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Cardia (Acadi): 'Riaprire ora, stop danneggia Erario e agevola mafie'

08 aprile 2021 - 15:07

In audizione alle commissioni del Senato sul Dl Sostegni, Cardia (Acadi) evidenzia il dilagare dell'illegalità, i 7 miliardi di gettito persi dallo Stato e chiede slittamento del Preu.

Scritto da Redazione
Cardia (Acadi): 'Riaprire ora, stop danneggia Erario e agevola mafie'


"Noi abbiamo fra i nostri associati aziende che si sono viste assegnate le concessioni per distribuire sul territorio i giochi pubblici, noi abbiamo in associazione diverse verticali distributive su apparecchi, scommesse, bingo, lotterie, quindi abbiamo una certa sensibilità diffusa, visto che Acadi rappresenta circa il 50 percento di loro. In regimi normali di funzionamento il gettito è pari a 10-11 miliardi, negli ultimi 14 mesi siamo stati chiusi per 10 (dal 14 marzo 2020 ad aprile 2021 le attività sono rimaste chiuse per il 67 percento del periodo), siamo stati i primi a chiudere e gli ultimi a riaprire e siamo ancora in un regime di chisura totale".


A dipingere questo fosco quadro, ormai ben noto, è Geronimo Cardia, presidente di Acadi, in audizione in videoconferenza, sul decreto Sostegni alle commissioni 5ª (Programmazione economica, bilancio) e 6ª (Finanze e tesoro) del Senato della Repubblica, nel pomeriggio di oggi, 8 aprile.


"Quando abbiamo visto il colore bianco della Sardegna abbiamo intuito che potesse essere giunta l'ora della riapertura in regione", ma alla fine così non è stato.
"Questa chiusura così prolungata ha comportato la diminuzione del gettito erariale di 7 miliardi da marzo dell'anno scorso, inoltre - come evidenziato dalle autorità investigative, l'illegalita ha avuto un momento di gloria in questi mesi di chiusura del gioco pubblico, come si desume dal numero di sequestri e delle aziende illecite 'pizzicate' sul territorio, con centinaia di agenzie scommesse senza concessione, oltre 100 bische chiuse, più di 2mila apparecchi illegali sequestrati, più di 300 siti online illegali inibiti.
Con la conseguente preoccupazione manifestata dalle istituzioni in tutte le sedi e sulla stampa, oltre che dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli, in diverse occasioni", ricorda ancora Cardia.
 
A ciò si aggiunge che "il comparto ha perso oltre il 75 percento dei ricavi in alcune tipologie di giochi, oppure il 60 o il 45 in altre, comunque sia subiamo perdite 'monster', che rendono difficile garantire la continuità aziendale, come evidenziato anche dal Rapporto dell'Istat sulla competitività", fresco di pubblicazione.
"Il nostro comparto conta 75mila imprese e 150mila lavoratori, gran parte di essi sono in cassa integrazione.
Questa fotografia serve per farci riflettere sulla possibilità di riarire subito nelle zone bianche e gialle, quando torneranno ad esserci.
Non è uno slogan, ma la conseguenza di evidenze di fatto sulla base di protocolli di sicurezza -  già sottoposti al Comitato tecnico scientifico -  vagliati anche da soggetti terzi, che hanno rilevato come le caratteristiche strutturali del comparto avrebbero consentito la riapertura già nei mesi precedenti. La riapertura, quindi, è l'unica vera misura di salvataggio del comparto.
I sostegni sono delle ciambelle di salvataggio, anzi, delle ciambellne, che sono comunque essenziali", chiosa il presidente di Acadi.

"Tre sono i temi centrali. In primis, consentire anche alle aziende con ricavi superiori ai 10 milioni di accedere alle misure di sostegno: per fare questo lavoro bisogna essere grandi, solidi, in ragione dei prerequisiti richiesti dai parametri concessori, ed una grande azienda è un grande problema in questo momento.
Inoltre, in questi mesi c'è stata finestra temporale in cui il gioco è stato consentito; ed allora è stato detto di versare a giugno le relative imposte, tenendo conto che le aziende non potevano avere le risorse per fare un versamento normale, ed immaginando che l'apertura potesse essere mantenuta. Subito dopo però è stata determinata una nuova chiusura, quindi chiediamo di far slittare i versamenti del Preu previsti proprio per la chiusura che stiamo soffrendo in questo momento, spostandoli da giugno a dicembre di quest'anno, fino alla riapertura delle attività con la riattivazione dei flussi finanziari", auspica il presidente di Acadi.
Per poi concludere: "Le ciambelle di salvataggio sono fondamentali, ma c'è un paradosso: in questo periodo in cui le aziende sono chiuse sono costrette a pagare dei canoni per le concessioni, perché alcune di queste sono in proroga. Come consentito ad altri settori, per dare respiro, quindi bisognerebbe assicurare la proroga delle concessioni, che già per loro natura sono brevi e ristrette, esercitate nel canale retail soggette a sospensione, in proporzione rispetto alla mancata redditività".
 
L'EMENDAMENTO DI PEROSINO - A commento dell'audizione di Acadi è intervenuto il senatore Marco Perosino (Forza Italia), ricordando di aver presentato, insieme con il suo gruppo, un emendamento "che prevede l'esonero dal pagamento del canone fino al 30 aprile, in virtù della chiusura delle attività. Spero che possa essere concesso", ha detto, invitando i colleghi a sottoscriverlo, aggiungendo: "Spero che i sostegni per il gioco arrivino già in questo decreto".
 
 

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