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Agnello: 'Nessuna alternativa a doppia referenza viola principio effettività'

16 giugno 2016 - 10:33

Il commento del legale di UniqGroup, Daniela Agnello, alle conclusioni dell'avvocato Whal sulla causa Politanò.

Scritto da Redazione
Agnello: 'Nessuna alternativa a doppia referenza viola principio effettività'

“Escludere da una gara un soggetto neocostituito che non può ricorrere alle doppie referenze bancarie per giustificati motivi, laddove esistevano altri strumenti idonei, va oltre quanto necessario per garantire l'affidabilità economica di un partecipante alla selezione e viola anche il principio di proporzionalità”. Lo evidenzia l'avvocato Daniela Agnello, legale di UniqGroup, nel commentare le conclusioni dell'avvocato generale della Corte di Giustizia dell'Unione Europea, Nils Whal, sulla causa Politanò.
Nel ricordare il contesto normativo in cui si inserisce la questione pregiudiziale comunitaria, che il legale definisce di “continua espansione delle possibilità di gioco” e dove “gli originari intenti di protezione dell'ordine pubblico nel settore dei giochi sono stati progressivamente sostituiti da esclusive preoccupazioni di politica fiscale di bilancio”, Agnello evidenzia: “La difesa ha dimostrato che la normativa italiana non ha fornito criteri oggettivi e noti in anticipo per la redazione delle referente bancarie di una società neo-costituita, e ha attribuito un potere illimitato all'amministrazione nella valutazione di tali referenze. La normativa italiana non ha previsto alcuna alternativa alle doppie referenze bancarie nel caso di giustificati motivi, determinando l'esclusione della gara della UniqGroup, non ha rispettato l'obbligo di trasparenza, quale corollario del principio della parità di trattamento, con conseguente violazione del principio di effettività”.

Nel rammentare che “la Commissione Ue anche all'udienza orale ha ribedito che 'è incontestabile la restrittività della normativa italiana'”, Agnello conclude: “Attendiamo la sentenza della Corte per valutare se la normativa italiana ha discriminato la società Uniq nell'acecsso al sistema concessorio italiano”.

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