commissari, si fanno i nomi di Antonello Giacomelli (in quota dem), Laura Aria (Forza Italia), Ginevra Cerrina Feroni (Lega). Incertezza sul candidato proposto dal Movimento cinque stelle, per cui sarebbero la sociologa Elisa Gioni e il giornalista Emilio Carelli.
 
Un'elezione decisiva, in quanto il nuovo corso dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni potrebbe essere determinante anche per il settore del gioco. Dall'orientamento dei suoi nuovi membri, infatti, potrebbe derivare una diversa interpretazione delle disposizioni del decreto Dignità in materia di pubblicità, tenendo conto anche delle varie difficoltà di attuazione che ancora oggi esistono, a causa di una legge palesemente mal scritta e fioriera di contraddizioni e criticità dal punto di vista della coerenza normativa. 
 

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