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De Siervo (Lega Serie A): 'Rimuovere divieto a sponsorizzazioni di betting'

15 novembre 2021 - 17:01

L'Ad della Lega Serie A, Luigi De Siervo, chiede al Governo di dialogare per il rilancio del calcio e pone l'attenzione sul divieto alle sponsorizzazioni di betting.

Scritto da Redazione
De Siervo (Lega Serie A): 'Rimuovere divieto a sponsorizzazioni di betting'

"Non è stato fatto nulla per rimuovere il limite alle sponsorizzazioni di betting che invece possono operare in tutto il resto del mondo. Pretendiamo dalla politica un rapporto diverso, una diversa considerazione. Dopo questa fase pandemica complessa, ma permettetemi anche un po' populista, abbiamo bisogno di un'interlocuzione seria, di programmazione, solo così si possono risolvere i problemi”.

A lanciare questo appello è l'amministratore delegato della Lega Serie A, Luigi De Siervo, nel suo intervento al "Social football summit", tenutosi allo Stadio Olimpico di Roma, oggi, 15 novembre.

 

I RAPPORTI CON IL GOVERNO – L'Ad quindi rimarca: "Il nostro è un problema legato al rapporto con la politica. In Italia il calcio e la Serie A sono stati individuati come il capro espiatorio. Una politica dove il populismo l'ha fatta da padrone e che non ha fatto nulla per combattere la pirateria. Pretendiamo un'interlocuzione seria e di programmazione, contiamo quindi sul Governo Draghi affinché si chiuda questa parentesi e venga dato il giusto aiuto al calcio. In questo momento il calcio è un business a tutti gli effetti, non dobbiamo essere ipocriti: siamo l'unico Paese al mondo che si è castrato con una legge che limita e impedisce una commercializzazione libera. Una legge che ci pone dei vincoli nel vendere all'estero e non se ne capisce il motivo. La pandemia ha fatto emergere agli occhi di tutti le grandi difficoltà e le contraddizioni. Dobbiamo ristabilire un rapporto leale con la politica in cui considerare una serie di norme che ci consenta di correre ed essere competitivi sul campo di gioco".
 
LA CRISI PER LA PANDEMIA – Nel suo intervento De Servio ricorda che "Il calcio italiano ha sofferto una perdita di 1,2 miliardi per la pandemia, davanti a ciò i calciatori con grande egoismo si sono girati dall'altra parte mentre i club soffrivano. Questi ragazzi sono simboli e modelli per migliaia di persone, in questo momento di crisi i calciatori non hanno fatto la loro parte. Non avevamo gli strumenti per imporre un taglio degli stipendi e le squadre sono state esposte alle prepotenze di agenti e calciatori. Stiamo rinnovando il contratto collettivo con l'Aic e incontriamo delle resistenze. Parliamo di una categoria di privilegiati che dovrebbe essere vincolata ai risultati economici della squadra con la quale sono sotto contratto".
 
LA MEDIA COMPANY – L'amministratore delegato della Serie A poi sottolinea: "Come campionato di calcio siamo a tutti gli effetti degli organizzatori di intrattenimento puro. Anche senza iniezione di capitali, abbiamo costruito un centro televisivo con la centralizzazione di tutte le funzioni e produciamo sei tipi di highlights. Siamo una media company a tutti gli effetti e lo saremo a prescindere da quello che l’assemblea deciderà. Se da soli o con altri fondi, la media company ormai è la strada tracciata. Chi non ritiene giusto e corretto vendere una quota del proprio ricavo prospettico può stare in un sistema con altre squadre senza pregiudicare lo sviluppo in questo senso. Il progetto della Serie A e quello della Liga spagnola sono molto simili. Invidio alla Spagna una governance chiara, noi invece ogni volta che si parte c’è già aperto un fronte di opposizione, non si riesce a fare un salto di maturità che consentirebbe al calcio di migliorare. Noi siamo il calcio che ha maggiori potenzialità di crescita in Europa, in prospettiva. Dobbiamo decidere solo con quale modalità farlo”.
 

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