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Consiglio Puglia: 'Legge gioco, sì a proroga di sei mesi'

30 ottobre 2018 - 15:40

Il Consiglio regionale della Puglia approva proroga di sei mesi alla legge sul gioco come proposto dal consigliere Mimmo Santorsola.

Scritto da Francesca Mancosu
Consiglio Puglia: 'Legge gioco, sì a proroga di sei mesi'

 

“Una proroga di non oltre sei mesi, durante la quale valutare le diverse posizioni – attraverso una serie di audizioni - e apportare alla legge sul gioco le modiche necessarie a renderla uno strumento valido per il contrasto del Gap senza ledere i diritti dei lavoratori”.

L'ha approvata il Consiglio regionale della Puglia, nella seduta di oggi 30 ottobre, con 35 voti favorevoli e 6 contrari, accogliendo la proposta di legge di modifica della legge regionale in materia di contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico, presentata dal consigliere Ernesto Abaterusso ed emendata in Aula su proposta del consigliere Domenico Santorsola. 

 

 

La modifica è stata ritenuta necessaria al fine di prorogare la data dell’entrata in vigore di quanto è stabilito all’articolo 7 comma 3 della legge regionale 43 del 2013, relativamente alla decadenza di tutte le licenze di pubblica sicurezza rilasciate prima della legge stessa, decorsi i cinque anni previsti. 
Con la modifica approvata si proroga il termine stabilito dalla norma vigente alla data di emanazione del Testo Unico in materia di prevenzione e trattamento del gioco d’azzardo patologico, previa delibera di recepimento adottata dalla Giunta regionale e comunque di non oltre sei mesi. Il termine temporale di sei mesi è stato aggiunto con l’emendamento proposto da Santorsola, al fine di stabilire un termine certo per l’entrata in vigore a regime della disciplina prevista dalla norma regionale vigente. 
 
Contestualmente, il Consiglio ha approvato anche l'ordine del giorno che impegna il governo regionale a chiedere al Governo statale “una tempestiva iniziativa normativa, anche attraverso decreto legge, in materia di giochi”. 
Questa dovrà mirare: alla salvaguardia della salute dei cittadini secondo criteri di rafforzamento dell'informazione con la previsione di campagne di comunicazione e informazione che indirizzino il giocatore verso un approccio al gioco legale consapevole e moderato; a impedire l'accesso al gioco tramite apparecchi da intrattenimento da parte dei minori e dei soggetti in cura per il gioco d'azzardo patologico mediante la lettura della tessera sanitaria o altro documento di identità elettronico; al rafforzamento dei presidi socio-sanitari dedicati alla cure dei giocatori problematici. 
 
 
IL COMMENTO DI PELLEGRINO - Sul voto di oggi dice la sua Paolo Pellegrino, presidente del gruppo La Puglia con Emiliano: “Ho espresso alla fine un voto favorevole perché credo che, nonostante tutto, la legge seppur emendata sia comunque utile a risolvere temporaneamente il problema della revoca delle autorizzazioni. Certo, sarebbe stato preferibile agganciare la sospensione degli effetti della vecchia legge regionale alla definizione da parte del governo nazionale della legge quadro sulle ludopatie, e non limitarla ai prossimi sei mesi. Poiché peraltro in III Commissione Sanità sono all’esame due proposte di legge sul gioco d’azzardo patologico, una a mia firma e l’altra a firma del consigliere Colonna e altri, sarà quella l’occasione per un ulteriore approfondimento del tema della ludopatia, fermo restando i limiti delle competenze residuali della Regione. Naturalmente in Commissione chiederò l’audizione di tutti i soggetti interessati al tema come imprenditori, rappresentanti di categoria, lavoratori e tutti i referenti dei luoghi sensibili, oggetto del cosiddetto distanziometro. Perché su questa emergenza non bisogna abbassare la guardia e chiedere al Governo nazionale tempi celeri e norme certe e valide su tutto il territorio”.
 
