Lo ha detto il presidente della Lega Serie B Andrea Abodi, nel corso dell’incontro di presentazione del report su come il match fixing è avvertito nel mondo del calcio, quali sono i motivi di questo problema e le sue soluzioni, redatto dopo aver posto delle questioni a 500 tra giocatori, allenatori e addetti ai lavori della Serie B.
"Il tema match fixing è sempre sotto osservazione. - ha ricordato Abodi - Sono quasi tre anni che vanno avanti indagini della procura di Cremona, comunque questo fenomeno ha inciso sulla realtà del sistema calcio, un problema diventato mondiale. I numeri che abbiamo testimoniano l’impegno della giustizia sportiva, ma tutto questo si inserisce in un quadro internazionale molto complesso. L’omogeneizzazione è un’operazione complessa, ed è necessario intervenire su formazione e prevenzione. Un recente studio del Cio rileva che la gran parte dei paesi presi in esame non ha leggi contro frode sportiva, anche alcuni importanti come Brasile e Canada. Il percorso sarà lungo e c’è bisogno di coordinamento di tutti i soggetti coinvolti". Abodi ha evidenziato che, pur all’interno di criticità, in Italia “si sta facendo tantissimo, grazie a leghe, concessionari, Monopoli. Abbiamo il coraggio di affrontare problemi, in altri paesi probabilmente la situazione è più grave ma non se ne parla”.
LA BONIFICA DEL SISTEMA - "Il sistema attuale – ha aggiunto - deve essere bonificato e i rischi devono diventare spinta per chiudere gli spazi agli illeciti. Serve un’armonizzazione con altre leghe e noi lavoreremo con primavera e allievi, come altri già hanno fatto. L’introduzione del ’difensore civico’, una persona terza che aiuta e consiglia giocatori e staff in situazioni potenzialmente a rischio, arriverà prima del prossimo campionato. La scommessa in se non è un illecito, è garanzia in un processo autorizzato. Per riattivare la fiducia nel nostro mondo dovevamo metterci in discussione, riattivare rapporto fiduciario anche con i tifosi. Quello che è stato fino a qualche tempo fa non più proponibile, c’è bisogno di crescita da parte dei giocatori perché capiscano che non è solo questione di possibili squalifiche, ma anche di fiducia dei tifosi. Bisogna migliorare le condizioni ambientali in generale, economiche, sportive, strutturali".
I DATI DELL'INDAGINE - Secondo i risultati dell’indagine, il 10% dei giocatori considera elevata la probabilità di potersi trovare coinvolti, anche involontariamente, in situazioni di match fixing. Dal progetto ‘Stop match fixing’ emerge inoltre che il 42% ritiene il rischio di livello medio. Nel complesso, il dato significativo è che il problema non viene più rimosso. In generale, le cause del fenomeno vengono attribuite a cause esterne al calcio come gli interessi criminali (indicati dal 63% del campione) e l’immoralità della società nel suo insieme (42%). Una buona responsabilità è attribuita anche a fattori personali: l’avidità è la principale con il 42%, la superficialità dei soggetti coinvolti si attesta al 40%, la dipendenza da gioco è al 39%. La strada da intraprendere è migliorare norme e leggi esistenti (60%) così come l’informazione (52%).