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La ricostruzione dei giochi passa dal contrasto agli illeciti

08 giugno 2020 - 08:20

La riapertura di Sale gioco, scommesse e bingo, dopo circa tre mesi di lockdown, sembra  imminente: restano i vecchi problemi del settore, oggi ancor più opprimenti, ma se risolti, potrebbero farlo rinascere.

Scritto da Riccardo Calantropio, esperto di giochi e scommesse
La ricostruzione dei giochi passa dal contrasto agli illeciti

Con l’introduzione nell’ultima Legge di Bilancio - in vigore da gennaio 2020 - dei controlli sulle “transazioni finanziarie” e degli “agenti sotto copertura”, c’è stata una vera svolta nel contrasto a tutte le forme di illegalità e di conseguenza al riciclaggio gestito dalle organizzazioni criminali e mafiose. I cosiddetti “sottobanchi”, spesso (ma non sempre) utilizzati nelle sale scommesse e nei Pvr (Punti vendita ricariche) legalmente autorizzati, vengono realizzati attraverso l'utilizzo (illecito) di Personal computer con navigazione libera, sotto l’artificio di rendere quel punto vendita anche un internet point. Anche se, se si controlla il fatturato effettivo derivante dall’attività di internet point, si potrebbe scoprire che nel 90 percento dei casi è pari zero, o prossimo allo zero. Proprio perché quell'attività non è neppure secondaria o accessoria, ma solo fittizia, per giustificare la presenta di computer poi destinati ad altro. Ovvero, alla raccolta illecita di scommesse attraverso siti “punto com”. Alcuni gestori di bar, più ingegnosi, trovano l’escamotage di dare l’uso gratuito dei Pc a chi consuma. Ovviamente è solo una copertura con lo scopo di eludere le norme in vigore e, in particolare, le prescrizioni previste dal cosiddetto “Decreto Balduzzi” che (all'articolo 7 comma 3-quater) prevede: “Fatte salve le sanzioni previste nei confronti di chiunque eserciti illecitamente attività di gioco con vincita in denaro, è vietata la messa a disposizione presso qualsiasi esercizio pubblico, di apparecchiature che, attraverso la connessione telematica, consentono ai clienti di giocare sulle piattaforme di gioco messi a disposizione dei concessionari online, da soggetti autorizzati all’esercizio dei giochi a distanza, ovvero da soggetti privi di qualsivoglia titolo concessorio o autorizzatorio rilasciato dalle competenti autorità”.

L'ALLARME ILLEGALITA' - Già il primo aprile 2016, in un articolo pubblicato su GiocoNews.it avevamo fornito delle indicazioni su come meglio combattere gli illeciti, ai quei tempi suggerivamo: “Maggiori controlli da parte dei funzionari dei Monopoli e soprattutto dalla Guardia di Finanza che ha le tecnologie informatiche per appurare tutti i tipi di illeciti, analizzando i Pc di banco e di sala e la loro cronologia di collegamenti; e segnalazioni di semplici cittadini e di incaricati del servizio di raccolta (negozi) all’AdM e alle autorità competenti, senza escludere, in certi casi, anche le Procure della Repubblica. In futuro, suggerirei anche di monitorare, a monte, le linee telefoniche, Adsl e Wi-Fi, con sistemi automatici di segnalazioni di possibili anomalie e presunti illeciti. E, inoltre, monitorare le Sim dei gestori, loro familiari e collaboratori; visto che già ora le ricariche dei conti gioco punto.com li fanno con cellulari e tablet. Spesso sottobanchi e conti di gioco sono fatti con le cosiddette 'Skin' che a Malta si possono acquistare con circa 15mila euro; e sono gli stessi master dei bookmaker che, a volte, le acquistano e le propongono ai centri scommesse”.
In quello stesso periodo iniziarono effettivamente i controlli sulla cronologia dei Pc accessibili dalla clientela. Anche se, al solito, era già chiaro che – come spesso avviene in Italia - “fatta la legge, scoperto l’inganno”: cioè sapendo benissimo che sarebbero stati ideati degli artifici per eludere anche i risultati di questi controlli. E il 16 Giugno 2016, in un altro articolo sempre pubblicato su queste pagine virtuali, avanzammo una proposta, purtroppo mai presa in considerazione. Quella cioè di prevedere “una norma di incompatibilità tra internet point e servizio di aperture conti e ricariche di piattaforme web, in cui si possa scommettere e giocare. Si eviterebbero inutili lungaggini processuali e tante complicazioni".
In attesa, quindi, che la mia proposta possa avere maggior successo, e al fine soprattutto di combattere i sottobanchi e i punto com, credo che sia opportuno dare altri suggerimenti per evitare che i gestori mettano dei Pc a disposizione della clientela, anche per farli giocare sui siti legalmente autorizzati dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, in modo da facilitare e semplificare i controlli da parte della stessa agenzia e delle altre autorità preposte.
 
