skin

Cento Ctd di un bookmaker maltese sotto verifica Aams e Gdf: una stangata di imposte per 3 anni di raccolta illegale

14 giugno 2012 - 11:00

Dalla circolare del 7 giugno pubblicata da Aams che impone ai centri di operatori stranieri Ced basati in Italia il pagamento del Preu (l'imposta prevista dall'art. 1 comma 66 della Legge Finanziaria del 13 dicembre 2010, n. 220 e che graverà sui titolari dei centri di book privi di concessione dei Monopoli di Stato) gli uffici regionali del Mef-Aams non hanno aspettato tanto per entrare in azione. Pare, infatti, che siano circa 100 i centri di trasmissione dati già raggiunti da una comunicazione degli stessi che, per un centro di Napoli, è datata addirittura 13 giugno.

Scritto da Cesare Antonini

Una vera e propria tegola per questi operatori visto che, finora, i Monopoli non avevano avviato una strategia di contrasto del genere ai CTD e lo hanno fatto intervenendo sull'aspetto più sensibile che potessero toccare, cioè quello fiscale e tributario. E il vero problema starebbe nella retroattività di questo atto che può significare una montagna di soldi.

Come detto sarebbero 100, finora, i Ced raggiunti dalla lettera di Aams che anticipa un eventuale intervento della Guardia di Finanza. I centri sarebbero tutti collegati ad un bookmaker con licenza maltese molto noto nei territori di riferimento che dovrebbe essere a sua volta collegato con una società fortemente capitalizzata e quotata nello stock market inglese. Napoli, Catania e dintorni, Liguria e il territorio di Imperia e altri dislocati random sul territorio italiano.

La comunicazione con oggetto 'Imposta Unica sulle scommesse, Richiesta di dati, notizie e documentazione, recita: "Gentile contribuent, la informo che, nell'ambito delle facvoltà ed attribuzioni riconosciuti dall'Aams ai fini dell'accertamento e liquidazione dell'imposta unica sui concorsi pronostici e sulle scommesse di cui al D.Lgs. n.504/1998, sono in corso di svolgimento controlli a verificare la correttezza degli obblighi relativi all'imposta unica. Per questo motivo si rende necessario acquisire dati, notizie e documentazione", esordiscono dagli uffici regionali Aams rivolgendosi ai titolari dei centri e alla società collegata, il provider che fornisce i giochi e il banco delle scommesse ai punti stessi.

I responsabili chiedono la compilazione di alcuni questionari inviati in allegato alla lettera da consegnare entro 30 giorni dal ricevimento di questo 'invito'.

"In caso di mancata risposta al questionario ovvero di risposta incompleta o non veritiera o nel caso in cui non venga dato seguito all'invito ad esibire e/o trasmettere la documentazione, questo Ufficio procederà a determinare induttivamente la base imponibile ai fini dell'imposta unica utilizzando la raccolta media della provincia ove è ubicato il punto di gioco, desunta dai dati registrati nel totalizzatore nazionale". Che tradotto vorrebbe dire: o i Ced consegnano e comunicano tutti i documenti e i dati del fatturato su cui calcolare l'imposta da pagare, o la Finanza è pronta a scandagliare nei documenti e nei flussi tracciati per risalire alla verità dei numeri. Oltre a ficcare il naso in tutte le attività degli stessi centri.

Il periodo di riferimento sarebbe relativo agli anni 2008, 2009 e 2010 e rappresenta una vera stangata 'retroattiva' a questi centri che rischiano di dover chiudere i battenti. A rischio anche la credibilità della società quotata in borsa e titolare di questi centri visto che, secondo lo Stato italiano, sono illegali perché non in possesso della regolare licenza rilasciata da Aams per la raccolta di scommesse sportive e ippiche. Ed è il primo vero intervento diffuso e radicale che i Monopoli operano su una vasta porzione di territorio con tale decisione dal 2006, anno della liberalizzazione del settore, dal quale si assiste alla continua diatriba tra i concessionari Aams e i centri di scommesse legati a società estere che operano senza licenza italiana.

A scatenare la reazione di Aams c'è stata comunque la sentenza della Corte di Giustizia Europea sul caso Costa/Cifone che è applicabile solo ed esclusivamente a quegli operatori esclusi dalle gare pubbliche in violazione del diritto dell'Unione Europea (leggi Stanleybet).Inoltre, secondo questa affermazione, i centri di trasmissione dati che operano per società che non si trovano nella situazione citata non sono esenti da sanzioni penali.

C'è ora il rischio di un effetto domino che potrebbe anche arrivare allo stock market di Londra e in chissà quali altri lidi dove risiedono società che controllano questi centri di trasmissione dati.

Articoli correlati