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Covid-19 e scommesse: ultimi a riaprire ma, forse, con meno obblighi

10 aprile 2020 - 08:14

Non tutto il male viene per nuocere: nonostante i locali di gioco saranno gli ultimi ad aprire i battenti per loro potranno esserci meno vincoli e restrizioni.

Scritto da Riccardo Calantropio, consulente ed esperto di betting
Covid-19 e scommesse: ultimi a riaprire ma, forse, con meno obblighi

Ormai è chiaro: la “fase due”, a parte delle limitate aperture in alcuni settori industriali e commerciali dopo Pasqua, verrà rinviata ai primi di maggio. In Italia, a differenza della Spagna, la pressione degli industriali e di alcune regioni del Nord sul governo Conte non hanno prevalso sulla prudenza degli scienziati e dei sindacati. Per il settore dei giochi e delle scommesse, questo prolungamento delle chiusure e degli spostamenti personali, a differenza di quanto superficialmente si possa pensare, è da ritenere positivo. Visto che il nostro settore sarà uno degli ultimi a riaprire, più viene contenuta, in questa fase, la possibilità dei contagi e i rischi di una ripartenza dell’epidemia, e più il nostro settore, quando aprirà, potrà avere meno vincoli nel distanziamento e nei presidi sanitari, che condizionerebbero la quantità della clientela che potrà accedere contemporaneamente nelle sale gioco e nelle agenzie. Anche se, nel frattempo, ci dovrebber essere la ripartenza della Serie A di calcio, che comunque non avverrà prima del 24 Maggio, e ovviamente a porte chiuse per tentare di concludere il campionato a metà luglio.

Per quanto riguarda le varie stime sui “picchi di contagio”, invece, andrebbe fatta maggior chiarezza. Visto che alla base di queste analisi, esattamente come avviene per le scommesse e le quote, ci sono le statistiche, che ben conoscono i bookmaker. 
Quasi tutti, chi a priori e chi a posteriori, concordano sul fatto che il “picco della curva dei contagi”, ovvero l’incremento medio dei contagi, in Italia si è avuto mediamente intorno al 27 marzo, con piccole variazioni da regione a regione. Cosa diversa è il “picco contagi”, inteso come numero degli ancora contagiati, che ad oggi è ancora in salita in tutte le regioni d’Italia. Stanno scendendo invece il numero dei ricoverati in terapia intensiva e il numero dei morti, probabilmente più per la correzione degli errori sanitari fatti all’inizio che per altri fattori statistici.
Aggiungiamo, per la cronaca, che secondo alcune recenti ricerche ci sono almeno tre ceppi di Covid-19, ovvero: “tipo A” nei pipistrelli, che poi si è evoluto nel “tipo B” che ha interessato la popolazione asiatica, e infine nel “tipo C”, derivante per evoluzione dal tipo B che è arrivato in Italia, con tappe intermedie sia dalla Germania e sia, in modo indipendente, da Singapore. Dall’Italia si è diffuso poi nel resto dell’occidente, e sembrerebbe che il tipo C sia più virulento del tipo B asiatico, rivoluzionando così tutte le pseudo statistiche superficiali. Quando sarà raggiunto tale picco, che ovviamente sarà influenzato anche e non solo delle riaperture sebbene limitate di alcune aziende dopo Pasqua, dovrà poi iniziare la fase discendente; e alcuni studi statistici di istituti internazionali prevedono che solo ai primi di agosto si avranno, teoricamente, contagi prossimi allo zero.
 
Come ho già accennato in un precedente articolo, trovandoci in un sistema aperto, molto dipenderà dai contagi di ritorno dalle altre nazioni, che con tutta la buona volontà non si possono azzerare del tutto, chiudendo ermeticamente le frontiere. Teoricamente possibile, praticamente poco probabile. 
Come la quasi totalità degli scienziati concorda si potrà ritornare alla vita normale di prima (ovvero senza distanziamento personale di almeno un metro) non certo a fine maggio, ma solo quando si potrà disporre di un vaccino, semmai sarà possibile trovarlo.
Infine, la speranza dei test sierologici che dovrebbero indicare la presenza di anticorpi, e una teorica “patente di immunità”, da un recente studio fatto da scienziati cinesi, ancora da confermare, sembrerebbe che solo un terzo dei contagiati e poi guariti presenta, nel sangue, un numero di anticorpi apprezzabile.
In conclusione, dobbiamo accettare di convivere ancora per molto con il Coronavirus, prendendo tutte le precauzioni necessarie.

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