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Crisi di Governo e decreti al palo, riordino del gioco a rischio

27 gennaio 2021 - 10:09

Dal Dl Semplificazioni alla legge di Bilancio, mancano numerosi decreti attuativi del Conte bis: la crisi di Governo mette a repentaglio anche il riordino del gioco.

Scritto da Mr
Crisi di Governo e decreti al palo, riordino del gioco a rischio

Riaperture a parte, come anticipato, la seconda grande sfida del 2021 per il settore del gioco, è la questione del riordino. Un processo di riforma annunciato dagli ultimi tre governi e mai attuato, né tanto meno avviato. Ma soltanto discusso e parzialmente tracciato, dall'ormai lontano esecutivo guidato da Matteo Renzi, lo stesso che oggi mette a repentaglio anche quello schema avendo aperto una crisi di Governo che si trascina da giorni e che è finita nelle mani del capo dello Stato per le consultazioni di rito a cominciare da quelle coi presidenti di Camera e Senato, Fico e Casellati, nel pomeriggio di mercoledì.

A mettere mano al riordino fu allora il sottosegretario all'economia con delega al settore, Pier Paolo Baretta che ricopre questo ruolo anche oggi, almeno nell'ambito del Conte bis. A lui, nel corso dell'ultimo esecutivo era stato affidato il compito di riformare il gioco pubblico legale, a ripartire dai lavori preliminari del 2017 e dall'intesa raggiunta in Conferenza unificata, nonché facendo tesoro della spinta in questo senso esercitata dal direttore generale di Adm, Marcello Minenna, che ha chiesto la delega per scrivere il Testo unico dei giochi.

Il sottosegretario del Pd aveva già indicato la volontà di riprendere i lavori, ma oltre la pandemia che ha già scolvolto abbastanza il Paese, ora il comparto deve fare i conti pure con la crisi di Governo e la sensazione è che, tutti quei temi decisivi per la sopravvivenza delle attività legate al gioco, dal superamento della cosiddetta “Questione territoriale” - cioè il conflitto tra Stato centrale e Regioni sulla regolamentazione del gioco che sta provocando la scomparsa dell'offerta legale in alcune località – al rinnovo delle concessioni, anche questo già ipotizzato dall'esecutivo, dovranno aspettare ancora.

Ferme al palo le questioni legate al gioco, nonostante lo Stato ne sia titolare, con evidenti risvolti in termini di gettito fiscale e difesa della legalità, come rischiano di diventare carta straccia molti dei provvedimenti che nel corso dei diffcilissimi mesi del 2020 hanno visto impegnati i ministri e i due rami del Parlamento. Secondo i dati elaborati dal Sole 24 Ore infatti, ad oggi sono stati licenziati meno della metà dei decreti attuativi previsti dalle riforme economiche. Dal Cura Italia alla Manovra finanziaria, i decreti applicativi necessari per la definizione tecnica dell'applicazione delle norme ammontano a oltre 500 e ne mancherebbero ancora per circa un 60 percento.

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