 
IL COMMENTO DEL M5S PUGLIA - Critici gli otto consiglieri del Movimento 5 Stelle Puglia.“È andata in scena l’ennesima sceneggiata di una maggioranza spaccata, schizofrenica che non è più in grado di prendere una sola decisione. Completamente lasciata allo sbando da colui che dovrebbe guidarla, il presidente Emiliano Ponzio Pilato che anziché prendere una decisione mettendoci la faccia non ha avuto neanche il coraggio di presentarsi in aula. È davvero il caso di dirlo: non si gioca a dadi con la vita delle persone. Si votava una proroga proposta dal centrosinistra ad una legge voluta dalla maggioranza di centrosinistra nel 2013. Una proroga sulla quale il consigliere Borraccino in Commissione III prima aveva votato a favore; qualche settimana dopo, divenuto assessore aveva dichiarato che il Governo avrebbe votato contro mentre alla fine oggi il Governo ha votato a favore. Schizofrenia politica allo stato puro. Sono queste le conseguenze delle ammucchiate elettorali di Emiliano che non sembra avere imparato la lezione dato che per le elezioni 2020 sta creando un 'dream team' fatto di esponenti di destra, sinistra e centro, che condannerebbe certamente la Puglia alla paralisi totale. Dal canto nostro siamo stati gli unici a manifestare coerentemente dal primo momento la nostra posizione di contrarietà a questa proposta e a favore di tutte le famiglie che pagano il prezzo dell’azzardopatia che solo in Puglia, lo ricordiamo, brucia 6 miliardi di euro”.
 
 
IL COMMENTO DEL GRUPPO DIT/NCI: "La distanza non guarisce la malattia, ma oggi il gioco d'azzardo lo ha fatto il M5S" - Una dichiarazione congiunta del gruppo regionale Direzione Noi con l'Italia (Ignazio Zullo, Francesco Ventola, Luigi Manca e Renato Perrini) ribadisce che "chi pensa che basterebbe spostare in periferia o a 500 metri (dai punti sensibili) i centri scommesse per 'guarire' i malati di ludopatia, non ha capito nulla della malattia: non 500 metri ma 5 chilometri il malato di gioco è disposto a fare. Altro è quello che serve e non è certo il metro la soluzione. Anzi il proibizionismo metterebbe queste persone nelle mani della malavita e degli usurai". Ma, secondo Dit/Nci "il dibattito andato in scena nell’aula del Consiglio regionale pugliese oggi ha avuto un che di surreale, per un verso, e di paradossale per un altro. A un certo punto sembrava che la discussione fosse tra chi fosse pro gioco d’azzardo e contro, mentre la norma in discussione riguardava il gioco legale e i centri scommesse autorizzati dallo Stato e che danno lavoro a tanta gente, di contro una legge regionale approvata cinque anni e fa e che impone ai gestori di mettersi in regola con le distanze entro il 20 dicembre prossimo. Il centrosinistra è arrivato in aula con due proposte separate (non è la prima volta che accade!): una di Abbaterusso-Amati, da noi condivisa e che rimandava a una legge nazionale il riordino della materia, l’altra di Santorsola che, invece, dava ai gestori altri sei mesi di tempo per mettersi in regola con la normativa regionale. Ognuno ha 'giocato' la propria parte con trasparenza e dichiarando la propria posizione lineare meno i colleghi del Movimento 5 Stelle: È il caso di dire, hanno 'giocato d’azzardo', mostrando in aula di saper fare meglio della 'vecchia politica': hanno votato l’emendamento Santorsola – facendolo così passare – ma poi non hanno votato il disegno di legge che lo recepiva. Insomma, hanno giocato con la pelle dei poveri malati di ludopatia e con i dipendenti dei centri scommesse. Non una linea politica chiara e riconoscibile: ma un gioco a prendere in giro tutti. Del resto, come hanno dimostrato sull’Ilva e sulla Tap, a questo gioco sono i più bravi!".
 
