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Leggi sul gioco e dialogo con le Regioni: Lazio e Marche sotto la lente

20 febbraio 2021 - 09:42

Nuova puntata dello speciale di GiocoNews dedicato al dialogo fra associazioni e Regioni sulle leggi sul gioco, sempre più urgente alla luce dello slittamento dell'attesa riforma nazionale.

Scritto da Fm
Leggi sul gioco e dialogo con le Regioni: Lazio e Marche sotto la lente


Qualcosa (di concreto) si sta muovendo in provincia di Trento - dove prosegue l'iter del Ddl di modifica della normativa vigente con le prime audizioni di politica e operatori - e in Liguria, con l'avvio del "percorso" di due proposte della minoranza in materia ma le attese degli operatori sull'evoluzione delle leggi sul gioco non finiscono qui.
Ne parliamo nella terza e ultima puntata dello speciale di GiocoNews (pubblicato sulla rivista cartacea di Gioco News di febbraio, consultabile a questo linkdedicato al dialogo fra associazioni, sindacati e Regioni sul tema, di stringente attualità soprattutto per Lazio e Marche, che nella seconda metà del 2021 vedranno l’espulsione di molte attività di gioco legale dai propri territori, sempre che non intervengano nuove norme nel frattempo.
Il tutto senza dimenticare Piemonte ed Emilia Romagna, altre regioni da tempo sotto attenzione.


L'ESEMPIO DELL'ABRUZZO - “Da quando, circa cinque anni fa, abbiamo concordato con la Regione Liguria di sospendere la legge regionale che avrebbe vietato il gioco legale su tutto il territorio ligure, il nostro rapporto con gli Enti locali si è intensificato con l’intento di migliorare continuamente i provvedimenti legislativi esistenti.
In attesa di un riordino del settore a livello nazionale, stiamo cercando di trovare soluzioni che ci consentano di proseguire la nostra attività, di cui il gioco legale rappresenta una parte fondamentale”, ricorda Giorgio Pastorino, presidente del Sindacato totoricevitori sportivi, che nell'ultima assemblea nazionale del 2020 ha manifestato l'intenzione di ridiscutere le norme vigenti in varie parti dello Stivale prendendo come modello l'Abruzzo, dove la nuova legge regionale ha esentato i tabaccai da ogni divieto in materia di raccolta dei giochi.
“È ovvio che il percorso è ancora lungo: non sfugge come molte leggi regionali siano state sostanzialmente congelate, rimandandone l’applicazione, il che non ci consente di dormire sonni tranquilli.
Il risultato ottenuto in Abruzzo ha fissato, però, un nuovo standard normativo a cui i nostri rappresentanti sindacali devono ispirarsi nel confronto con i territori di competenza.
Regione Abruzzo ha riconosciuto come la rete delle tabaccherie sia già contingentata, perché sottoposta a regole stringenti riguardo le nuove aperture o i trasferimenti delle rivendite; in particolare, esistono parametri di distanza tra le tabaccherie che vengono fissati da leggi dello Stato. Per tale ragione, l’applicazione di un ulteriore distanziometro, da parte della Regione, sarebbe illogica e inapplicabile, rendendo impossibile la vendita del gioco presso i tabaccai”.
 
UNA MORATORIA PER L'APPLICAZIONE DELLE NORME LOCALI -  Restando fra i tabaccai-ricevitori diamo la parola a Flavio Romeli, direttore nazionale di Assotabaccai – Confesercenti, che ne approfitta per ampliare un po' il discorso. “Da diversi mesi a questa parte Confesercenti, attraverso l’area giochi sta lavorando su diversi tavoli per garantire e tutelare la filiera del gioco pubblico in questo complesso momento. Grazie al coordinamento con le altre sigle -  Acadi, Sistema gioco Italia, e anche, in casi specifici, Sapar, As.tro e New Asgi - da mesi portiamo avanti dialoghi intensi con rappresentanti politici delle istituzioni nazionali e locali”.
Fra le richieste avanzate a tutti i livelli c'è innanzitutto “la riapertura in sicurezza nei tempi più rapidi possibili, compatibilmente con l’andamento della pandemia e in linea con quanto previsto per le altre attività soggette a lockdown e assimilabili per ampiezza dei locali commerciali, grado di frequenza/permanenza della clientela (si pensi ad esempio alla ristorazione), ma talvolta anche meno sicure per le modalità intrinseche delle attività/servizi offerte, rispetto agli standard elevati di sicurezza adottati dal settore del gioco”. Ma anche “la moratoria dell’applicazione di disposizioni regionali e comunali restrittive dell’esercizio delle concessioni almeno fino al 31 dicembre 2021, in coerenza con l’esigenza di riordino del comparto”.
Un'idea rilanciata anche da Pasquale Chiacchio, presidente della Confederazione Giocare Italia, che vorrebbe proporre al Governo (qualunque esso sia), “un piano emergenziale per il settore, di 18-24 mesi, in cui 'azzerare ' i regolamenti regionali per consentire alle aziende di sopravvivere, sperando che nel frattempo arrivi il riordino nazionale”.
 
