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Betting exchange: una petizione per togliere la tassa e salvare il gioco

19 gennaio 2021 - 16:14

Lanciata una petizione  online per difendere il Betting exchange affossato dal fondo Salva sport che impone una tassa dello 0,5% sul giocato. 

Scritto da Ca
Betting exchange: una petizione per togliere la tassa e salvare il gioco

Betfair ha iniziato a chiudere i conti vip e il Betting exchange dopo che la sentenza del Tar Lazio ha certificato come la tassa Salva sport sia da applicare anche a questo verticale di gioco. Lo 0,5 percento sul giocato “uccide” nella sostenibilità del business, anche le scommesse in cui i players interagiscono direttamente sulle piattaforme abilitate in Italia tra cui anche Betflag. E gli scommettitori non ci stanno. Eccetto chi, ed è un altro rischio importante, quelli che si trasferiranno sui siti senza licenza.

Ma per chi vuole scommettere in Italia si mette male ed è stata lanciata una petizione per evitare la sospensione e/o eventuale chiusura del Betting Exchange in Italia.

Come detto il betting exchange è una piattaforma di scambio scommesse con interazione diretta dei giocatori lanciata ufficialmente in Italia ad aprile 2014 che consente a tantissimi cittadini italiani di avere un lavoro e pagare le tasse come sport trader, di integrare il proprio budget familiare o semplicemente fare qualche scommessa tramite questa particolare metodologia che non ha nulla a cui spartire con il gioco d’azzardo: il betting exchange è un gioco d’abilità e i gestori delle piattaforme non fanno alcuna attività di effettiva raccolta di gioco ma gestiscono e regolano il funzionamento e l’integrità del sistema.

A maggio 2020 il Governo ha istituito il “fondo salva sport” per dare un contributo allo sport coinvolto nella crisi del Covid-19 tassando indistintamente tutto il comparto giochi d’azzardo con la tassa dello 0.5  percento sul giocato e di conseguenza anche il betting exchange che, per come funziona e come è strutturato, non può sottostare ad un’imposizione secca sul giocato che non solo non lo rende profittevole ma lo porta in fortissima perdita non consentendo alle aziende che lo gestiscono di fare il business per cui detengono ed hanno pagato una regolare concessione governativa.

I gestori delle piattaforme in Italia Betfair srl e Betflag spa non effettuano alcuna attività di effettiva raccolta tra utenti (come riconosciuto e scritto dal Tar del Lazio nella motivazione del 17 novembre 2020  di sospensione dal pagamento della tassa a seguito del ricorso presentato da Betflag spa numero registro 9396 del 2020) nel senso letterale del termine così come previsto dal decreto salva sport che recita “una quota pari allo 0,5% del totale della raccolta da scommesse relative a eventi sportivi di ogni genere” . Ma poi è cambiato tutto e anche l'exhange rientra nell'applicazione del decreto in questione. 

Ed eccola la posizione dei bettors dell’exchange: “Noi utenti del betting exchange non ci vogliamo sottrarre dal contributo per salvare lo sport italiano ma chiediamo che la tassa sia calcolata sul profitto effettivamente realizzato su ciascun mercato in misura dello 0,5% sul vincite ( in tal modo ai concessionari Betfair e Betflag basterebbe innalzare la commissione da loro percepita sulle vincite degli utenti di questo valore percentuale aggiuntivo). Con la modalità di addebito  della tassa così come concepita attualmente dalle norme sarebbe impossibile  per noi utenti conoscere a priori quanto pagare ogni volta che facciamo un’operazione ma lo sapremmo solamente una volta che il gestore della piattaforma ci addebiterà l’importo al termine dell'operazione e questo di fatto non ci farebbe operare rendendo questa metodologia per noi perdente e insostenibile economicamente per gli stessi concessionari responsabili della raccolta della stessa. Per questo motivo moltissimi utenti, siamo convinti, emigrerebbero sui siti esteri senza concessione governativa privando lo Stato Italiano di consistenti entrate erariali fondamentali in questa fase storica”.

In questo modo tutti gli utilizzatori del Betting Exchange pagheremmo questa tassa al fondo salva sport, lo Stato continuerebbe a percepire il regolare tributo e noi ad utilizzare l’exchange.

Tutti noi vogliamo contribuire al fondo salva sport, fare continuare questo prodotto unico (“abbiamo aspettato 14 anni prima che arrivasse in Italia”, indicano gli scommettitori), salvaguardando i posti di lavoro all’interno delle società concessionarie e di tutto l’indotto che ruota intorno al betting exchange che potrebbe essere ridimensionato o chiudere definitivamente nel nostro Paese.

 

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