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Betting Exchange harakiri di Stato

06 marzo 2021 - 12:09

Perché spingere i giocatori (per ora solo vip) nelle braccia degli operatori senza licenza? Possibile sia solo miopia e avversione ideologica del Governo? Ecco la situazione del Betting Exchange in Italia.

Scritto da Cesare Antonini
Betting Exchange harakiri di Stato

Come già fatto dal Tar Lazio lo scorso dicembre, anche il Consiglio di Stato ha bocciato le richieste avanzate da alcuni operatori di betting exchange contro il prelievo dello 0,5 percento sulla raccolta di scommesse introdotto dal decreto Rilancio per finanziare il fondo Salvasport. Con una sentenza pubblicata lo scorso 18 gennaio, i giudici hanno respinto l'appello cautelare proposto contro la presidenza del Consiglio dei Ministri, il ministero dell'Economia e delle Finanze, l’Agenzia delle dogane e dei monopoli per la riforma dell’ordinanza cautelare del tribunale amministrativo ritenendo che "non sussistano i presupposti per la sospensione richiesta, poiché, in relazione al periculum in mora, risultano convincenti le deduzioni della difesa dell’amministrazione in ordine all’avvenuto versamento del rateo relativo al primo quadrimestre 2020 maggio – 31 agosto 2020 e alla prevedibilità dell’entità del secondo, essendo comunque sufficientemente tutelate le ragioni dell’appellante dalla tempestiva fissazione dell’udienza di merito dinanzi al Tar".

Il Consiglio di Stato quindi evidenzia che "nel contemperamento dei contrapposti interessi, appare prevalente, nell’attuale fase cautelare, quello pubblico rappresentato dalla necessità di reperire fondi per finanziare nel periodo emergenziale gli operatori del settore sportivo individuati dal Dl 19 maggio 2020, n. 34, convertito in l. 17 luglio 2020, n. 77".

Come già la sentenza del Tar Lazio, anche l'ordinanza del Consiglio di Stato è un ulteriore colpo agli operatori di betting exchange che avevano puntato sul mercato delle scommesse italiano. Un colpo che li sta spingendo a sospendere la propria offerta nel nostro Paese, almeno temporaneamente, visto che, secondo le stime, si arriverebbero a pagare tasse comprese fra il 111 percento e il 1000 percento del guadagno.

Prima di sviscerare la questione e capire gli scenari futuri si può già certificare il fallimento della tassa Salvasport e dell'azienda di Stato, Sport e Salute, che è stata esautorata dei suoi poteri in extremis prima delle dimissioni del Governo Conte 2 per ridare autonomia gestionale al Coni ed evitare la figuraccia internazionale col Cio in vista delle prossime Olimpiadi.

Luciano Del Frate: “Tassa inapplicabile e insostenibile, ecco cosa sta succedendo e cosa accadrà”

Ma qual è la reale prospettiva per il Betting Exchange nel nostro Paese? Per spingerci oltre abbiamo chiesto il parere di uno dei colleghi del settore del gioco pubblico più esperti in materia, Luciano Delfrate, direttore dei contenuti di Assopoker e Italiapokerclub che ormai da tempo segue da vicino le scommesse vista anche l'esperienza pluriannuale del giornalista in questione nel settore.

“La vicenda del Betting Exchange rasenta il paradosso perché i due soggetti che operano con questa modalità in Italia, Betfair e Beflag, devono pagare più tasse che alla fine guadagnano. Il Salvasport impone una pressione fiscale applicata sulla raccolta e non sui margini. Ma questi sono soggetti intermediari di servizio e offrono uno scambio di gioco tra i players. Non sono bookmaker classici, che accettano la puntata e pagano o riscuotono in base ai risultati, è uno schema peer to peer come il poker online e non esistono volumi di raccolta veri e propri”.