 
IL COMMENTO DI ABATERUSSO (LEU) – Il presidente del gruppo consiliare LeU/I Progressisti, Ernesto Abaterusso, sintetizza le "conseguenze" del voto dell'Aula. “La mia proposta di legge contro l’introduzione del distanziometro che di fatto faceva decadere tutte le concessioni relative al gioco legalizzato è diventata legge regionale. A seguito di ciò, il Consiglio regionale della Puglia ha sei mesi di tempo per discutere e approvare una nuova legge che migliori attraverso una serie di misure (rafforzamento dell’informazione con campagne di comunicazione e informazione che indirizzino il giocatore verso un approccio al gioco legale consapevole e moderato; lettura della tessera sanitaria o di altro documento d’identità per impedire l’accesso al gioco d’azzardo patologico a minori e soggetti in cura; rafforzamento dei presidi socio-sanitari dedicati alla cura dei giocatori problematici) volte a combattere il gioco d’azzardo patologico e ad eliminare l’inutile, oltre che dannoso, distanziometro che, come abbiamo avuto modo di spiegare durante i lavori del Consiglio odierno, farebbe perdere il lavoro a 20mila pugliesi e cancellerebbe il gioco legale controllato dallo Stato per introdurre il gioco illegale a quel punto non più sotto il controllo dello Stato e di conseguenza potenzialmente esposto alle infiltrazioni criminali. Si otterrebbe così il risultato esattamente opposto rispetto a quello voluto da tutti. Abbiamo, infine, chiesto e ottenuto che durante i lavori dei prossimi sei mesi siano ascoltati Procuratori della Repubblica delle province pugliesi, Prefetti, rappresentanti delle forze dell’ordine, delle gerarchie ecclesiastiche, responsabili del settore sanitario, organizzazioni sindacali e di categoria e quanti altri possano offrire un contributo volto a legiferare in maniera trasparente e utile”.
 
 
IL COMMENTO DI MARMO (FI) - Nella sua nota il presidente del Gruppo consiliare di Forza Italia, Nino Marmo, sottolinea:“Noi eravamo pronti a votare per la proroga dei termini per le sale slot, in attesa della normativa nazionale, visto che il provvedimento era stato licenziato all’unanimità in Commissione. Ed è per questo che siamo sbalorditi davanti a tanta compattezza ritrovata della maggioranza, visto che tutti uniti hanno ritenuto di fare come Ponzio Pilato, decidendo di non decidere. Fra sei mesi, diremo le stesse cose che abbiamo detto oggi con un linguaggio di verità e non di ipocrisia come ha fatto la maggioranza. Ci rifiutiamo di aderire alla politica che abdica così spregiudicatamente al suo ruolo che è quello di decidere e produrre certezze. Il contrasto alla ludopatia è un percorso che inizia dalle scuole, con l’educazione e la promozione di modelli positivi. Non lo diciamo noi, ma procuratori della Repubblica e mondo scientifico. Oggi è andata in scena una farsa e ci hanno fatto credere che il problema fosse effettivamente quello della distanza delle sale slot da alcuni luoghi. Una bufala clamorosa, smentita dai fatti che confermano che questa direzione porta solo ad incrementare il gioco illegale, affossando peraltro famiglie, lavoratori e commercianti che hanno investito in attività sotto la protezione di una norma dello Stato che lo consentiva. Tutto questo è accaduto nell’assordante assenza dall’aula del presidente Emiliano, che ha costretto il Consiglio a rincorrere gli accordi che lui avrà stretto con qualcuno, con un emendamento per il rinvio della questione presentato da un suo consigliere di maggioranza. Nel frattempo, però, mentre il centrosinistra ha votato un rinvio inutile ed offensivo, il gioco d’azzardo impazza e non si ha notizia del lavoro svolto dall’Osservatorio regionale e non risulta che siano state potenziate le strutture regionali per la cura e la prevenzione della ludopatia. Si può solo provare disgusto dinanzi ad un epilogo del genere, non è la nostra politica”.
 
