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Green pass in sala gioco: per molti, ma non per tutti

06 agosto 2021 - 08:55

A partire da oggi, 6 agosto, il Green pass diventa obbligatorio anche per entrare nei locali di gioco: sempre per le gaming hall, non per tutti nelle sale giochi. Ecco le regole.

Scritto da Ac e Fm
Green pass in sala gioco: per molti, ma non per tutti

Oggi inizia una nuova fase tra le tante che hanno caratterizzato la gestione dell'emergenza sanitaria nel nostro Paese, con l'entrata in vigore dell'obbligo di mostrare il Green pass per poter entrare nei locali pubblici al chiuso.

Tra questi, anche in quelli di gioco, rientrando tra le attività sottoposte a tale vincolo ristoranti e bar (al chiuso), palestre, centri benessere, sport di squadra, centri culturali, centri sociali e ricreativi, teatri, cinema, competizioni sportive, stadi, musei, parchi tematici e di divertimento.

Eppure, la "certificazione verde" non è sempre necessaria per entrare nei locali di gioco e intrattenimento. O, almeno, non per tutti. Ecco quindi che diventa utile e – forse – anche necessario, fare un po' di chiarezza sulle regole in vigore da oggi, venerdì 6 agosto.

 

LE REGOLE PER SALE GIOCO E L'INTRATTENIMENTO - Di certo a essere obbligati a mostrarlo sono gli avventori di tutti i centri di gioco per adulti: sale slot e Vlt, bingo e così via.
Mentre nelle sale giochi di “puro intrattenimento”, la situazione è diversa. Come pure per i parchi a tema. Sì, perché al momento chi ha meno di 12 anni non deve avere il certificato vaccinale, pertanto non dovrà esibire alcun documento per entrare nei locali o luoghi di assembramento. Ricordando, peraltro, che i bambini sotto i 6 anni di età oltre ad essere esentati dall’obbligo del Green pass, possono anche esimersi dall’indossare la mascherina. Ecco quindi che nelle sale giochi dedicate alle famiglie ci sarà un mix di situazioni da tenere in considerazione.
Inoltre sono previste anche altre esclusioni dall’obbligo relativo al possesso del Green pass per particolari categorie. Oltre ai bambini con età inferiore ai 12 anni, l’art. 3, comma 3, del D.L. n. 105/2021, prevede una specifica esenzione dall’obbligo del Green pass per i soggetti esenti sulla base di idonea certificazione medica rilasciata secondo le modalità che saranno definite con circolare del ministero della Salute. Con apposito Dpcm vengono anche individuate le specifiche tecniche per trattare in modalità digitale tali certificazioni, al fine di consentirne la verifica digitale, assicurando al contempo la privacy del soggetto che le esibisce. Nelle more dell’adozione di tale provvedimento, potranno esser utilizzate le certificazioni rilasciate in formato cartaceo.
 
COME SI OTTIENE IL PASS - Il pass viene rilasciato dopo la prima dose di vaccino - passati 15 giorni dalla somministrazione - o a conclusione del ciclo vaccinale e quindi dopo la seconda dose (valido 9 mesi), con il certificato di guarigione dal Covid (valido 6 mesi), con l'esito negativo di un tampone effettuato nelle 48 ore precedenti. L'obbligo di avere il Green pass non si applica a tutti coloro che hanno meno di 12 anni - per i quali non è autorizzata la vaccinazione - e, dice il decreto, "ai soggetti esenti sulla base di idonea certificazione medica rilasciata secondo i criteri definiti con circolare del ministero della Salute".
 
LE SANZIONI - Per chi viola le regole o non effettua i controlli è prevista una sanzione da 400 a 1000 euro sia a carico dell'esercente sia dell'utente. Se le violazioni si ripetono in tre giorni diversi, l'esercizio potrebbe essere chiuso da 1 a 10 giorni.
 
