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Relazione su infiltrazioni criminali nel gioco: chiesta riduzione offerta

16 gennaio 2017 - 16:07

I commenti dei deputati Pd e M5S alla relazione della Commissione Antimafia sulle infiltrazioni della criminalità nel gioco.

Scritto da Sm
Relazione su infiltrazioni criminali nel gioco: chiesta riduzione offerta

"In questa relazione della Commissione l'interesse è orientato non tanto sugli aspetti legati alle conseguenze sociali e sanitarie, che sicuramente sono importanti, ma soprattutto a come trovare misure sempre più efficienti e aggiornate per prevenire e contrastare l'infiltrazione criminale, soprattutto di matrice mafiosa". Lo sottolinea la deputata Vincenza Bruno Bossio (Pd) in merito alla discussione alla Camera sulla relazione della Commissione Antimafia sulle infiltrazioni della criminalità nel gioco.

 

"Noi sappiamo bene – aggiunge - che ormai non riguarda più i tradizionali settori imprenditoriali ma quelli del più recente sviluppo: il gioco, le scommesse fino al fenomeno del match fixing. Nei racket della droga e delle scommesse le mafie stanno superando le divisioni territoriali – è questa la novità – e hanno iniziato a dare vita a vere e proprie holding del malaffare. È un allarme lanciato nella sua relazione del secondo semestre 2015 dalla Direzione investigativa antimafia quando afferma che droghe e scommesse sono due settori che sembrano essersi definitivamente affrancati da quella logica di frammentazione verticale degli interessi in cui ciascuna mafia domina in maniera esclusiva un proprio business criminale. Proprio l'operazione Gambling della Dda di Reggio Calabria eseguita nel luglio 2015 è stata definita dal procuratore nazionale antimafia come il paradigma dei rapporti della ’ndrangheta e il mondo della imprenditoria per le modalità con cui le cosche calabresi si sono avvalse in questa circostanza di alcune società estere di diritto maltese, di innumerevoli siti Internet di scommesse on line e di una rete commerciale strutturata gerarchicamente. 

Come si è evoluto il gioco d'azzardo in Italia ? Dal 1992 si incomincia a considerare il gioco d'azzardo un'importante leva fiscale ma solo nel 2003 c’è il vero obiettivo di cambiamento del decisore pubblico: diventa un vero e proprio settore economico anche attraverso la trasformazione dei Monopoli di Stato nell'Agenzia delle dogane e dei monopoli. La legislazione è ancora però frammentaria fino al decreto Balduzzi 2012 e alla delega al Governo della legge n. 23 del 2014 e, prima dell'effettiva delega, interviene la legge di stabilità per il 2015 e poi quella per il 2016 dove il legislatore, oltre a prevedere una revisione sul prelievo fiscale, introduce sanzioni in caso di installazione negli esercizi pubblici delle apparecchiature che permettono di giocare sulle piattaforme online.  Qual è il fatturato del gioco d'azzardo in Italia ? Gli italiani giocavano 24.000 miliardi di lire nel 1998 pari a 15,8 miliardi di euro nel 2012; 84,5 miliardi nel 2014: un decimo della spesa complessiva delle famiglie. Di questi 84,5 miliardi 47 sono destinati in slot e videolottery. Quindi la spesa media di un italiano è 1.260 euro l'anno pari al 70 per cento della propria spesa alimentare. Secondo l’Economist l'Italia, nota una volta come patria di forti risparmiatori, sembra essere diventata il Paese di chi perde al gioco. È il sesto Paese al mondo quanto a perdite medie per abitante. I sostenitori però del gioco d'azzardo legale sostengono che invece lo Stato ricavi risorse ingenti (circa 8 miliardi di euro netti all'anno) e che il settore dà lavoro a 120.000 persone. Ma la questione non è così semplice e numerica. Non solo considerando i costi sanitari ed economici della ludopatia: consideriamo che solo qualche settimana è entrata nei nuovi Lea l'assistenza socio-sanitaria alle persone con dipendenze patologiche e pensiamo a quanto è accaduto l'altro giorno quando un padre ha dimenticato il bambino in macchina per andare a giocare alle slot machine. Con un giocatore patologico ogni 75 persone l'azzardo può essere considerato una vera e propria piaga sociale ma soprattutto perché rivolta alle persone più povere. Il gioco non va impedito ma neanche agevolato e pubblicizzato. L'ultima parola spetta alla Conferenza Stato-regioni ma ci auguriamo che oggi con questa Relazione inizi quel percorso, come annunciato dal Governo Renzi, che prevede l'elimitazione di oltre 114.000 macchinette per il gioco d'azzardo da bar, ristoranti e luoghi pubblici. Per combattere gli affari delle mafie sull'azzardo e gioco patologico bisogna ridurre slot e sale scommesse e consolidare il potere di regolamentazione dei comuni. Come dice giustamente la nostra presidente, se vuoi fare la lotta alla mafia non aumenti l'offerta del gioco. Più si gioca, più ci si ammala, più si gioca ancora. 

