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Il colpo di stato di Campione tra mito e realtà: al Casinò la rievocazione storica

11 gennaio 2024 - 10:25

Comune e Casinò organizzano la rievocazione del 'colpo di stato' avvenuto nell'enclave il 27 gennaio del 1944.

Scritto da Amr
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"Perché si ricordi che il 28-1-1944 Campione primo tra i Comuni d'Italia scuoteva il gioco neo-fascista".
Questa la dichiarazione sottoscritta dal gruppo degli "insorti" il 28 gennaio del 1944, e che è riportata nell'invito che il Comune e il Casinò Campione d'Italia fanno alla rievocazione storica "Campione, 27 gennaio 1944: il 'colpo di stato fra mito e realtà', in programma il 25 gennaio alle 18,30 nella sala eventi del settimo piano del Casinò Campione d'Italia. Il professore Marino Viganò rievocherà il "colpo di stato" con l'ausilio di immagini e ne racconterà l'antefatto, l'evento e le sue ricadute, moderato da Bruno Boccaletti.

IL COLPO DI STATO - Anticipando la rievocazione, a beneficio di chi non conosce questa particolarissima pagina di storia italica, ricorriamo al sito del Comune di Campione d'Italia per raccontarla per sommi capi.
La particolare collocazione geografica di Campione fu origine, nella notte tra il 27 e il 28 gennaio 1944, del cosiddetto “Colpo di Stato” quando, senza colpo ferire, l’agente “Como” della missione Oss (Office of Strategic Services americano) “Violet”, unitamente ad alcuni cittadini, ottenne la resa dei sei Carabinieri Reali in servizio per conto della Repubblica Sociale Italiana e la liberazione del territorio che passò, primo comune del nord Italia, al Regno del Sud.
La situazione di Campione vedeva allora una popolazione di circa 600 persone ed il Casinò chiuso dal 1939, con intere famiglie campionesi emigrate seguendo i capofamiglia che avevano trovato impiego, per necessità, in altri casinò italiani (Bolzano, San Remo, …).
Il coordinamento dell’operazione in Campione fu gestito dall’allora parroco, don Piero Baraggia, e da Felice De Baggis, ex ufficiale del Regio Esercito.
L’interesse degli americani per Campione era dato dal fatto che, intensificandosi la lotta di liberazione al nord da parte delle formazioni del Clnai (Comitato Liberazione Nazionale Italiano) e volendo al contempo preservare la zona di confine italo-svizzera dai bombardamenti a tutela delle strutture idroelettriche presenti (oro bianco), era necessario un presidio che non fosse nella neutrale Svizzera (proprio perché potesse rimanerlo) dove collocare un centro radio collegato con il Governo Badoglio (installato a Villa Ghezzi) e una centrale operativa di addestramento per i partigiani (Villa Mimosa).
Certo l'anomala collocazione geografica di questo lembo di terra italiana provocò nel tempo curiosi episodi: come quello avvenuto nel 1866 per cui le autorità italiane dovettero chiedere il permesso alla Svizzera per recarsi nel territorio di Campione per arrestare alcuni falsari che vi si erano stabiliti, oppure l'obbligo di consegnare le armi al comandante del battello da parte dei militari che, dal territorio italiano, si recavano a Campione (o viceversa) attraversando un tratto del lago di Lugano, salvo riprendere le armi al momento dello sbarco.

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