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Green pass e lavoratori, sindacati: 'Obbligo possibile solo con una legge'

03 agosto 2021 - 11:33

Al centro del confronto fra i sindacati Cgil, Cisl e Uil e il premier Draghi la possibile introduzione dell'obbligo di Green pass per i lavoratori, tema d'attualità anche per i dipendenti delle attività di gioco.

Scritto da Fm
Green pass e lavoratori, sindacati: 'Obbligo possibile solo con una legge'

Il 6 agosto entrerà in vigore l'obbligo di esibire il Green pass – conseguito dopo la prima dose di vaccino, la guarigione dal Covid (da almeno 14 giorni e da non più di 6 mesi) o aver fatto il tampone antigenico o molecolare da non più di 48 ore – per entrare nelle attività economiche aperte al pubblico – sale gioco comprese – o per partecipare ad eventi sportivi, spettacoli o frequentare palestre e piscine, ma ancora non ci sono regole precise per i lavoratori.

Sono o no obbligati ad avere la certificazione verde, loro che magari si troveranno a doverla richiedere a chi accede nell'esercizio di cui sono dipendenti?

La domanda, alla quale nei giorni scorsi hanno provato a dare risposta anche alcuni rappresentanti dell'industria del gioco, tutti favorevoli a poter contare su personale vaccinato o comunque “in sicurezza”, torna d'attualità in queste ore, anche alla luce del confronto tenutosi fra il Mario Draghi e i vertici dei sindacati Cgil, Cisl e Uil ieri, 2 agosto, a Palazzo Chigi.

 

Un incontro al termine del quale il Governo si è riservato di fare delle valutazioni e ha promesso di tenere conto delle valutazioni e dei ragionamenti avanzati dai sindacati, i quali dal canto loro, rimarcano che “per introdurre l'obbligo vaccinale e il Green pass serve una legge”.
 
Ferma la posizione espressa dal segretario generale della Cgil, Maurizio Landini: “Non abbiamo nulla in contrario all'estensione del Green pass, ma non può diventare uno strumento usato dalle imprese per discriminare e licenziare. Contemporaneamente, abbiamo ribadito che in ogni caso, anche se i lavoratori sono vaccinati e con il green pass, bisogna sempre mantenere tutte le norme di sicurezza previste dai protocolli in questo senso, il che vuol dire la mascherina, il distanziamento e vuol dire la sanificazione”.
La Cgil è “disponibile naturalmente a migliorare i protocolli e la sicurezza, ma per noi – ha aggiunto – non esiste nessun accordo sindacale che possa sancire l'obbligo del vaccino, perché in una materia di questa natura l'obbligo può essere stabilito solo da una norma legislativa che finora è stata fatta per alcuni lavoratori del settore della sanità. Questa è una valutazione che deve fare il Governo. Noi abbiamo colto l'occasione per dire che esiste un problema sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, perché purtroppo si continua a morire per incidenti, per infortuni anche con la mascherina”. 
 
Rispondendo a delle domande del Corriere della sera, Luigi Sbarra, leader della Cisl, sottolinea: “Se il Governo sulla base di indicatori scientifici e sanitari, di cui a dire il vero noi non siamo a conoscenza, ritenesse che c’è un grave rischio di ripresa del Covid e, assumendosene la responsabilità, decidesse di imporre per legge l’obbligo di vaccinazione, non sarebbe certo il sindacato ad ostacolare questa decisione, purché essa non sia solo circoscritta ai luoghi di lavoro. Sarebbe invece sbagliato imporre l’obbligo surrettiziamente. Per esempio chiedendo alle parti sociali di stabilire loro che in azienda si entra solo con il Green pass.
Abbiamo proposto al presidente Draghi di implementare e rafforzare i protocolli già sottoscritti con le associazioni datoriali e finalizzati da un lato all’applicazione delle misure di sicurezza, dalle mascherine al distanziamento, sulle quali non deve esserci alcun cedimento, e dall’altro alla campagna di vaccinazione nei luoghi di lavoro”.
 
Il segretario generale della Uil, Pier Paolo Bombardieri, invece afferma. “Abbiamo chiarito che sull'obbligatorietà dei vaccini e sul Green pass c'è un accordo sulla sicurezza sottoscritto dalle parti sociali e recepito da un decreto.
Qualsiasi tentativo di modificare quell'accordo ha bisogno di una legge. Se vogliono modificare la legge il Governo e il Parlamento si assumano la responsabilità di intervenire.
 Per quello che ci riguarda - prosegue Bombardieri - richiamiamo in modo forte l'accordo sulla sicurezza perché anche con il secondo vaccino non verrebbero meno gli elementi che impongono all'interno delle aziende l'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale e il rispetto dei protocolli sulla sicurezza.
 Noi siamo vaccinati, sostenitori del Green pass per il tempo libero, ma il diritto alla salute e il diritto al lavoro sono due principi garantiti dalla Costituzione sui quali bisogna intervenire con grande delicatezza senza forzature da una parte e dall'altra.
 Inoltre abbiamo ricordato al presidente del Consiglio che l'unico Paese nel quale è prevista l'obbligatorietà dei vaccini è l'Arabia Saudita e non mi pare che sia un punto di riferimento per il nuovo Rinascimento.
Su questo argomento, quindi, abbiamo necessità di confrontarci e capire come muoverci nel futuro”.
 
In parallelo, oggi scade il termine per la presentazione in commissione Sanità del Senato degli emendamenti al Dl Covid, istitutivo dell'obbligo di Green pass per l'accesso ad alcune attività economiche e sociali.
 
Giovedì, 5 agosto, alle 14, e invece in programma il Consiglio dei ministri che si occuperà del nuovo decreto sul Green pass, con l'estensione dell'obbligo di certificazione per l'accesso ai mezzi pubblici a lunga percorrenza - treni, aerei, navi, traghetti - ma anche del piano per la riapertura delle scuole con l'incognita dell'obbligo vaccinale per gli insegnanti. 
 

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