È evidente dunque però che la diffusione del gioco legale non contribuisce a ridurre quello illegale, anzi la Consulta nazionale antiusura già nel 2000 parlava di uno sconcertante tandem tra il legalizzato e il criminalizzato e aggiungeva che il successo delle operazioni di marketing del primo finisce per riflettersi sull'altro e ancora sempre la Consulta ribadisce la propria visione e, dagli ultimi dati disponibili, indica che a fronte di 85 miliardi incassati grazie ai giochi di Stato si avrebbero 23 miliardi lordi di guadagno nero per i gruppi criminali e mafiosi. Il comparto del gioco è dunque di altissimo interesse per la criminalità di stampo mafioso che non si è lasciata sfuggire l'opportunità di penetrare in un settore in cui ci sono meno rischi per riciclare elevatissime somme di denaro. Come afferma Saviano, riciclaggio ed economia criminale sono due mali che si tengono per mano e che si autoalimentano. Le differenti modalità di infiltrazione della criminalità mafiosa sono state descritte nella relazione presentata dal ROS dei carabinieri nell'audizione alla Commissione del 3 marzo 2016 e sono: la tradizionale attività estorsiva nei confronti delle società concessionarie delle sale da gioco e la diffusa imposizione delle macchinette di videopoker; l'infiltrazione di società, punti scommesse e sale da gioco sia intestandoli a prestanome sia attraverso la compartecipazione delle società che hanno ottenuto regolare concessione da parte dell'Agenzia; la raccolta e la gestione su piattaforme legali di scommesse sportive mediante la gestione di siti Internet dislocati in Paesi esteri che sono privi di concessioni in Italia ma che ne consentono il gioco in violazione della normativa vigente. Dunque è abbastanza evidente che l'espansione del gioco d'azzardo legale fa da battistrada a quello illegale e i perdenti diventano preda dello strozzinaggio vivendo anche nelle province più povere. L'Agenzia svolge un lavoro periodico di monitoraggio sui siti anche gestiti da soggetto non autorizzato e procede ad oscurare i siti web. Tuttavia le indagini eseguite da vari uffici hanno dimostrato come le organizzazioni riescono a bypassare tali provvedimenti. 
La lotta all'illegalità risulta compromessa anche in ragione del grado di sofisticazione tecnologica ma tutto ciò, allo stato attuale delle tecnologie, sarebbe il più delle volte diagnosticabile, registrabile e tracciabile senza scampo per i trasgressori. In particolare, considerata l'annunciata intenzione da parte del Governo di attivare una strategia ad hoc sulla cyber security per il Paese, la Relazione della Commissione giustamente raccomanda una profonda riflessione su questo versante del cyber crime che, agendo su un obiettivo qualsiasi non protetto da soluzioni adeguate, può diventare in breve un attacco a un'infrastruttura critica nazionale. Il patrimonio di professionalità ed esperienza nel nostro Paese è enorme. Tuttavia proprio le mafie si uniscono rispetto a questa sfida. Noi dobbiamo sostanzialmente unire e porre le fondamenta per mettere insieme tutte le risposte disponibili in modo da rendere il meccanismo di vigilanza, controllo e repressione un unico armonico così come ci suggerisce anche un report del Fondo monetario internazionale. Occorre procedere ad una responsabilizzazione dell'intera filiera considerando anche il rapporto dei concessionari. Occorre fare le cose di cui ha parlato la presidente nelle sue conclusioni e soprattutto ci tengo a sottolineare che bisogna andare nella direzione di un coordinamento tra i diversi Stati europei e non solo. Il cyber crime è la sfida che la nuova mafia imprenditrice internazionale lancia agli Stati democratici. Per questo, insieme, dobbiamo essere in grado di affrontarlo e sconfiggerlo". 
Per Giulia Sarti (M5S) "quello dei giochi leciti e illeciti è uno dei problemi più gravi di questo Paese – lo sappiamo – e in realtà se ci pensiamo, quando parliamo di gioco d'azzardo, utilizziamo un ossimoro perché dovremo abituarci all'utilizzo di altri termini per descrivere questa vera e propria piaga sociale". 
Secondo Sarti "il problema dei giochi dovrebbe essere affrontato da tanti punti di vista: dal punto di vista della salute, dal punto di vista economico, dal punto di vista della sicurezza informatica e del controllo sulla certificazione dei software, e questa relazione si inserisce nel quadro di questi macro settori, perché per competenza – ovviamente, il Comitato, in Commissione antimafia, ha preso in esame il ruolo delle organizzazioni criminali di stampo mafioso nei giochi e in vari tipi di scommesse – andiamo, come abbiamo detto prima, dalle varie attività estorsive a tutto quello che concerne le concessioni, il rilascio delle concessioni, il mantenimento, il controllo del territorio. E il modo in cui la criminalità organizzata si è infiltrata nei giochi leciti e illeciti è veramente, secondo noi, lo specchio di un Paese che non ha ancora saputo reagire nella maniera più corretta, perché, a fronte di un lavoro immenso da parte delle forze dell'ordine e della magistratura – prima è stata ricordata l'ultima recente indagine che ha coinvolto anche un ex parlamentare, Laboccetta, e se ne potrebbero citare tante altre; penso, per quanto riguarda la mia regione, l'Emilia-Romagna, all'indagine Black Monkey, ma, davvero a tantissime altre che in questi anni hanno caratterizzato il lavoro della magistratura – ecco, lo ripeto, a fronte di questo immenso lavoro, dal punto di vista normativo non c’è stata, a nostro avviso, una risposta altrettanto eclatante e importante per combattere il fenomeno.