LA SOLUZIONE - Uno dei suggerimenti più ovvi è quello di controllare i proventi dell’attività di internet point ai fini di disporre di un miglior quadro probatorio del vero motivo del mettere dei Pc liberi e collegabili con i siti web di cui si fanno le ricariche; ma anche questa non potrebbe essere una prova decisiva. I Pc al pubblico, in effetti, dovrebbero essere bloccati su pagine web come diretta.it, o escludere, a priori, le pagine di cui si fa la ricarica.
Il secondo suggerimento è proprio quello di utilizzare gli agenti sottocopertura, introdotti dalla recente Legge di Bilancio, tutte le volte che dai controlli sulla cronologia dei Pc si evidenziano dei siti di scommesse o di casinò online. Nelle settimane successive o nei mesi successivi, degli agenti sottocopertura potrebbero cogliere sul fatto i gestori dediti a questi illeciti. Quindi dei controlli mirati nei locali in cui si presuppone un illecito, e non a spot. L’obiettivo non dovrebbe essere strettamente quello di sanzionare i gestori, ma quello di renderli consapevoli dei rischi a cui andrebbero incontro, e quindi scoraggiare questi comportamenti, con una adeguata informazione sui media.
 
ILLEGALITÀ DURANTE IL LOCKDOWN - In questi mesi di lockdown, quasi tutti accusano il governo che questo blocco favorisce il gioco illegale; ed è in parte vero, anche se fino a un certo punto – almeno nel settore delle scommesse – visto che i sottobanchi operano anche negli stessi locali con diritti AdM, che sono stati chiusi a causa dell'emergenza Covid-19, come hanno raccontato alcuni pentiti delle varie inchieste della Dda calabrese. Operare fuori questi locali è possibile, ma non in modo così esteso e semplice, se non attraverso dei Pvr che si trovano invece in locali aperti al pubblico perché non dediti direttamente al gioco. Le segnalazioni di questi cosiddetti “promemorie di scommesse”, ovvero di giocate eseguite online, per le quali viene consegnata allo scommettitore uno (pseudo)scontrino sono, in effetti, in grande aumento in questo periodo di lockdown. E sono sia di scommesse online effettuate su siti di gioco regolari che su quelli di bookmakers sprovvisti di concessione. 
 
UNA BATTAGLIA DEL COMPARTO - Mi aspetterei, quindi, che tutti coloro che oggi denunciano questi illeciti, una volta riaperte le loro sale, concorrano alla battaglia contro i sottobanchi, che dal 2016 portiamo avanti con troppo pochi gestori. Combattere efficacemente i sottobanchi gestiti dalla criminalità organizzata, che non hanno nulla a che vedere con i siti dei grandi bookmakers asiatici, in cui la criminalità nostrana non guadagnerebbe nulla e su cui giocano pochi scommettitori, con rischi anche penali e di stangate fiscali, potrebbe diminuire di molto la concorrenza sleale e potrebbe consentire di abbassare anche le quote. Nel 2000 la lavagna di allibramento era intorno a 114, contro i 106-110 attuali. Qualcuno, molto semplicisticamente e superficialmente, dice che bisognerebbe invece abbassare la tassazione. Le scommesse, tra tutti i giochi gestiti dallo stato ha il payout più alto. Oggi, circa il 90 perento. Quando nel Totocalcio e altri giochi al totalizzatore è intorno al 35 percento, nelle slot al 70 percento, nel Lotto non più del 60 percento per ambi o estratti. Per quale assurdo motivo lo stato dovrebbe favorire l’incremento delle scommesse, da cui ricava circa 300 milioni di euro l’anno sui poco più dei dieci miliardi di introiti complessivi, e sfavorire gli altri giochi in cui guadagna molto di più? Al Totocalcio non gioca quasi più nessuno proprio per il differente payout rispetto alle scommesse.
 
IL CAMBIAMENTO - Oggi, per fortuna, rispetto agli anni precedenti, abbiamo finalmente gli strumenti per combattere i sottobanchi gestiti dalle mafie, e su questo si deve puntare, anche con un’ampia informazione sui media, dal momento che gli scommettitori non sanno cosa rischiano, come abbiamo anche in questo caso più volte evidenziato. E sarà bene che di questa realtà di rendano conto tutti: operatori e autorità. Per ricostruire un intero settore, possibilmente migliore.
 

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