IL CAPITOLO DIPENDENTI – Altro tema, invece, è quello dei dipendenti dei locali. Ad oggi, infatti, non esiste un obbligo di vaccinazione dei dipendenti in capo al datore di lavoro. Gli obblighi in capo al datore di lavoro previsti dalla normativa vigente riguardano esclusivamente il rispetto delle disposizioni contenute all’interno del Protocollo condiviso di aggiornamento delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Sars-CoV-2/Covid-19 negli ambienti di lavoro del 6 aprile 2021 e delle disposizioni contenute nella circolare ministero della Salute n. 15127 del 12 aprile 2021.
Tali disposizioni non impongono al datore di lavoro l’obbligo di vaccinazione e/o l’obbligo di tampone dei dipendenti per lo svolgimento della prestazione lavorativa. Occorre altresì ricordare che allo stato il datore di lavoro non può acquisire, neppure con il consenso del dipendente o tramite il medico competente, i nominativi del personale vaccinato o la copia delle certificazioni vaccinali. Pertanto, in assenza di una specifica valutazione del medico competente, il datore di lavoro in via generale non può sanzionare il lavoratore in caso di mancata vaccinazione.
 
COME VERIFICARE IL GREEN PASS - Per verificare se una "Certificazione verde" è autentica il titolare di un locale dovrà utilizzare l’App gratuita “VerificaC19” installata su un dispositivo mobile. In particolare, l’App consente di leggere il Qr code della certificazioni verdi Covid-19 e mostra graficamente al verificatore l’effettiva autenticità e validità della certificazione, nonché, il nome, il cognome e la data di nascita dell’intestatario della stessa.
L’App, una volta installata sul dispositivo mobile, consente di effettuare le verifiche delle certificazioni anche in assenza di connessione internet (modalità offline), e non registrare nel dispositivo del verificatore i dati delle Certificazione sottoposte a controllo, riducendo al minimo il numero di dati visualizzabili dall’operatore nel pieno rispetto della normativa sulla privacy.
Secondo quanto spiega il ministero della Salute, “il processo di utilizzo dell’App di verifica si articola, in particolare, nelle seguenti fasi: il verificatore richiede la Certificazione all’Interessato, il quale mostra il relativo Qr Code (in formato digitale oppure cartaceo); l’App VerificaC19 legge il Qr Code, ne estrae le informazioni e procede con il controllo di autenticità tramite la verifica della firma digitale; l’App VerificaC19 applica le regole previste per la verifica della scadenza della Certificazione in relazione alla tipologia di certificazione (vaccinazione, tampone molecolare e/o antigenico e guarigione) e alla sua data di emissione; l’App VerificaC19 mostra graficamente al verificatore l’effettiva autenticità e validità della Certificazione nonché il nome, il cognome e la data di nascita dell’intestatario e all’identificativo univoco della stessa; l’intestatario su richiesta del verificatore esibisce un proprio documento di identità in corso di validità ai fini della verifica di corrispondenza dei dati anagrafici presenti nel documento con quelli visualizzati dall’App”.
 
