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Covid-19, ripartenza sale scommesse: programmare è giusto, anticipare è diabolico

04 aprile 2020 - 09:30

La difficile condizione degli operatori di gioco e di agenzie di scommesse, potrebbe delineare un nuovo settore e nuovi equilibri di mercato. 

Scritto da Riccado Calantropio, esperto di betting e statistica
Covid-19, ripartenza sale scommesse: programmare è giusto, anticipare è diabolico

Anche nel gioco e nelle attività economiche in generle, vale la stessa espressione utilizzata da Massimo Galli, l’infettologo dell’ospedale Sacco di Milano: “Programmare è giusto, anticipare è diabolico”, parlando della cosiddetta “fase due”, ovvero quella delle riaperture dei locali e delle imprese in Italia (di cui abbiamo anticipato i criteri, anche per il gioco, Ndr).

A questa aggiungiamo l’affermazione della virologa Ilaria Capua: “Zero possibilità che il coronavirus scompaia con l’estate”, oltre all’ultima dichiarazione dell’Oms (l’Organizzazione Mondiale della Sanità): “Il fermo a restrizioni può far tornare il virus in modo più grave”.

In quest’ottica vanno interpretate le parole del capo della protezione civile Borrelli, tanto contestate. E’ un virus del tutto nuovo e non si possono fare previsioni per la ripartenza, ma solo escludere una ripartenza incondizionata a breve. Bisognerà aspettare la commercializzazione di un vaccino.

L'IMPATTO SUL GIOCO - Questa realtà, purtroppo, interesserà i gestori di sale scommesse e sale gioco. Il necessario distanziamento (di almeno un metro) e gli ingressi contingentati, molto probabilmente, renderanno poco remunerativi i centri di pochi metri quadrati che saranno costretti a chiudere; mentre quelli con più spazio a disposizione e con una migliore organizzazione architettonica interna potranno sopravvivere, anche grazie alla chiusura dei più piccoli. E a questo mi riferivo nel mio articolo precedente dei giorni scorsi. Una realtà della quale anche il governo si dovrà rendere conto, provando a introdurre provvedimenti che possano sostenere gli operatori che dovranno fare i conti con questa mutata realtà.
Se questo scenario critico dovesse quindi realizzarsi, si avrebbe una inevitabile riconfigurazione del mercato, con la probabile chiusura di piccoli centri di scommesse che potrà di conseguenza liberare dei diritti AdM, che prima della chiusura forzata di Marzo erano quasi tutti impegnati, e un possibile travaso da bookmaker senza concessione a Concessionari dei Monopoli dello Stato, anche per la questione “imposta unica dovuta” come da sentenza della Corte di Giustizia Europea del 26 Febbraio 2020. Perché continuare a rischiare se i bookmakers non si vogliono prendere impegni precisi, e non fare le azioni legali collettive di cui si è parlato qualche tempo fa? Forse è meglio cambiare bookmaker, visto che ci sarà la possibilità? 
Viceversa, perché continuare a pagare affitti ed altri oneri connessi ai locali se in base alle esperienze precedenti, per i centri più piccoli, si prevede un flusso minore di clientela dovuto alle norme sanitarie attuali già obbligatorie per le farmacie e i supermercati? Non sappiamo quando ci sarà la ripartenza, ma la cosa certa è che quando ci sarà, sarà fortemente condizionata dalle misure contro il coronavirus. Fare delle scelte in merito, significa fare delle scommesse più o meno convenienti.

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