skin

Baretta (Mef): 'Riordino gioco, Intesa del 2017 la base da cui ripartire'

18 settembre 2020 - 07:31

Secondo il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta per il riordino del gioco la base da cui ripartire è l'accordo in Conferenza unificata del 2017.

Scritto da Amr
Baretta (Mef): 'Riordino gioco, Intesa del 2017 la base da cui ripartire'

“Sono stati mesi difficili, mesi in cui l’emergenza sanitaria ed economica determinata dal coronavirus ha costretto tutti noi, Governo in primis, a rivedere priorità e ambiti di intervento”.

Prima di parlare, nell'intervista rilasciata a Gioco News, del settore giochi, di cui si è occupato da sottosegretario all’Economia durante i governi Letta, Renzi e Gentiloni, Pier Paolo Baretta, esponente del Pd che nel Conte 2 sta continuando a occuparsi del dossier relativo al comparto, ripercorre questi ultimi mesi di attività governativa.

“Era necessario fare in fretta – spiega il sottosegretario - per supportare imprese, liberi professionisti e famiglie, messi in difficoltà dalla crisi economica e dalla riduzione di reddito e lavoro. Per questo, trovo ingiustificate le accuse di chi rimprovera al Governo di aver messo in campo solo misure spot, solo bonus a pioggia. La cassa integrazione, il reddito di emergenza, il bonus baby sitter e quello per professionisti e artigiani, i congedi parentali, la sospensione delle tasse hanno consentito al sistema Paese di reggere quest’onda d’urto senza precedenti.
Questo è il momento della ricostruzione e della ripartenza. Dobbiamo farlo con gli strumenti che l’Europa mette a disposizione degli Stati membri. Dopo i fondi Sure per lavoro e cassa integrazione, dobbiamo essere capaci di sviluppare una strategia e progetti credibili per gli oltre 200 miliardi di euro– tra finanziamenti a fondo perduto e prestiti - del Recovery fund, senza dimenticare i tanti cantieri che erano aperti prima del Covid-19, come quello sulla riforma fiscale. È il momento della crescita e dell’equità sociale”.
Sottosegretario, in questo quadro, il Governo intende mettere mano al riordino dell'offerta di gioco in Italia?
“Era uno dei cantieri sui quali si stava iniziando a lavorare prima dell’emergenza coronavirus. Ora dobbiamo individuare le priorità del Paese e definire un cronoprogramma, perché settori strategici per il nostro sistema economico e fiscale, presidio di legalità in un momento così delicato per le infiltrazioni criminali, non siano trascurati”.
 
L'accordo raggiunto nel 2017 in sede di Conferenza unificata può essere un punto di ripartenza o è ormai superato?
“Credo che quell’accordo resti di grande attualità, non solo perché raccolse un consenso unanime da parte di società civile, Governo, Regioni, Province e Comuni, ma perché aveva come minimo comun denominatore l’idea di equilibrio, come ha riconosciuto lo stesso Consiglio di Stato. Riduzione dei punti gioco e delle slot e conseguente riequilibrio nella distribuzione territoriale del gioco pubblico; lotta alla ludopatia e controllo di un settore che rischiava una pericolosa deriva; quindi, equilibrio tra legalità e tutela della salute pubblica. Dobbiamo ripartire da quell’accordo perché forniva un quadro nazionale unico, rispettava le autonomie locali, contribuiva a ridurre l'offerta, tutelava i cittadini e gli investimenti esistenti e a dava certezze di prospettiva al settore. Con il tempo si è riconosciuta l’efficacia di quel metodo di concertazione e il valore dei contenuti di quell’accordo, alcune parti del quale, come la banca dati per gli enti locali, sono diventate realtà. Dopo tre anni – e soprattutto dopo il virus – alcuni aspetti tecnici e numerici meritano di essere aggiornati, ma l’impianto dell’accordo resta ancora valido e attuale”.
 
Ormai tutte le Regioni italiane, tranne la Sicilia il cui iter legislativo è in corso, hanno normato in materia di gioco, e in molte sono anche intervenute con ulteriori modifiche o correttivi. Quali sono gli spazi e le priorità del Governo sotto questo profilo?
“Dobbiamo ripartire da un assunto che era alla base del testo dell’accordo: la linea proibizionista non fa sparire del tutto il gioco, al massimo lo nasconde, creando zone a luci rosse e diffusione dell’illegalità. Non può essere questo il lavoro di un buon amministratore. Combattere il gioco patologico, contrastare il gioco illegale, limitare e controllare quello legale, qualificarlo e regolamentarlo, è l’obiettivo che ci siamo sempre posti. Non dimentichiamo che, in questa ottica, ho tagliato più di un terzo delle Awp e che, anche a seguito degli interventi degli enti locali, dai 100mila punti gioco del 2017, siamo scesi a poco meno di 70mila. Non dobbiamo, ora, correre il rischio che la frammentazione delle regole produca un disequilibrio tale da lasciare il territorio senza presidi di legalità”.
 
Le aziende del gioco sono state fortemente penalizzate dal Covid-19 e le loro location sono state tra le ultime in Italia a ripartire. Sarà possibile studiare misure ad hoc, sia di tipo economico che normativo, per sostenere il settore e la sua occupazione?
“L’intero Paese ha fortemente risentito delle restrizioni e delle chiusure imposte dall’epidemia, ma il Governo ha varato misure in grado di sostenere in modo generalizzato il sistema delle imprese e del lavoro. È su quegli strumenti e su quelle misure che bisogna fare leva".
 
Con il decreto Rilancio, ormai definitivamente convertito in legge, è stata prevista l'ulteriore tassazione delle scommesse sportive, oltretutto in un momento in cui le agenzie erano chiuse. Pensa che l'industria del gioco legale sia sufficientemente tutelata e che ci siano margini per chiederle ancora di più?
Il settore del gioco pubblico è chiamato ad un salto di qualità. Sia in termini di strategia che di rappresentanza e reputazione. Solo così si potrà avviare un confronto che non si riduca a interventi fiscali”.
 
Il Casinò di Campione d'Italia è chiuso ormai da luglio del 2018, su quello di Saint Vincent pende una istanza di fallimento. Il Governo ha volontà e possibilità di intervenire su questi due casi e, in generale, su un riordino normativo anche dei casinò?
“Le crisi di questi anni hanno dimostrato che il settore dei casinò ha bisogno, in Italia, di una riorganizzazione normativa complessiva, che porti a un equilibrio tra gestione amministrativa e controllo pubblico. Prima del lockdown, avevamo iniziato a lavorare, in sinergia con il ministero dell’Interno, per definire un quadro normativo compatibile con il rilancio del Casinò di Campione. È ora di riprendere in mano quel dossier”.
 
Lei è candidato a sindaco di Venezia. Se sarà eletto, quali saranno le scelte che farà in merito al suo incarico di governo?
“Se sarò eletto sindaco mi dimetterò immediatamente da sottosegretario per stabilirmi a Venezia e fare il sindaco a tempo pieno”.
 

Articoli correlati