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Esports: il Parlamento Ue si interroga sulla regolamentazione

07 settembre 2017 - 08:48

Il Parlamento Europeo esplora il mondo degli eSports ragionando sull'opportunità di intervenire per regolamentare un settore in forte evoluzione.

Scritto da Vincenzo Giacometti
Esports: il Parlamento Ue si interroga sulla regolamentazione

 

Una decisione non è ancora stata presa a livello di politiche europee, ma una cosa è comunque chiara a tutti: la politica (comunitaria e nazionale) non può ignorare un fenomeno così importante e diffuso come quello degli eSports. E' questo il punto di partenza dal quale si è partiti nel dibattito promosso dall'Intergruppo Sport del Parlamento Ue, andato in scena nelle scorse ore a Bruxelles, dedicato espressamente alle competizioni di videogame, sempre più in voga, in Europa e nel mondo. Un fenomeno in continua evoluzione che propone quindi un interrogativo che sembra ripetersi costantemente, in Europa, quando si tratta di fenomeni emergenti: è opportuno la politica (e l'Unione) prenda in mano la situazione introducendo una regolamentazione specifica? Secondo il legale Joaquín Muñoz, intervenuto al dibattito, gli scenari possibili sono tre: l'introduzione di una regolamentazione specifica che parta dall’industria dei videogiochi, oppure, un’autoregolamentazione che si aggiunga al quadro giuridico generale o, in alternativa, l'ipotesi di adottare una equiparazione dell’eSports agli sport tradizionali, sottoponendoli così alla giustizia sportiva.

INTEGRITA' E SICUREZZA - A partecipare al dibattito (peraltro anche particolarmente affollato) anche l’eurodeputata del Movimento Cinque Stelle Tiziana Beghin, vice-presidente dell’Intergruppo, che ha posto l'accento sulla necessità di monitorare e salvaguardare l'integrità di questa disciplina, prima di capire se gli eSports sono davvero equiparabili agli sport tradizionali. E' evidente che le due discipline (visto che anche le competizioni elettroniche possono considerarsi tali, dopo l'inclusione degli eSports alle Olimpiadi del 2024) condividano molte prerogative: anche un player “pro” di videogiochi si allena quotidianamente, segue una dieta equilibrata e necessita di una concentrazione e di un atteggiamento mentale molto simili a quelli di un atleta. Come rilevato del resto anche dal Comitato Internazionale Olimpico nella valutazione della nuova disciplina. C'è però l'altro lato (oscuro) della medaglia, che anche questo riguarda tutta entrambi gli sport: oltre al rischio doping esiste, c'è anche quello delle scommesse clandestine e del matchfixing che minacciano l'integrità. Fenomeni che si teme possano esplodere nel campo degli eSports, tenendo conto della loro forte espansione dopo la loro fuoriuscita da Asia e Stati Uniti, che li ha visti diffondersi in maniera massiccia anche in Europa, con numeri a dir poco impressionanti. Al punto che le stime indicano che nel 2017 saranno 258 milioni le persone che guarderanno partite di videogiochi in streaming, circa il 20 percento in più di quelli che lo hanno fatto nel 2016, per un giro di affari da centinaia di milioni di dollari. Numeri decisamente troppo rilevanti per essere ignorati dalla politica. Come pure, le tematiche proposte, risultano troppo importanti per non essere affrontate anche dalla stessa industria, e non solo dalle istituzioni. Non a caso il tema degli eSoprts è divenuto centrale nei dibattiti dell'area gaming in tutto il mondo. In Italia, dove il fenomeno è partito e ormai prossimo all'eplosione definitiva, se ne parlerà in occasione della prossima Social Media Week di Roma, con un convegno specifico dal titolo: "Chi scommette sugli eSports?" che pone al centro del dibattito anche il tema dell'integrità.

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