 
IL DIBATTITO IN AULA - Nella discussione precedente il voto del Consiglio si registra l'intervento di Michele Mazzarano.“Dobbiamo contestualizzare la legge nel tempo in cui viviamo. Con questa proposta rimediamo all'errore che abbiamo fatto 5 anni come legislatori. Ora molto è cambiato, è in ascesa il gioco online, c'è stato l'accordo in Conferenza unificata nel 2017 per il riordino dei giochi. Quindi ora la palla deve passare al governo nazionale”.
Ernesto Abaterusso (LeU/I progressisti), già firmatario di una proposta di modifica della legge sul gioco approvata dalla commissione Sanità che chiedeva di estendere la proroga fino al varo di un testo unico nazionale, aggiunge: 'Vogliamo spostare in avanti la decadenza delle concessioni legali rilasciate dallo Stato all'interno dei 500 metri definiti dai luoghi sensibili. Per aver presentato questa legge sono stato additato, specie dai 5 stelle, come sostenitore del gioco. Sono contrario invece al gioco ma posso dire che è luogo comune quello secondo il quale inserendo le distanze il gioco sparisce: la storia del nostro Paese dice esattamente il contrario, come evidenziato dal procuratore della Repubblica Antonio De Donno, dal comandante della Guardia di finanza e dal vescovo di Brindisi. Fino agli settanta-ottanta in Italia non c'era il gioco legale, ma non è che non ci fosse il gioco, che anzi si praticava nelle bische. Quando lo Stato è intervenuto con le concessioni, tanti imprenditori hanno investito nel settore. Togliendolo si darà alla malavita l'occasione di reimpossessarsi di questo business. Lo stesso vice premier Luigi Di Maio, che ha parlato della sua battaglia contro il Gap, in realtà non ha fatto nulla, ha solo aumentato il prelievo su slot e Vlt, non un decreto per cancellare il gioco. Di fronte a questa situazione, dobbiamo pensare che con tale legge manderemmo a casa 20mila persone. Quando abbiamo discusso la proposta di legge per una proroga di due anni siamo stati tutti d'accordo, e poi anche nella decisione di dire che la proroga possa valere fino all'emanazione da parte del nuovo governo del riordino. Se il problema è aspettare di discutere una proposta di legge che c'è già, di prendere tempo per ascoltare prefetti, organi di polizia, strutture sanitarie che ci suggeriscano interventi per avere una norma che sia il più trasparente possibile va bene, se invece si tratta di un espediente sono contrario. É un problema etico, su cui non si transige”. 
Marco Galante del Movimento 5 stelle punta il dito sulle prerogative in materia di salute della Regione, evidenziando che nessuno dei consiglieri si è occupato della prevenzione del Gap. “Di Maio è intervenuto su quello che poteva, il divieto di pubblicità è fondamentale. Avete avuto 5 anni per avvertire i gestori di mettersi in regola, mettervi d'accordo e tutelarli, e non l'avete fatto”.
Per Domenico Damascelli di Forza Italia l'emendamento di Santorsola “è in assoluta contraddizione con la motivazione che la muove. In sei mesi non si possono fare audizioni e preparare un'altra proposta di legge. Rischiamo di ritrovarci qui fra sei mesi con lo stesso problema. Cerchiamo di capire se 501 o 499 metri possano o meno risolvere il problema, se dobbiamo soggiacere alle promesse politiche di Emiliano. Se, per caso, dopo l'apertura di un punto gioco viene costruito un luogo sensibile, tale punto gioco poi si deve spostare? Ma perché lo Stato ha rilasciato le concessioni anche se non consentite dalla legge regionale? Perché tanti articoli e commi di tale legge – come il numero 5 dell'articolo 7 che impone al personale delle sale di frequentare corsi di formazione obbligatori predisposti dai Comuni - restano inattuati? È insieme con gli esercenti che hanno attività legali che si deve combattere il Gap! Anche l'Istituto superiore di sanità ha evidenziato che giocatore patologico preferisce giocare lontano da casa e dal lavoro, quindi dobbiamo intervenire su di loro seriamente. Rischiamo che le attività fuori dal centro urbano favoriscano il Gap, e sappiamo bene che nasceranno subito attività di gioco illegali, che la gente andrà a giocare. Così finiremo solamente per sostenere l'illegalità. Ecco perché è opportuno che il Governo nazionale si prenda le sue responsabilità, dando l'opportunità alle attività esistenti di continuare a lavorare nella legalità”.
