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Abrignani (Fi): 'Sui giochi prevenzione e tutela ma guai a svilire il concetto di impresa'

08 ottobre 2015 - 08:00

Lo Stato deve essere presente, sui giochi, garantendo tutela ai cittadini ma senza mai dimenticare le imprese. Parola dell'onorevole Ignazio Abrignani.

Scritto da Ac
Abrignani (Fi): 'Sui giochi prevenzione e tutela ma guai a svilire il concetto di impresa'

Un'azione a tutto campo per arginare e prevenire ogni forma di dipendenza, ma sempre riflettendo sul “concetto d’impresa che è alla base dell’industria del gioco e non si può deprimerla oltre misura”. E' questa, in estrema sintesi, la visione dell'onorevole di Forza Italia, Ignazio Abrignani, vice presidente della Commissione Attività produttive della Camera, rispetto al ruolo che deve svolgere lo Stato nei confronti dei giochi.

Il parlamentare, più volte intervenuto in materia di gioco, in una nuova intervista concessa a GiocoNews.it, interviene inoltre sulla (mancata) riforma dei giochi contenuta della Legge delega e della richiesta di divieto di pubblicità dei giochi.

Qual è il suo parere rispetto al tema del divieto di pubblicità dei prodotti di gioco pubblico richiesto da più parti in parlamento?
“Ritengo sbagliato qualsiasi divieto assoluto. Il settore dei giochi pubblici (sostanzialmente giochi e delle scommesse) è stato interessato da notevoli mutamenti nel volgere di pochi anni. La sostanziale liberalizzazione del settore accompagnata dall’introduzione di piattaforme tecnologiche di facile accesso per i consumatori, ha indirizzato e sostanzialmente mutato le abitudini di gioco aumentando e facilitando le occasioni di giocare e scommettere, forse oltre i limiti fisiologici.
Non possiamo dimenticare che lo Stato, da sempre soggetto attivo e partecipe, ha moltiplicato le occasioni sia introducendo e autorizzando nuove tipologie di giochi, sia aumentando il numero dei luoghi ove poter giocare e scommettere (aumento delle licenze e giochi online), vedendo in queste attività possibilità di introiti sempre più rilevanti con cui garantire coperture di bilancio. Penso che sul tema si debba trovare un sistema efficace, soprattutto a tutela dei minori, al di là delle giuste considerazioni di opportunità che a volte però si trasformano in crociate, che non condivido minimamente”.
Crede che la richiesta di legge proposta per tale divieto possa trovare accoglimento in parlamento?
“Da più parti politiche si levano voci favorevoli all’introduzione di divieti; siamo ancora all’avvio della fase dell’iter legislativo, per esprimermi sull’esito aspetterei almeno il responso delle commissioni coinvolte in sede referente e consultiva. Ritengo però che, nonostante alcuni paladini, la maggioranza dei parlamentari riflettono sul concetto d’impresa che è alla base dell’industria del gioco e non si può deprimerla oltre misura”.

 

Quale potrebbe essere, secondo lei, una soluzione alternativa?
“Il problema di fondo è contrastare le ricadute negative - le cosiddette esternalità - che il settore genera sulla società; non mi dilungo sul troppo facile accenno agli interessi illeciti, vorrei invece sottolineare, unicamente per l’aspetto patologico,  la necessità di un intervento deciso per rafforzare la lotta al fenomeno delle dipendenze, le cosiddette ludopatie. Il gioco d'azzardo patologico è ormai considerato una vera e propria forma di 'dipendenza senza droga', anche tra i più giovani e giovanissimi. Per il resto basta fare le cose secondo buonsenso da parte di tutti”.
Dopo l'abbandono della riforma del settore del gioco e della Legge Delega, crede che si potrà arrivare comunque a una nuova regolamentazione del comparto? Se si, in che modo? 
“La delega fiscale era una grande occasione che il Paese poteva cogliere per sistematizzare un settore spesso vittima di un eccesso di regolamentazione. Da sempre ho fatto della semplificazione normativa una delle mie battaglie politiche e parlamentari, penso infatti che solo semplificando si possano liberare quelle energie economiche sane che consentano di far crescere l’economia nazionale. Poche norme, certe e chiare, la cui interpretazione lasci pochi margini di dubbio per evitare che si creino nel contempo occasioni o tentazioni di cercare scorciatoie. In tale direzione avevo salutato con favore l’impianto generale della legge 23 che già dalla rubrica specificava l’obiettivo di fondo della norma: 'disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita'. Ben vengano norme dirette in questo senso; se il Governo se ne facesse promotore ne sarei felice, in ogni caso le proposte di legge di iniziativa parlamentare son sempre l’occasione per un percorso positivo”.

 

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