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Venittelli: 'Ippica, nuovo modello di sport e intrattenimento'

06 maggio 2017 - 07:33

Secondo Laura Venittelli, deputata del Pd, occorre un rinnovato slancio per la riforma dell'ippica italiana.

Scritto da Sara
Venittelli: 'Ippica, nuovo modello di sport e intrattenimento'

L'ippica è in attesa di una riforma per essere rilanciata e uscire dalla crisi. Nel Collegato agricolo approvato dai due rami del Parlamento nel 2016, si parla della costituzione di un organismo ippico a cui affidare il comparto, sempre sotto la gestione del Mipaaf. Ma la strada per la sua attuazione sembra essere ancora lunga. E soprattutto, si tratta di una soluzione efficace per il settore? Lo abbiamo chiesto a Laura Venittelli, responsabile Pd del settore pesca e acquacoltura e membro della Commissione Agricoltura della Camera.

 

“Penso che sia una soluzione praticabile per giungere al rilancio di un settore che da troppo tempo sta soffrendo e i problemi connessi al fattore agonistico sono solo la punta dell’iceberg. Un momento di stop & go attraverso la costituzione di un nuovo soggetto operativo potrà restituire chiarezza e nuovo impulso a tutto il comparto ippico”.

In che modo, secondo lei, il settore dovrebbe essere riconsiderato? La gestione privata è preferibile a quella pubblica?

“A differenza di altri sport che godono dell’autonomia del Coni e delle Federazioni affiliate o delle discipline associate, il mondo dell’ippica, con l’eredità dell’obiettivo dell’incremento delle razze equine si pone sotto un particolare osservatorio. Deve assolvere anche a esigenze dettate dal mondo degli allevamenti. Per questo è bene che lo Stato, attraverso il Mipaaf in questa fase intermedia e quindi con il futuro organo di vigilanza, possa garantire il raggiungimento degli obiettivi”.

Gli ippodromi come dovrebbero essere ripensati per attrarre nuovo pubblico e risultare più appetibili?

“Guardi, non credo sia un problema solo degli ippodromi, ma del novero complessivo dell’impiantistica sportiva che in Italia deve essere adeguata e ammodernata alle condizioni che in Europa, nel Medio Oriente e negli Stati Uniti, per non parlare del Sud-Est asiatico e dell’Australia gli appassionati delle corse di trotto e galoppo sono avvezzi ad avere. Quindi massimo comfort, la possibilità di essere modelli di un sistema di intrattenimento dove non mancano servizi accessori”.

C'è chi considera negativo legare troppo l'ippica all'andamento delle scommesse e chi, invece, chiede una riforma del gioco ippico per rilanciare il settore. Cosa ne pensa?

“Siamo passati nel giro di alcuni decenni da un sistema altamente concorrenziale, basti pensare a ciò che valevano il Totip e le corse Tris nel passato e sino all’esplosione delle sale da gioco attuali, compreso il betting online. Occorre sempre agire con senso di equilibrio. Non sarebbe una cattiva idea, magari, chiamare in causa il neo ministero dello Sport, affidato a Luca Lotti. Potrebbe nasce una novità per la novità”.

Quanto peso ha lo sport e il suo rilancio nel rinnovamento dell'ippica italiana?
“Un peso determinante, poiché dal prestigio dei risultati agonistici o delle organizzazioni viene fuori quella linfa vitale che serve a tutta l’ippica. Facile parlare quando si hanno fuoriclasse come Varenne, che a cavallo del millennio ha fatto la storia, accendendo sul trotto riflettori mai così intensi. Oggi i migliori fantini, ad esempio, nel galoppo, emigrano. Esempi come i fratelli Demuro e Dettori lo testimoniano”.
Come mai a suo avviso in Italia l'ippica è in crisi, mentre negli altri paesi è un settore in crescita o comunque stabile?
“Perché stiamo scontando, come nel resto del Paese, l’assenza di modernità. Quando la nave andava nessuno ha messo via in dispensa le risorse necessarie per garantirsi il futuro e vale anche per l’ippica. Credo che una decadenza delle corse e del retroterra equino sia stato dovuto anche alla progressiva scomparsa degli spazi televisivi. In una inchiesta di Repubblica di alcuni anni fa si additava a una serie di errori, che mise in luce come un settore capace di sfornare per anni cavalli straordinari, facendo dell'allevamento dei purosangue una vera e propria industria di successo, si fosse accartocciato su se stesso solo parzialmente per il taglio dei fondi, pagando l’incremento delle scommesse elettroniche e una eccessiva litigiosità, fino al paradosso di interi centri prestigiosi svenduti su internet”.
Il Mipaaf a suo avviso quali azioni dovrebbe mettere in campo per il rilancio del settore?
“Ripartire dagli allevatori, senza dubbio. Dalle strutture, dall’entusiasmo di chi ancora ci crede. Vedremo, l’auspicio in tal senso è chiaro, se le novità in itinere basteranno per invertire la tendenza”.

 

 

 

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