Renato Perrini (Direzione Italia/Noi con l'Italia) esprime il suo sì alla proposta di Santorsola ma chiede di aiutare gli imprenditori a non perdere gli investimenti fatti.
Santorsola nella replica rassicura che nel suo emendamento non c'è alcun retropensiero e si dice disponibile a “lavorare in commissione per fare le modifiche necessarie alla legge, non ho fiducia che il governo centrale possa rispondere alle esigenze dei lavoratori del settore”.
Mario Pendinelli, del Gruppo Misto, ricorda che è “opportuno collegarsi a decisioni della Conferenza Stato Regioni” e che durante l'iter della proposta la Regione non ha mai espresso pareri in proposito. “Resto dell'idea che dobbiamo andare sulla linea della proposta di Abaterusso con l'emendamento Amati”.
Fabiano Amati (Pd) aggiunge che nelle vicinanze dell'entrata in vigore della legge molti consiglieri stanno ripensando al distanziometro, anche alla luce delle risultanze di alcuni studi scientifici e contributi autorevoli – dall'Istituto superiore di Sanità al procuratore della Repubblica. “Noi presentiamo un emendamento che aggancia la vita della nostra legge a quella del testo unico nazionale, che mette in mora questo governo sul fatto che bisogna intervenire su questa materia. Dobbiamo richiedere quindi al Parlamento di emettere un testo unico, non ci può essere un federalismo della stangata. Abbiamo bisogno di tempo per rimeditare la disciplina che sta all'interno della legge”.
Vincenzo Colonna (Noi a Sinistra per la Puglia) ritiene la norma del 2013 “del tutto infondata sul piano pratico” in quanto l'articolo 7 “rinvia al regime autorizzatorio previsto dalle norme statali e per le nuove dispone la distanza minima di 500 metri dai luoghi sensibili”, ma “la domanda è: di quale autorizzazioni stiamo parlando? Ok alle nuove, le vecchie dovevano essere sottoposte al regime precedente. Aver previsto nel 2013 che anche per le autorizzazioni esistenti valeva la disposizione che andava oltre le prerogative del Consiglio regionale è sbagliato, è una materia che va consegnata alla normativa statale. Sono convinto che non c'è nessuna decadenza delle vecchie autorizzazioni al dicembre 2018. Le dipendenze, in tutti i settori, non possono essere affrontate con un approccio proibizionistico. Le risposte vanno date sul piano sociale, culturale, delle relazioni interpersonali, non può essere la Regione a ridisciplinare un regime autorizzatorio che ha una base sulla disciplina statale sulle autorizzazioni che erano già esistenti nel 2013 alla data di entrata in vigore della legge”.
Per Francesco Paolo Campo (Pd) “tutti i consiglieri dovrebbero applicarsi per trovare una soluzione possibile, non fare un braccio di ferro. Più approfondiamo il tema più ci rendiamo conto che è ben più complicato di come sembrava in origine. Il Consiglio che ha votato tale legge nel 2013 ora riconsidera le evoluzioni della materia, ed evidentemente dobbiamo riflettere di più e considerare che abbiamo legiferato sull'onda dell'entusiasmo su una materia che è di competenza statale. E allora, oggi, il problema è o è diventato che il 20 dicembre incombe una scadenza che rischia di mettere in difficoltà tante attività economiche che danno lavoro a migliaia di persone e se è vero che il tema verrà affrontato in Conferenza unificata e il Governo presenterà un'ipotesi di disciplina di questa materia. Se l'obiettivo è questo, se è vero che non siamo tutti convinti e che il problema è di vita o di morte, non ci dividiamo e non perdiamo l'occasione di fermarci e rifletterci un po' di più, e tra sei mesi se non è successo nulla a livello nazionale torniamo in aula, e abbiamo tempo per rivedere compiutamente la legge, rimeditare su cosa abbiamo fatto in questi anni e mettere in calendario l'idea che il distanziometro non è uno strumento che deve stare in una legge regionale. O forse il Governo di Lega e 5 stelle, come ha promesso, ci porterà una soluzione alla quale dovremo tutti quanti attenerci”.
 

 

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