E cosa è successo, per ora, specie su Betfair? “Come noto la società si è vista costretta a chiudere gli account degli utenti che gestiscono volumi molto alti di puntate su singole partite facendo un vero e proprio trading attraverso le scommesse sportive – prosegue Del Frate - questo genera volumi altissimi a fronte di profitti molto bassi in proporzione ma la commissione prima del fondo Salvassport, si pagava su questi margini ed era sostenibile. Il trading è effettuato prevalentemente pre match o live attraverso lo scalping (una modalità di scommettere e di riscuotere velocemente su piccoli movimenti del valore della quota, una tecnica presa in prestito proprio dai mercati finanziari, Ndr). I players sono stati bloccati per questo motivo: perché la tassa va a colpire i volumi ma andando a tassare solo questi senza tenere conto del reale funzionamento delle piattaforme, rende insostenibile a livello economico il business”.

Quanti scommettitori ha colpito? E il resto della liquidità? “Difficile dire quanti utenti siano stati bloccati ma attraverso fonti ben informate abbiamo stimato che i conti gioco vip chiusi potrebbero essere poco meno del 10 percento degli utenti totali. Dopo questi sviluppi la liquidità si è già ridotta sul 'punto it' ma è ancora prematuro fare delle previsioni. L’impatto c’è sul betting exchange puro ma non sulle scommesse tradizionali che riescono a sostenersi per quello che dicevamo prima. Ma i flussi legati al trading per chi fa volumi molto alti sarebbero stati insostenibili per il bookmaker”.

Ma la “banca del betting”, come viene definito l'exchange, non l'ha fatto solo per le proprie casse: “Ovviamente in primis si è dovuta tutelare dall’eccessiva pressione fiscale che avrebbe reso anti economica la geatione dell'exchange in Italia, ma l'ha fatto anche per preservare i players. In effetti c'è un'anomalia nella legge in questione visto che Adm avrebbe individuato come soggetti passivi da tassare proprio i giocatori e questo sarà oggetto di discussione nel merito dei ricorsi presentati da Betfair.  La speranza  - prosegue Delfrate - è che la tassa sia  temporanea visto che, come da decreto, dovrebbe andare in esaurimento al 31 dicembre 2021 mettendo fine anche all’incubo per le piattaforme. Purtroppo su questo non nascondo un velo di pessimismo, sappiamo che quando una tassa viene applicata in Italia difficilmente poi viene rimossa. Pensate alle accise sulla benzina, tanto per dirne una”.

Cosa succederà, però, ora? “Innanzitutto molti scommettitori utilizzano le piattaforme di exchange  per scommettere perché le quote di norma sono più alte e si possono fare coperture easy specie nelle scommesse live. Per i bookmaker ci sarà meno liquidità ma cambierà molto poco sotto questo aspetto. Molte scelte, poi, dovrà farle Betfair prima di tutto per tutelare i players per evitargli rogne fiscali. Sappiamo che l'operatore vuole rimanere in Italia per tante ragioni. Ha rinnovato la concessione online lo scorso anno, e punterà molto di più sul betting tradizionale cercando di tenere vivo anche l’exchange. Un passaggio fondamentale sarà il merito del Tar Lazio ma le prime esposizioni sono assai deludenti e allo stesso tempo preoccupanti. In un passaggio addirittura si dice che il bookmaker potrebbe scaricare la tassazione sui giocatori aumentando la commissione ma questo è impossibile perché la tassazione tradizionale è calcolata sui margini e l’altra sulla raccolta. È come confondere le pere con le banane”.

Possibile che si sia commesso un errore così madornale? “Ci si è resi conto degli errori tecnici che si traducono in misure insostenibili. Sono stati presentati anche alcuni emendamenti per cercare di aggiustare la situazione ma poi non sono stati approvati nell'iter parlamentare. C'è qualcosa di poco chiaro su quello che è successo e sta ancora succedendo su questo verticale di gioco. È possibile che sia un modo per disincentivare gli scommettitori e trasferirli su book tradizionali. Come detto sarà decisivo il Tar del Lazio ma io rimango molto pessimista e tutto potrebbe finire in Corte di Giustizia Europea. Siamo solo all'inizio di una lunga storia”, conclude Luciano Del Frate.

 

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