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Riaperture: obiettivo 'zona bianca' per il gioco, alternativa a febbraio

04 gennaio 2021 - 11:05

Il tema delle riaperture delle attività tiene banco nel governo, che lotta tra crisi e rimpasto: il settore punta alla “zona bianca” anche se la terza ondata della pandemia appare vicina.

Scritto da Ac
Riaperture: obiettivo 'zona bianca' per il gioco, alternativa a febbraio

Se c'è una cosa su cui Governo e Regioni sono d’accordo è la linea rigorista da mantenere anche dopo le festività. Dopo la “zona rossa nazionale”, quindi, non dovrà esserci nessun "liberi tutti". Anzi. Tenendo conto dei dati sul tasso di positività che sono tornati a crescere, la ripartenza post-epifania dovrà essere molto cauta. E' questo, in estrema sintesi, ciò che è emerso dall'ultimo vertice che si è concluso oltre la mezzanotte, alla presenza dei ministri agli Affari regionali e della Salute, Francesco Boccia e Roberto Speranza, e alcuni presidenti di Regione, in cui si è pensato a criteri di valutazione più rigidi a partire dal 7 gennaio. Provvedimenti che potrebbero essere formalizzati già nella serata di oggi, lunedì 4 gennaio, con l'arrivo di un’ordinanza-ponte che sarà valida fino al 15 gennaio, giorno in cui scadranno i termini dell’ultimo decreto del governo, in seguito a un nuovo vertice.

Il punto di accordo raggiunto tra le parti è quello sulla possibilità di abbassare le soglie dell’Rt per accedere alle varie zone di rischio, così da evitare che, in periodo di vaccinazione, gli ospedali e le strutture sanitarie si ritrovino eccessivamente appesantite dall’afflusso di persone contagiate. Con la possibilità di riportare in zona rossa l'intera Penisola anche nel prossimo week-end ma con l'ipotesi di passare a una cosiddetta “zona bianca”, per la seconda parte del mese, all'interno della quale decretare la riapertura di gran parte delle attività, ma sempre dietro a stringenti misure di sicurezza. Un'iniziativa, questa, proposta dal ministro alla Cultura e al Turismo, Dario Franceschini, dichiaratamente mirata a far ripartire teatri e musei, ma della quale potrebbero beneficiare anche le altre attività che, come queste, sono rimaste chiuse per più tempo. Come le palestre e le piscine, pensando allo sport, ma anche – e soprattutto – ai locali da gioco, che risultano di gran lunga i più colpiti dalle restrizioni imposte dalla pandemia. Anche se il tema del gioco non è stato ancora affrontato apertamente dal governo negli ultimi incontri con le regioni – come apprende GiocoNews.it da fonti governative – la questione è destinata ad emergere nelle prossime ore, anche alla luce delle diverse richieste, sempre più insistenti, provenienti dall'industria, sia nei confronti del governo che delle Regioni. Oltre al comparto del gioco pubblico, infatti, a premere per una ripartenza sono anche i casinò, rispetto ai quali c'è anche un evidente interesse da parte delle Regioni, almeno da quelle interessate (seppure a vario titolo), come Veneto, Liguria e Valle d'Aosta. Nonostante la notevole differenza tra le attività di gioco e le modalità di offerta al pubblico che si possono riscontrare tra case da gioco e locali pubblici o specializzati (agenzie di scommesse, sale bingo o vlt), è evidente che sarebbe impensabile pensare di riaprire un tipo di gioco rispetto ad un altro: ed ecco quindi che la “battaglia” portata avanti dai due mondi, parzialmente in competizione tra loro, sembra essere finalizzata verso lo stesso obiettivo: che è quello, appunto, della zona bianca, che potrebbe tradursi nella riapertura già dal 16 gennaio, sia pure con protocolli più rigorosi e stringenti. Come del resto è stato proposto dagli stessi operatori.

