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Gioco patologico: allo studio un'indagine epidemiologica da parte dell'Istituto Superiore di Sanità

05 settembre 2014 - 15:17

Un'indagine epidemiologica nazionale sulla diffusione del gioco patologico in Italia. E' il progetto al quale starebbe lavorando l'Istituto Superiore di Sanità, a fianco dei Monopoli di Stato, con l'intenzione di condurre quella che potrebbe essere la ricerca più approfondita mai realizzata prima sul tema della dipendenza da gioco. Un obiettivo – da tempo auspicato da più parti, industria compresa – che permetterebbe allo Stato di avere una visione (finalmente) chiara sul fenomeno e sulla sua effettiva diffusione, fornendo quindi una solida base da cui partire per studiare ogni intervento di carattere preventivo o sanitario.

Scritto da Alessio Crisantemi
Gioco patologico: allo studio un'indagine epidemiologica da parte dell'Istituto Superiore di Sanità

L'IMPORTANZA DELLA RICERCA - La mancanza di dati 'certi' sul gioco patologico e sulla sua diffusione in Italia rappresenta un'autentica anomalia – oltre a una grave carenza – da parte dello Stato, tenendo conto che, già con la Legge di Stabilità del 2010, veniva introdotto il tema della cosiddetta 'ludopatia' in ambito legislativo, limitandosi tuttavia all'annuncio della problematica, provando appena a disciplinare – in maniera peraltro piuttosto blanda – le possibili azioni in logica di prevenzione. Senza però approfondire davvero la materia, affidando per esempio lo studio del fenomeno all'Istituto superiore di Sanità come sembrerebbe naturale, tenendo conto che assolve dal 1991 la funzione di Centro di Documentazione dell'Ufficio regionale per l'Europa dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, ed è pertanto l'organismo italiano di indagine statistica e ricerca più accreditato e attendibile per tutto ciò che riguarda gli usi e le abitudini aventi risvolti di natura sanitaria. Ma nonostante questo, e anche se negli ultimi anni il tema della dipendenza da gioco fosse finito al centro del dibattito politico, non era stato ancora commissionato alcuno studio specifico. Creando un vuoto che sta divenendo sempre più incolmabile.

GLI STUDI PRECEDENTI - Gli ultimi dati relativi alla dipendenza da gioco provenienti dalla fonte ufficiale per definizione, ovvero, l'Istituto Superiore di Sanità, risalgono alla relazione presentata lo scorso luglio 2008 al Parlamento e relativa alle tossicodipendenze, dalla quale emergeva chiaramente che il gioco patologico era già oggetto di studio al pari di tutti i fenomeni di uso e abuso di sostanze. Oltre al fatto che dal lavoro dell'Istituto non emergeva nessuna emergenza sanitaria. Come del resto era inevitabile, tenendo conto che la maggiore diffusione del gioco pubblico in Italia si è avuta successivamente al 2008, con l'introduzione di una serie di nuovi giochi: dall'online alle vlt, passando per tutti i nuovi prodotti da ricevitoria e affini.
Tra gli studi più recenti sul fenomeno, risultano quelli condotti da Cnr, Ipsos e dal Dipartimento delle Politiche Antidroga. Proprio quest'ultimo, nella relazione annuale sulle tossicodipendenze del 2012 trasmessa al Parlamento dall'allora Ministro per la Cooperazione internazionale e l'Integrazione, Andrea Riccardi, rendeva evidente la mancanza di dati statistici relativi al gioco visto che nella ricerca si fa riferimento alla realtà del 2009 (quando ancora non c'erano neanche le videolottery, per intendersi).


SVILUPPI ATTUALI - L'ultimo importante strumento attivato nei mesi scorsi era stato l'osservatorio sui rischi di dipendenza da gioco istituito dal Vice direttore dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che apriva un nuovo percorso in questo senso. Anche se già lo scorso anno era stato compiuto un altro passo significativo con la pubblicazione del “Manuale sul gioco patologico” denominato 'Gambling', a cura del Professor Giovanni Serpelloni, Capo del Dpa. che rappresenta – come spiegato dall'autore - “un contributo a focalizzare il problema, sulla base delle evidenze scientifiche, al fine di evitare, come purtroppo sta già in parte accadendo, scelte e programmazioni nazionali e regionali, basate sulla spinta emotiva e sul clamore mediatico. In balia, quindi, di tensori politici ed economici che spesso assecondano più politiche di consenso o di reddito che non l'interesse della popolazione e la salute pubblica”.
Per questo è importante, ora più che mai, conoscere e studiare a fondo la patologia e per tale ragione appare più che mai prezioso il possibile lavoro dell'Istituto di Sanità.

 

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