Certo, in questa relazione sono contenute delle ottime proposte; noi abbiamo condiviso in toto quello che è stato fatto all'interno del Comitato e abbiamo collaborato, appunto, inserendo anche delle proposte, come MoVimento 5 Stelle, alcune sono state accolte, altre, purtroppo, no. Però, rendiamoci conto che siamo di fronte ad una situazione, ad oggi, dove abbiamo delle scadenze e degli appuntamenti importanti, penso al recepimento della direttiva antiriciclaggio entro giugno 2017, la quarta, penso, appunto, alla Conferenza unificata Stato-regioni che, in realtà, non ha ancora prodotto un'intesa e, poi, c’è il fardello, chiamiamolo così, di questa delega ancora non attuata, che è stata fatta scadere, della legge n. 23 del 2014 che, appunto, all'articolo 14, poneva le basi per avviare dei decreti legislativi in grado di andare a contrastare maggiormente il fenomeno e a regolarlo. Questa delega non è stata ancora esercitata; noi abbiamo numerose proposte di legge, una è quella del mio collega Endrizzi, che giace in Senato e che ancora non è stata presa in considerazione.
Però, a fronte di questa situazione e delle scadenze che abbiamo, certo, ci sono dei buoni propositi, ma, poi, dal punto di vista di ciò che è stato fatto fino ad oggi, vediamo che in questa legislatura non si è andati nella direzione che noi auspicavamo. Mi viene in mente il famoso decreto in tema di giustizia sulla tenuità del fatto, sulle depenalizzazioni, che ha investito, purtroppo, anche il settore dei giochi leciti e illeciti.
Quindi, di questa relazione condividiamo, come dicevo prima, l'impianto e abbiamo, appunto, collaborato, anche con numerose proposte. Penso, ad esempio, all'ampliamento della gamma dei reati ostativi per la partecipazione alle gare o il rilascio, il mantenimento delle concessioni, al fatto di aver inserito tutta questa serie di reati, tra cui, appunto, anche tutti quelli contro la pubblica amministrazione, l'articolo 416-ter, numerosi reati fiscali e così via; sono tutte proposte sulle quali, appunto, c’è stata un'intesa fortissima, e così su tante altre, però, dal punto di vista sia del metodo sia di quello che è stato fatto fino ad oggi in questa legislatura vediamo che le situazioni sono state, insomma, quasi un po’ contrarie a quello che poi si scrive e si vorrebbe fare all'interno di questa relazione condivisibilissima. Quindi, un altro momento di attenzione, secondo noi, ci dovrebbe essere nel momento in cui si parla di questione territoriale, quindi, di leggi regionali e regolamenti comunali che vanno a inserirsi in questo quadro, laddove manca una disciplina nazionale.
Allora è davvero preferibile che, al di là di quello che poi dovrebbe fare la Conferenza unificata Stato regioni, ci sia un quadro normativo nazionale minimo, regolare, uguale per tutti e che poi le regioni e i comuni vadano, ovviamente, magari, a scrivere norme o regolamenti ancora più restrittivi, ma non in mancanza di una legislazione nazionale che fa acqua da tante parti, piuttosto per – come dicevo – andare a rafforzarla. Oggi, questo quadro, dal punto di vista nazionale, è davvero tanto carente e speriamo che i buoni propositi di questa Relazione vengano tradotti in leggi approvate, magari, anche da questo Parlamento. Tuttavia, secondo noi, ci sono alcune proposte di cui parleremo anche domani in dichiarazione di voto che non sono state completamente prese in considerazione ed è molto importante che dal punto di vista dei giochi si faccia un ragionamento non teso solo a contrastare le organizzazioni criminali di stampo mafioso, ma che vada a guardare il tema nella sua organicità. Perché, come dicevo, questa è una piaga che investe tantissimi settori e, quindi, non possiamo ragionare a compartimenti stagni, dobbiamo, piuttosto, ripensare la disciplina nella sua organicità, meglio di quanto è stato fatto fino ad ora dai vari decreti Balduzzi o dalle varie leggi di stabilità, con emendamenti un po’ qua e là e con una legge delega che, ancora, non è stata tradotta in decreti legislativi. È per questo che domani, probabilmente, decideremo di astenerci su questa Relazione, pur condividendo tantissimo il lavoro dentro il Comitato diretto dal collega senatore Vaccari in maniera egregia e condividendo le proposte, anche se non tutte, che sono state finora qui fatte".

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