IL NODO DEI CONTAGI – Nonostante la volontà sempre più generale, anche tra i ministri, di far rialzare le saracinesche ai locali e di far tornare gli italiani a una specie di normalità, tuttavia, i dati relativi ai contagi non sembrano essere fino in fondo confortanti. Anche se risultano esserci sempre meno positivi giornalieri, il numero dei ricoverati non scende. Come le terapie intensive e, purtroppo, i decessi. Così come in controtendenza sembra muoversi da qualche giorno il numero delle infezioni in corso (gli “attualmente positivi”). Come riportato oggi da IlSole24Ore in un approfondimento dedicato ai numero della pandemia, in effetti, l'effetto festività sembra aver nascosto la reale circolazione del virus. Almeno a prima vista, perché oltre al numero dei positivi giornalieri ci sono altri indicatori “insensibili” al numero dei test effettuati: in particolare il numero dei ricoverati e delle terapie intensive, e a seguire quello dei decessi. Questi indicatori sembrano raccontare una storia molto diversa, che farebbe ipotizzare una terza ondata sempre più probabile e vicina. Generando una situazione nella quale sarebbe un azzardo pericoloso procedere ad allentamenti delle misure di mitigazione in atto (da “zona rossa” a “zona gialla”).
Come riportato dal quotidiano economico, a cavallo delle feste di fine anno, abbiamo testato il 60,85 percento dei casi in meno rispetto a quanto avevamo fatto a inizio dicembre. In quest'ottica devono quindi essere letti i dati relativi ai positivi individuati: il calo della settimana 26 dicembre 2020 - 1 gennaio 2021 (-5,77 percento sulla precedente) si confronta infatti con un calo del 22,97 percento dei casi testati nello stesso periodo. Ciò per via del fatto che il numero dei test eseguiti non viene deciso a livello centrale, né dal ministero della Salute, né dall'Iss: che infatti, nel Bollettino di sorveglianza integrata Covid-19 evidenzia in grassetto da settimane la raccomandazione : “Si continua a richiamare l'importanza dell'uso appropriato degli strumenti diagnostici e di screening, nel contesto di una valutazione corretta del rischio epidemiologico”.
Per valutare correttamente la diffusione del contagio non ci può quindi affidare al numero dei positivi rilevati quotidianamente, né al valore istantaneo di Rt che risulta sottostimato: affidandosi agli indicatori “insensibili” come il numero dei ricoverati e dei posti occupati in terapia intensiva, come fa il quotidiano, emerge una fotografia dell'epidemia in netto contrasto con quella rilevata dall'andamento dei positivi giornalieri. Nel periodo 27 dicembre - 2 gennaio il numero dei ricoverati è rimasto sostanzialmente stabile, con una riduzione di soli 356 posti letto occupati in area medica. Quello dei pazienti in terapia intensiva è cresciuto di 6 unità, da 2.563 a 2.569, interrompendo un trend calante iniziato a fine novembre. Ci sono altri due indicatori secondari, per quanto influenzabili dal numero dei test eseguiti, che portano a considerare sottostimata la diffusione dell'epidemia: il rapporto “positivi/tamponi totali” e il rapporto “positivi /casi testati”. Con i casi attuali che - in estrema sintesi -  appaiono sottostimati in una forbice compresa tra il 30 e il 40 percento. E con le misure previste dalla zona gialla che risultano troppo blande in logica di contenimento del virus.
 
IL RISCHIO DI UN RINVIO A FEBBRAIO - Alla luce dei dati precedenti l'opportunità di un allentamento delle misure di mitigazione appare quantomeno azzardata. La ripresa delle attività, scuola inclusa, non può prescindere dal ripristino del controllo dell'epidemia sul territorio: attuabile, secondo quanto indicato più volte dall'Iss, solo raggiungendo una quota di 50 nuovi casi per 100mila abitanti. All'ultima rilevazione ufficiale, pur considerando come validi dati che abbiamo visto essere sottostimati, il Bollettino di sorveglianza Covid-19 riportava nel periodo 21-27 dicembre un'incidenza di 134,97 nuovi casi per 100mila abitanti: quasi tre volte superiore al limite indicato.
A tutto ciò si aggiunge il fatto che l'avvio a rilento della campagna vaccinale nel nostro mette a rischio l'obiettivo del raggiungimento dell'immunità di gregge all'inizio del prossimo autunno, e non consente – ad oggi - di ipotizzare effetti benefici della stessa prima della tarda estate.
Per questa ragione le riaperture ipotizzate per inizio gennaio, scuole incluse, appaiono ad alto rischio, poiché in grado di generare una forte recrudescenza dell'epidemia nel periodo compreso tra fine gennaio e inizio febbraio. Da qui, probabilmente, la decisione di introdurre una soluzione ponte da annunciare già nella giornata di oggi, per la prossima settimana. Con il rischio che alcune restrizioni, tra cui quelle sui giochi, possano essere mantenute almeno fino a tutta la seconda decade di gennaio inclusa. Spostando la palla in avanti al prossimo mese.
Ciò detto, bisogna anche tenere in considerazione - come probabilmente faranno anche Governo e Regioni - che proprio in virtù dei dati precedenti e dell'obiettivo di lunghissimo termine per il raggiungimento dell'immunità di gregge, bisognerà per forza passare, prima o poi, a una fase di vera convivenza con il virus: e ciò significa ripartire, al di là dei contagi, e per tutti. In questo senso, i nuovi protocolli di sicurezza proposti dal settore, ancora più stringenti nonostante i già ottimi risultati riscontrati nella precedente fase di riapertura a livello di sicurezza, potrebbero rappresentare una base di discussione. E, magari, anche di (ri)partenza.
 

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