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Scommesse: Commissioni tributarie incerte su pagamento imposte per centri senza concessione

05 marzo 2014 - 11:13

Le agenzie che effettuano raccolta di scommesse sportive attraverso il collegamento a bookmaker esteri privi di concessione non sono soggette all'obbligo di assolvere l’imposta unica richiesta dai Monopoli di Stato. A stabilirlo sono state ben due Commissioni Tributarie provinciali, di Latina e Mantova, le quali, pronunciandosi in merito agli accertamenti fiscali ricevuti da altrettante agenzie collegate al bookmaker inglese Stanleybet, hanno spiegato che, tali centri, svolgono un’attività di semplice intermediazione. Quindi, poiché l’accettazione della giocata fa capo alla società proponente e non al gestore informatico del rapporto con il cliente, non ci sarebbe una responsabilità diretta da parte dei titolari del centro. “In altri termini – scrive la Commssione di Latina - il centro si limita a mettere a disposizione dello scommettitore lo strumento di comunicazione per conoscere la proposta di scommessa”. Pertanto  “l’obbligazione tributaria deve fondarsi sulla verifica di due elementi concorrenti: qualificazione del soggetto e localizzazione della giocata, riservando al soggetto proponente una funzione ausiliaria”.

Scritto da Ac
Scommesse: Commissioni tributarie incerte su pagamento imposte per centri senza concessione

 

Secondo questa interpretazione, dunque, il ruolo di unico gestore del rapporto contrattuale va attribuito alla società estera e non al titolare del centro, il quale svolgerebbe attività “accessoria”.

UNA BEFFA AL SISTEMA  CONCESSIORIO - Un giudizio che suona come una vera e propria beffa per le agenzie che operano attraverso la concessione dello Stato italiano le quali lamentano da sempre una “concorrenza sleale” operata dai centri collegati ai bookmaker esteri proprio per via degli oneri minori a cui sono sottoposti.

 

GIUDIZIO OPPOSTO AL SUD - Ma il verdetto delle Commissioni tributarie di Latina e Mantova risulta tuttavia in conflitto con quelli di altre Commissioni. In primis, con quelle di Napoli e Palermo le quali, con altrettante pronunce di questi giorni, sostengono, al contrario, che i centri di trasmissione dati collegati a bookmaker esteri non autorizzati devono versare le imposte richieste dai Monopoli. In questo caso le Commissioni tributaria hanno respinto due ricorsi di gestori di agenzie Goldbet contro gli avvisi di accertamento indirizzati sia ai titolari dei centri che alla società austriaca. Oltre a ravvisare l'impossibilità a operare per il bookmaker in Italia, rifacendosi alla giurisprudenza del Consiglio di Stato, la Commissione campana aggiunge che l’imposta unica appare "inequivocabile ed assoggetta a responsabilità colui che gestisce con qualunque mezzo, anche telematico, per contro proprio o di terzi, anche ubicati all’estero, concorsi pronostici o scommesse di qualsiasi genere" visto che ad essere soggetta ad imposta è "la raccolta di gioco" che è proprio l’attività che dichiara di svolgere il Centro.

 

I CTD IN ITALIA – Se il caso – squisitamente italiano – della raccolta scommesse attraverso Ctd è uno dei temi di maggiore attualità, le pronunce delle quattro commissioni in materia di accertamenti fiscali rendono ancora più instabile il sistema concessorio italiano. Con i casi di Mantova e Latina, in particolare, che aprono la strada a ulteriori interpretazioni decisamente contrarie rispetto a chi intendeva sconfiggere questo tipo di attività. Tra il 2007 e il  2012, gli uffici regionali dell’Agenzia hanno avviato ben 607 procedimenti tributari per il recupero dell’imposta unica sulle scommesse e l’irrogazione delle relative sanzioni tributarie, riuscendo ad accertare una base imponibile sottratta a tassazione pari a 296,3 milioni di euro, e un totale di 19,8 milioni circa a titolo di imposta unica sulle scommesse e relative sanzioni tributarie. Numeri che diventerebbero del tutto relativi qualora l'orientamento prevalente dovesse risultare quello di Latina o Mantova.
Per avere un'idea del fenomeno dei cosiddetti 'Ctd' in Italia basta guardare i dati forniti ieri da Sistema Gioco Italia di Confindustria in occasione dell'incontro di ieri a Bari: solo in Puglia nel 2013 i centri scommesse non autorizzati stimati risultano essere più numerosi di quelli autorizzati, con 923 Ctd contro 723 agenzie legali. Un dato ancor più preoccupante se raffrontato con quello nazionale: in Italia i centri legali sono circa 7 mila, contro i 4 mila illegali, i quali non versano le tasse allo Stato.

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