IL "CASO" LAZIO - Cantiere aperto anche nel Lazio, dove la fine di agosto dovrebbe vedere l'attuazione del distanziometro retroattivo introdotto dalla legge regionale n. 1 del 2020, che ha modificato – in peggio – la legge regionale n. 5/2013 per il contrasto al gioco patologico.
A raccontare lo stato dei lavori è Gabriele Perrone, rappresentante per il Lazio dell'associazione Sapar. “Abbiamo appena ripreso il dialogo con il Consiglio dal punto in cui lo avevamo lasciato, con la partecipazione delle sigle che effettivamente rappresentano le piccole e medie imprese di gestione, i punti vendita ed i lavoratori di riferimento. Insieme con As.tro, Fit-Sts ed Assotabaccai abbiamo avuto una prima audizione nelle commissioni congiunte sul finire del 2020 .
Ora vogliamo richiedere una seconda audizione in cui entrare nel merito e far emergere tutte le forti criticità, le distorsioni, la contraddittorietà e l'assoluta inutilità di queste disposizioni.
Innanzitutto partire dall'informazione, far emergere la verità, scalzando le dinamiche che in questi anni hanno distrutto la credibilità del settore”.
Non accorgendosi, o facendo finta di non rendersi conto che “non si sta limitando 'il' gioco ma 'un' gioco: un solo comparto del gioco pubblico, l'unico che ha una filiera occupazionale enorme, con 150mila addetti diretti senza contare l'indotto, a livello nazionale, 13mila occupati a livello regionale, una fortissima componente di piccole e medie imprese”, sottolinea Perrone. “Abbiamo letto tutti la relazione della Cgia di Mestre, che è inequivocabile nei contenuti, e gli studi di altri enti terzi al settore, come l'Eurispes, che hanno certificato come i risultati di queste leggi siano totalmente ininfluenti per il contrasto al Gap mentre in diverse regioni si è addirittura assistito ad un aumento dei soggetti in cura presso i Serd.
Tali disposizioni portano con sé solamente il trasferimento della domanda verso altre forme di gioco pubblico, che – nessuno sa perché – non vengono mai prese in considerazione, o verso forme di gioco illegale, nonché l'espulsione totale del settore degli apparecchi dai vari territori, causando un'ecatombe occupazionale, enormi perdite economiche e un danno erariale altrettanto rilevante.
Abbiamo chiesto anche un confronto all'ex sottosegretario Pier Paolo Baretta su queste tematiche, per far rilevare che in questo momento le disposizioni regionali sono le più letali, ma pure che il nuovo bando per l'assegnazione delle concessioni si prefigge un fine altrettanto espulsivo, con canoni che mirano ad un mercato fortemente monopolistico ed accentrato, in cui difficilmente potranno trovare spazio le piccole e medie imprese che sono l'asse portante di questo settore.
Alla luce di tutti questi elementi, non si può che lavorare per la proroga dell'entrata in vigore di queste disposizioni, che è quantomeno dovuta, visto che la pandemia sta impedendo anche l'utilizzo dei tempi di adeguamento previsti dalle legge, che già di per sé erano eccessivamente brevi.
A tale scopo, bisogna aprire subito un tavolo di confronto in cui far emergere con estrema chiarezza queste criticità e definire le azioni che possono portare ad un correttivo. Senza girarci attorno”.
 