FIPE: “INTRODURRE L'AUTOCERTIFICAZIONE, E NIENTE DEROGHE” - Sull'obbligo in vigore da oggi interviene anche Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana pubblici esercizi.
Il vice presidente Aldo Cursano sottolinea che i “ gestori di bar e ristoranti faranno quanto possibile per favorire il controllo del Green pass di chi vorrà accedere agli spazi al chiuso, ma serve la possibilità di utilizzare l’autocertificazione per responsabilizzare i clienti.
Noi faremo ancora una volta la nostra parte con grande senso di responsabilità e spirito di sacrificio, nonostante la consapevolezza che la norma rischia di impedire l’accesso ai locali di una fetta consistente di popolazione, in particolare giovani e giovanissimi, che è ancora in attesa di ricevere la prima dose di vaccino. Non per una scelta individuale, sia chiaro, ma per i tempi tecnici di una campagna vaccinale che ancora non si è conclusa.
Quello che va evitato con tutti i mezzi è che si prevedano deroghe all’obbligo di ingresso con il Green pass. Se il Governo ha deciso di utilizzare questo strumento per contenere la circolazione del virus, la norma deve essere applicata in tutti i luoghi in cui si somministrano cibi e bevande. Senza eccezioni. Altrimenti, si finirebbe per introdurre una ulteriore discriminazione, penalizzando alcune imprese e favorendone altre. Questo non può in alcun modo essere consentito. Nello stesso mercato, devono valere le stesse regole”.
In merito ai vaccini, si esprime anche Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio: “La nostra federazione è da sempre a favore dei vaccini, e anche l’eventuale introduzione dell’obbligo di Green pass per i dipendenti dei pubblici esercizi non ci vede contrari. Tuttavia, è assolutamente necessario intervenire su due aspetti fondamentali. Uno riguarda i tempi di introduzione di tale misura: bisognerà dare il tempo di vaccinarsi a tutti quelli che non lo hanno ancora fatto. La campagna vaccinale richiede tempi tecnici che dipendono dai protocolli sanitari e dalla logistica, è quindi inimmaginabile pensare di poter pretendere la carta verde per tutti i lavoratori del nostro comparto già da fine agosto e con così poco preavviso, soprattutto se consideriamo che la Federazione ha chiesto a più riprese e sin dall’inizio del 2021 di inserire i dipendenti di bar e ristoranti nelle categorie da vaccinare in via prioritaria, proprio perché a contatto col pubblico. Imporre la vaccinazione 'tutti e subito' causerebbe la chiusura in piena stagione turistica di migliaia di esercizi per mancanza di personale.
Altra questione fondamentale riguarda la gestione di quei dipendenti che decideranno liberamente di non vaccinarsi. A questo proposito servono indicazioni precise e un quadro normativo molto chiaro per aiutare gli imprenditori a capire come comportarsi in situazioni del genere. Dobbiamo evitare in ogni modo che gravino sulle attività ulteriori oneri economici, organizzativi e amministrativi”.
 
GREEN PASS, OPPOSTE FAZIONI IN PARLAMENTO - Il Green pass è sicuramente foriero di divisioni e scontri, anche accesi, tanto “nel Paese reale” quanto nelle aule politiche. Lo dimostrano due interrogazioni concettualmente opposte presentate in proposito, una alla Camera dei deputati e una al Senato. 
Alla Camera Berti e Grippa (M5S) chiedono al ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, quali iniziative intenda intraprendere per contrastare il fenomeno degli attacchi reputazionali organizzati tramite piattaforme come TripAdvisor contro per gli esercenti che operano nel pieno rispetto delle normative vigenti per contrastare la diffusione della pandemia. A monte vi è un fatto di cronaca che ha coinvolto due locali di Roma e Milano: il ludopub Victorian Monkey e la Casa dei giochi, entrambi oggetto di insulti, intimidazioni e una serie di recensioni negative ricevuti per il semplice fatto di essersi adeguati alle nuove disposizioni emanate in relazione al Green pass.
Diversa, concettualmente quasi all'opposto, l'interrogazione presentata al Senato da Granato, Angrisani, La Mura, Giarrusso (Gm), i quali chiedono al presidente del Consiglio Mario Draghi e al ministro della Salute Roberto Speranza, se non abbiano valutato che l'adozione della Green pass produca anche effetti ingiustificatamente discriminatori nei confronti di diritti costituzionalmente garantiti a tutti i cittadini, causando una restrizione ingiustificata della sfera giuridica dei privati coinvolti rispetto al perseguimento dell'interesse pubblico collettivo. E quindi, si chiedono gli interroganti, "se non si valuti più idoneo, data l'insorgenza continua di varianti, che sono fuori dal controllo dei vaccini, puntare su adeguati controlli di sicurezza e sulle terapie domiciliari precoci alternative, che sono oggi già disponibili, non limitando oltre la circolazione di cittadini che, se sani, anche se non vaccinati che non sottoposti entro le 48 ore a test molecolare, non possono legittimamente essere interdetti all'esercizio delle medesime prerogative costituzionali".
 

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