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As.tro su sequestro Stanleybet: "Nulla di straordinario"

08 ottobre 2014 - 11:59

“La notizia è nota, e ha fatto scalpore mediatico, ma l’oggetto di essa è tutt'altro che sensazionale. Il fatto che un sequestro per equivalente sia stato disposto nei confronti di un bookmaker estero operante in Italia senza concessione, piuttosto che nei confronti di un generico signor Rossi, è francamente ‘all’ordine del giorno’, e semmai ci si dovrebbe interrogare sul perché una misura adottabile ‘da tanti lustri’ conosce solo pochi anni di giurisprudenza applicativa nel campo dell'evasione fiscale”.

Scritto da Redazione
As.tro su sequestro Stanleybet: "Nulla di straordinario"

È quanto sottolinea l’associazione As.Tro, commentando il sequestro di 56 milioni di euro a Stanleybet. “Altro fatto apparentemente clamoroso sarebbe stato rilevato nella manifestata innocenza proclamata dal destinatario del provvedimento di sequestro, a cui è sembrato doveroso aggiungere che la misura è stata adottata perché ‘ce l’avrebbero con lui’ per pregresse contrapposizioni istituzionali. Anche questo è un ‘classico’ per nulla clamoroso che ha coinvolto ‘fior fiore’ di italiani residenti in Italia e all’Estero, di stranieri, e di apolidi. La nostra Giustizia farà il suo corso, che a molti non piace, ma che accumuna tutti, non annoverando percorsi facilitati per nessuno. Una sola osservazione si impone: quando si afferma pubblicamente che un Organo dello Stato ha agito ‘contro Giustizia’, ovvero facendo prevalere il risentimento sul diritto, si rischia di commettere un reato molto meno difendibile di quello per il quale ci si è professati innocenti (e che ha generato l’iniziativa giudiziaria ritenuta illegittima e persecutoria), nonché innescare (magari per davvero) quel clima di risentimento che l’indagato ha ritenuto (magari errando) già esistente e operativo (solo perché le proprie asserite prove di innocenza non sono ancora state vagliate da chi di competenza). Se poi l’indagato in questione risulta essere un ‘vittorioso seriale’ delle procedure di dissequestro, il carattere controproducente di detta strategia comunicativa si appalesa pienamente, visto che i legali non gli mancano e con essi le possibilità di far annullare il provvedimento se illegittimo per il nostro Ordinamento. L’unica annotazione semi-seria concedibile al caso in questione può essere quella che attiene allo stupore verosimilmente provato nel vedersi perseguito (che è diverso da perseguitato) per un reato fiscale nel Paese ‘dell’evasione fiscale’. Così va il mondo, e persino in Colombia c’è chi sconta una pena per traffico di droga o omicidio, magari da innocente. Da cittadini, tuttavia, il ragionevole garantismo, che non va mai abbandonato, si scontra contro i dolori autentici e drammatici che l’evasione fiscale ha generato nel nostro Paese, risultando quindi difficile schierarsi ‘a prescindere’ a favore di chi è accusato di tale reato, fermo restando la presunzione di non colpevolezza. Sul fronte particolare di cui si parla, ovvero quello degli operatori per il gioco lecito italiano che le tasse nazionali non hanno modo di evadere, la fiducia nelle Istituzioni Nazionali non è atto discrezionale, e pertanto solo all'esito pubblico della vicenda processuale si potrà declinare un commento, fermo restando il rispetto di tutte le Leggi, ivi compresa la possibilità di costituirsi parte civile”.

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