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Alla Corte Ue nuovo 'bivio' per le scommesse italiane: si decide sul bando 2mila punti

22 ottobre 2014 - 08:09

Per l'ennesima volta in queste ore la Corte di Giustizia Europea è chiamata a dire la sua su una vicenda tutta italiana, solo ed esclusivamente italiana: la 'guerra' infinita tra il modello concessorio delle scommesse gestito dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato e riconosciuto dalla stessa Ue, e i Ctd che hanno contestato in questi anni qualsiasi framework legislativo italiano eludendo, di fatto, qualsiasi contributo all'erario sia in termini di autorizzazioni e licenze che sottoforma di tasse. In aula, accanto all’avvocato dello Stato, è presente anche il direttore dell’ufficio normativa dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Italo Volpe.

Scritto da Cesare Antonini
Alla Corte Ue nuovo 'bivio' per le scommesse italiane: si decide sul bando 2mila punti


E la Cge oggi esaminerà le richieste relative alla conformità bando per 2.000 punti scommesse assegnati a maggio 2013 per solo un paio d'anni e, come noto, a prezzi ridotti. La promessa era quella di un bando 'blindato' ma, come al solito, una falla i legali dei Ctd l'hanno trovata piazzando la miccia a dovere e liberandosi per l'ennesima volta dai contributi da erogare sul suolo italiano.
Un ricorso in Consiglio di Stato di Stanleybet ha costretto i giudici a rinviare il tutto alla Corte del Lussemburgo. Altri rinvii sono arrivati da altri tribunali locali e amministrativi regionali fino alla Cassazione.

 
Il rinvio non ha bloccato il bando, ma la Corte Ue dovrà valutare se il termine per le concessioni fissato al giugno del 2016 sia rispettoso della sentenza della Corte di Giustizia Costa-Cifone del febbraio 2012 e se sia legittima una durata delle licenze inferiore a quella stabilita dal ministero dell’Economia nelle gare svolte in precedenza.
 
Riusciranno i giudici a mettere la parola fine in un senso o nell'altro o si rimarrà ancora in questa anomalia tutta italiana che vede da una parte operare una rete legale e che subisce pesanti controlli quotidiani e paga tasse rispettando la legge e dall'altra un network capillare su tutto il territorio che sta sostituendo piano piano le agenzie Adm in crisi e vessate dallo stesso Stato che le ha autorizzate?
Il paradosso è che siamo alla sesta volta che il regime concessorio finisce sotto esame in Corte di Giustizia Europea. Possibile che legali e tecnici non riescano a scrivere bandi conformi alla legge europea e che, come accade in altri Paesi membri, definiscano un gioco legale senza trascinarsi dietro agenzie e siti borderline?

In rappresentanza della Commissione Ue è intervenuta Elisabetta Montaguti, la quale sottolinea: “Un limite di durata, che esclude in partenza la possibilità di recupero degli investimenti necessari, costituisce un deterrente all’ingresso dei nuovi operatori, così da limitare l’esercizio della libertà di stabilimento e di prestazione di servizi. Così si priva gli esclusi di uno strumento utile per entrare nel mercato delle scommesse”.

 
IL DIBATTIMENTO - Secondo il legale di Stanleybet, Daniela Agnallo, “Dietro l’allineamento delle licenze si nasconde la protezione dei concessionari storici, i quali hanno il diritto ad operare con la gara Coni del 1999, dichiarata contraria al diritto Ue dalle sentenze Gambelli e Placanica, e ulteriori immeritati vantaggi con la gara Bersani del 2006. In tal modo si ha una sperequazione competitiva dei nuovi rispetto ai concessionari già presenti sul mercato, che hanno avuto 13 o 9 anni per realizzare I loro ammortamenti”.

E Robeto Jacchia, legale di Stanleybet Malta aggiunge: “L’allineamento della scadenza di tutte le concessioni all’anno 2016 ha natura puramente economica e organizzativa e, quindi, non risponde, ad un motivo imperativo di interesse generale. Tale esigenza non è, di conseguenza, idonea a giustificare la discriminazione dei nuovi aggiudicatari e potenziali aggiudicatari delle concessioni del 2012 nei confronti di quelli preesistenti, che l’asimmetria di durata inevitabilmente comporta”.

 

Da parte sua, l’avvocato dello Stato, Sergio Fiorentino, aggiunge: “Gli investimenti iniziali sono tutt’altro che proibitivi e comunque tali da essere remunerati nell’arco di un quadriennio. Poi, non è chiaro quale possa essere il vantaggio accordato ai precedenti concessionari, anzi Stanleybet opera già sul mercato italiano e dispone di esercizi affiliati dotati di mezzi telematici, di schermi televisivi, e di schermi per il virtual gaming”. Per quanto riguarda l’allineamento delle concessioni “è più agevole ed economico gestire licenze che scadono contemporaneamente, in modo da ricollocare tutti i diritti messi a gara”.

LA SENTENZA - L'avvoca Agnello, interpellata da Gioconews.it, sottolinea: "La sentenza verrà resa nota tra qualche mese, ma siamo fiduciosi".

 


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