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Gap, regioni ed esperti a consulto per il piano nazionale di contrasto alla ludopatia

01 dicembre 2014 - 08:12

‘L’azzardo tra gioco: patologia e crimine’, ma anche la stretta attualità politica, tra i temi al centro dell’attenzione della giornata di studi che si è tenuta a Siena al Centro Didattico Universitario.

Scritto da Redazione
Gap, regioni ed esperti a consulto per il piano nazionale di contrasto alla ludopatia

Nel corso della giornata, promossa da Anna Coluccia, professore ordinario di Criminologia dell’Università con il patrocinio di Regione Toscana, Comune di Siena, Easg (European association for the Study of Gambling), Alea, Egla, Fondazione antiusura, Patrizia De Rose, Coordinatore del Dipartimento per le Politiche antidroga alla Presidenza del Consiglio dei Ministri alla sua prima uscita in pubblico, ha sottolineato l’importanza dell’avvenuto  spostamento dell'Osservatorio sul gioco patologico dai Monopoli di stato al Ministero della Salute sottolineando anche la ferma intenzione, nella conduzione del nuovo incarico, di voler aprire il Piano nazionale di contrasto alla ludopatia in stretto rapporto di consultazione con le regioni e gli esperti del settore.

 

Si sono quindi succeduti interventi che hanno approfondito la problematica delle ludopatie sotto differenti punti di vista – soprattutto psicologico, sociologico e criminologico – attraverso una analisi del gioco d’azzardo in Italia nell’ultimo decennio’ a cura di Maurizio Fiasco, il gioco online e legislazione europea a cura di Valerie Peano, il gioco d’azzardo al femminile a cura di Fulvia Prever, il gioco d’azzardo e la trappola dell’usura a cura di Lelio Grossi, L’epidemiologia del gioco d’azzardo a cura di Fabio Ferretti e una analisi antropologico- qualitativa del fenomeno nella Provincia di Siena a cura di Filippo Lenzi Grillini.

La Giornata ha inteso quindi interrogarsi su quale strategia di intervento di cura attraverso Riccardo Zerbetto dando un  particolare riferimento agli interventi brevi ed intensivi in ambito residenziale che rappresentano una modalità innovativa di trattamento terapeutico-riabilitativo in situazioni di grave compromissione nei comportamenti compulsivi e per le quali le tradizionali forme di intervento, a livello ambulatoriale o tramite invio alle tradizionali comunità terapeutiche per tossicodipendenti (il cui programma è generalmente lungo e poco compatibile con impegni di carattere lavorativo, familiare e sociale del giocatore) non sembrano rappresentare strumenti adeguati.

In questa prospettiva è stato presentato un filmato sull’esperienza del Progetto ‘Orthos’ che ha rappresentato, a partire dal 2007, l’esperienza-pilota in tale ambito e di cui è stato annunciato dall’Assessore regionale alle Politiche sociali, Stefania Saccardi, il rifinanziamento da parte della regione Toscana come progetto sperimentale in attesa di una auspicata “messa a regime” a seguito dell’adeguamento normativo sul settore a livello nazionale e regionale.

Ha concluso la Giornata la presentazione di alcune testimonianze dei complessivi 275 ex-Utenti che hanno concluso il Programma Orthos in questi anni nonché di alcuni familiari che hanno potuto testimoniare l’avvenuto riscatto da gravi forme di dipendenza patologica attraverso un programma che mira non solo alla sospensione-diminuzione del sintomo-gioco quanto ad una profonda ristrutturazione del “progetto di vita” su cui si alimenta generalmente la propensione al gioco eccessivo.

Hanno presentato la loro esperienza vissuta anche alcuni Utenti a conclusione del Modulo di 3 settimane in atto. Un modulo comporto da giocatori età giovanile, per la maggioranza, che portato in evidenza la drammatica difficoltà di giovani nel trovare un proprio percorso di realizzazione personale pur in presenza di opportunità favorevoli da parte delle famiglie di provenienza. Di qui la constatazione di una frequente carenza, nella società odierna, di motivazioni di “senso” a livello esistenziale più che di risorse materiali.

Il termine ‘Orthos’ sta ad indicare, nella cultura greca classica,“colui che sta in piedi”, che non è reclinato (da cui “cliente”) o abbandonato passivamente (da cui “paziente”). Il riferimento, per quanto implicito, a Dioniso indica la scelta filosofica di fondo tesa a non demonizzare di per sé un’inclinazione al piacere, salvo saperla orientare nel rispetto di quel “limite” che consente, come nel caso del vino, di goderne senza cadere nell’eccesso autodistruttivo dell’ubriachezza.  

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