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Scenario 4, Governo pensa a 'lockdown morbido': a rischio gioco in bar e corner?

30 ottobre 2020 - 10:51

L'impennata dei casi di Covid prefigura lo 'Scenario 4', il più grave secondo l'Iss, e il Governo valuta un 'lockdown morbido' con la chiusura dei negozi non essenziali: a rischio gioco in bar e corner.

Scritto da Redazione
Scenario 4, Governo pensa a 'lockdown morbido': a rischio gioco in bar e corner?


Potrebbe essere già superato il Dpcm varato dal Governo neppure una settimana fa per il contenimento del Covid che, fra l'altro, ha portato alla chiusura totale di sale gioco e casinò.
Di fronte alla crescita continua della curva dei contagi, che ormai ha sforato il muro dei 25mila al giorno, l'Esecutivo starebbe pensando a nuovi interventi, ancora più restrittivi, per fronteggiare il cosiddetto "Scenario 4", l'ultimo ed il più grave previsto nel documento 'Prevenzione e risposta a Covid 19' redatto dall'Istituto superiore di sanità.

 

In parole povere, sarebbe ormai all'orizzonte più prossimo una "situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo", fatto che prevede, salvo un pronto dietrofront  della curva epidemica, "misure molto aggressive".
 
A preoccupare e a spingere verso nuovi limiti è anche la crescita dell’indice Rt, che misura la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva, che sembrerebbe aver superato il fatidico 1,5 (secondo il quale un singolo malato può contagiare una persona e mezza), una soglia che aprirebbe le porte ad un nuovo lockdown, per scongiurare il sovraccarico dei servizi assistenziali.
 
Numeri da sorvegliare a vista, secondo lo studio redatto dall'Istituto superiore di sanità, perché "se la situazione di rischio alto dovesse persistere per un periodo di più di tre settimane", si renderebbero "molto probabilmente necessarie misure di contenimento molto aggressive".
La soglia di allarme, fissata giorni fa, sarebbe di 2.500 malati in terapia intensiva e 35-40mila contagi.
 
Al momento, il Governo - su richiesta delle Regioni  - starebbe valutando un "lockdown morbido", che potrebbe essere annunciato fra il 3 e 4 novembre.
A restare aperte sarebbero solo le scuole primarie, le aziende, le fabbriche e gli uffici. Negozi chiusi, con l'eccezione di quelli alimentari e delle farmacie. Divieto di spostarsi, tranne che per "ragioni di necessità": andare a lavorare, motivi medici o per accompagnare i propri figli a scuola.

Uno scenario preoccupante per tutte le attività, già provate dal lockdown di primavera, dai nuovi limiti varati domenica scorsa - che, come noto, hanno risparmiato il gioco nelle tabaccherie, nei bar e nei corner di scommesse - e parzialmente compensate dalla sospensione della maturazione forfetaria del Preu e dal decreto Ristori, che per le sale e i casinò ha disposto contributi a fondo perduto al 200 percento, oltre a misure sulla Cassa integrazione, gli affitti e il versamento delle imposte.
Una platea che potrebbbe ampliarsi, come detto dallo stesso Esecutivo, con l'inclusione di altri codici Ateco esclusi dal provvedimento, come i gestori di slot, su proposta delle principali rappresentanze della categoria.
 
Il nuovo Dpcm, se confermato nei contenuti ipotizzati in queste ultime ore, andrebbe a impattare ancora più pesantemente sul settore, eliminando la possibilità attualmente consentita di raccolta anche in bar, tabacchi e corner, come già accaduto a primavera, con tutte le conseguenze del caso.
 
Oltre al nuovo provvedimento del Governo potrebbero poi arrivare limitazioni ancora più stringenti per le metropoli, Napoli e Milano in testa.
L'Iss ha infatti consigliato, di fronte allo "Scenario 4", di "considerare la possibilità di restrizioni estese regionali/provinciali".

Le osservate speciali ad ora sono Lombardia, Campania, Liguria, Lazio e Valle d’Aosta, e provincia autonoma di Bolzano, che solo pochi giorni fa in virtù del suo statuto aveva scelto di non uniformarsi ai limiti orari dei locali pubblici previsti dal Dpcm e consentito, così come la provincia di Trento, l’estensione degli orari di apertura dei locali di ristorazione alle 20 per i bar e alle 22 per i ristoranti.
Una decisione contestata dal Governo, che si era detto pronto a impugnare le deroghe alle restrizioni, seguita dal cambio di rotta di Bolzano, con un nuova ordinanza in vigore da sabato 31 ottobre sino a martedì 24 novembre.
Il provvedimento prevede la chiusura di bar, gelaterie e pasticcerie, mentre ristoranti e negozi (ad eccezione di quelli che vendono generi alimentari e delle farmacie) dovranno abbassare le saracinesce alle ore 18.
Non si arrende invece il presidente della provincia di Trento, Maurizio Fugatti, che di fronte all'ipotesi di ricorsi dell'Esecutivo, dichiara: "Noi crediamo che la nostra sia un'ordinanza legittima anche perché suffragata da basi solide e scientifiche sotto l'aspetto sanitario perché approvata dalla nostra Azienda sanitaria.
Conseguentemente crediamo che questa sia anche un'azione lesiva verso il nostro territorio, nel senso che il Trentino i propri pazienti se li è curati da solo nel periodo difficile della pandemia, siamo stati in grado di uscirne e abbiamo fatto anche delle operazioni innovative nell'ambito sanitario in queste ultime settimane.
Quindi, vedere questa prevaricazione crediamo sia sbagliato nei confronti del territorio trentino".
 
Dal canto suo, il presidente della regione Sicilia, Nello Musumeci, intende estendere gli orari di chiusura di bar e ristoranti, spiegando che “si tratta di una facoltà che viene riconosciuta al rappresentante dell'ente, in questo caso al presidente della Regione di poter adottare, come è stato finora, misure restrittive rispetto a quelle indicate dal Governo centrale e, qualora le condizioni epidemiologiche dovessero consentirlo, misure anche estensive.
Siccome ogni Regione è diversa dall'altra in termini di contagi, di abitudini, vita sociale, struttura economica, se in Sicilia si dovessero ravvisare le condizioni per anticipare la ripresa di qualche settimana rispetto alle condizioni di regioni del Nord non capisco perché il governatore della Sicilia non debba adottare un provvedimento di riapertura”.
 

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