MARCHE, IL NODO DELLA RETROATTIVITÀ E DEGLI ORARI - Non è molto diversa la situazione delle Marche, dove a decorrere dal 30 novembre di quest’anno il distanziometro diventerà retroattivo.
Anche qui si tratta di riprendere il confronto politico, terribilmente compromesso dalla gestione della pandemia, come conferma Paolo Gioacchini, vice presidente nazionale di As.tro con delega per le Marche e Abruzzo. “Io stesso mi sento in difficoltà a parlare di gioco con chi sta facendo i salti mortali per garantire il diritto alla salute (gestione tamponi e vaccini). È un discorso complesso.
Le interlocuzioni sulla modifica della legge erano state intense (e anche rassicuranti) ad aprile e maggio scorso – nonostante Covid e campagna elettorale. Di fatto non si sono mai di fatto interrotte ma sono molto diverse da quelle che sarebbero state in condizioni 'normali', sottolinea.
“Prima con incontri informali e poi con quelli in commissione, in condizioni normali ci sarebbero stati i presupposti per fare un testo di legge completamente nuovo come avvenuto in Abruzzo ma considerata la situazione ci accontenteremmo di quelle 4-5 modifiche al testo attualmente vigente.
Oltre all’eliminazione della retroattività abbiamo veicolato proposte emendative anche per gli altri 'temi caldi': in primis gli orari, che dovrebbero essere uniformi in tutta la regione e se possibile in linea con l’intesa in Conferenza unificata del 2017”.
 
LA PAROLA AI SINDACATI, FOCUS SU PIEMONTE ED EMILIA ROMAGNA - Ai tavoli di confronto aperti in varie regioni italiane ci sono anche le organizzazioni sindacali, che ci offrono un focus dettagliato su alcuni territori.
A cominciare dal Piemonte, dove la giunta regionale ha promesso il varo della nuova legge sul gioco entro il mese di maggio, con l'eliminazione della retroattività del distanziometro, che nascerà probabilmente dalla sintesi delle due proposte normative in discussione nelle commissioni a firma di Movimento 5 stelle e Lega.
Abbiamo chiesto lumi in proposito a Gianni Pezzetta, segretario generale Uiltucs Piemonte.
“La norma sul distanziometro può avere qualche valore, anche se non ritengo che abbia l’efficacia che si propone, quindi non la riterrei pregiudiziale; di certo la sua efficacia retroattiva, qualora non dovesse prevedere un tempo congruo per la sua reale applicazione dando tempo alla ricollocazione dell’attività, condannerebbe alla chiusura gli insediamenti che si troverebbero non a norma, con il conseguente licenziamento dei lavoratori in forza”.
Il confronto fra sindacati e Consiglio, propedeutico alla stesura di una legge che sia davvero condivisa da industria e politica, è al momento fermo, “rinviato a causa della chiusura totale del gioco pubblico a causa del Covid-19, fatte salve alcune giornate del mese di luglio ed agosto”.
Per ritrovare la normalità, secondo Pezzetta bisognerà aspettare le vaccinazioni. “Siccome con la salute non si scherza ritengo che le sale gioco, come altre attività economiche che scontano un eccessivo assembramento di difficile controllo, debbano riaprire quando il rischio di contagio sia prossimo allo zero, al di là della tavolozza colorata del Paese e ciò anche nell’interesse dell’economia più in generale”. 
Sarà “difficile ancora per molto tempo tornare alle condizioni pre-Covid” anche per Paolo Montalti, segretario generale della Filcams Cgil Emilia Romagna.
Regione in cui l'emergenza per il gioco non è legata “solo” al coronavirus ma anche, e ben da prima, all'entrata in vigore della legge del 2013, oggetto di numerosi ricorsi al Tar degli operatori sulla legittimità di chiusure e delocalizzazioni delle attività per mancato rispetto del distanziometro, tutti sistematicamente respinti.
In Emilia-Romagna già ci sono state proroghe rispetto ai tempi definiti dalla legge regionale per la messa a regime, le bocciature dei ricorsi da parte del Tar a mio avviso rafforzano la posizione della Regione e ritengo oggi poco probabile una revisione della norma regionale sul gioco legale contenuta in una legge che non riguarda solo ed esclusivamente tale materia”, sottolinea.
Il sindacalista, inoltre, guarda “con molta attenzione e preoccupazione ai cambiamenti che gli effetti della pandemia potranno produrre, sia nel breve che nel lungo termine, su tutte quelle attività aperte al pubblico e che oggi sono fortemente limitate con tutti gli inevitabili rischi di ricadute occupazionali fino ad ora contenuti con l'intervento degli ammortizzatori sociali 'Covid' ed il blocco dei licenziamenti”.
 

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