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Poliziotto pilota controlli sale gioco, Cds: 'Resta sospeso dal servizio'

27 marzo 2018 - 15:19

Il Consiglio di Stato respinge ricorso di un dirigente di Polizia contro sospensione del servizio per aver pilotato i controlli nelle sale gioco di un pregiudicato.

Scritto da Fm
Poliziotto pilota controlli sale gioco, Cds: 'Resta sospeso dal servizio'

Il Consiglio di Stato ha respinto, perché infondato, il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica proposto da un dirigente della Polizia di Stato, sospeso dal servizio in quanto rinviato a giudizio per aver agevolato "l'amministratore di alcune società che, a loro volta, gestivano le locali sale giochi, legato ad un esponente di spicco della criminalità, che gestiva abusivamente un bar situato all’interno di una delle sale slot".

Per questo motivo il ministero dell'Interno ha evidenziato che “il complesso dei comportamenti imputati arreca un altissimo nocumento all’immagine dell’Amministrazione della Pubblica sicurezza … legittimandone, senza alcun dubbio, la sospensione cautelare”.


Secondo quanto emerso dall’attività investigativa coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica, inoltre il dirigente di Polizia aveva "pilotato i controlli effettuati dalla polizia nei locali dell’amico, assicurando un esito favorevole delle procedure amministrative attivate o, comunque, di minore pregiudizio informandolo anche di verifiche imminenti nelle sue attività, suggerendo le condotte elusive da intraprendere al fine di occultare le irregolarità in atto” e “per assicurarsi l’impunità del reato di cui all’art. 314 cpv c.p. (utilizzo dell’autovettura di servizio, di cui aveva la disponibilità per ragioni del suo Ufficio, per fini esclusivamente personali) nell’ambito di altro procedimento penale aveva prodotto, quali documenti a supporto della propria difesa, delle relazioni di servizio artatamente datate 6 e 14 novembre 2015, nelle quali descriveva attività di osservazione dal terrazzo dell’appartamento in affitto, in realtà mai effettuate e che, per tale procedimento, a seguito di rito abbreviato è stata emessa una sentenza di condanna alla pena di quattro anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici”.
 
 
Infine, il poliziotto aveva effettuato "materialmente l’accesso abusivo (finalizzato ad acquisire informazioni che esulavano da esigenze d’ufficio essendo legate esclusivamente a ricostruire informazioni sulla vita privata dell’ex compagno della donna con la quale intratteneva una relazione affettiva) e si si era introdotto nel sistema informatico nella disponibilità degli uffici di polizia, protetto da misure di sicurezza, al fine di risalire alle generalità dell’intestatario di un’autovettura, con le aggravanti di aver commesso il fatto con abuso dei propri poteri di pubblico ufficiale nei confronti di sistemi informatici relativi all’ordine pubblico o alla sicurezza pubblica”.
 

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