"Sono stato nominato amministratore unico della società nel 2017 e, successivamente, la carica mi è stata confermata con delibera assembleare del 16 aprile 2020, dopo che la mia autonoma scelta d’impugnare in Cassazione la dichiarazione di fallimento del Casinò aveva conseguito il risultato di salvare la casa da gioco, altrimenti destinata alla liquidazione; in ambedue queste occasioni il socio unico (il Comune Ndr) non mi ha mai informato dell’esistenza di preclusioni legali collegate al mio stato di quiescenza (intervenuto nel 2018) né mi sono state richieste dichiarazioni scritte su altri miei requisiti soggettivi e, in particolare, la mia conferma del 2020 non è stata preceduta da nessun bando comunale per la raccolta delle candidature. Solo nel successivo luglio del 2021, l’amministrazione comunale, che si era orientata alla costituzione di un consiglio di amministrazione ha pubblicato il bando per la raccolta delle candidature e in quest’ultima occasione e su richiesta del Comune ho trasmesso una mia Pec in data 29 luglio 2021 del seguente letterale tenore: 'Egr. sig.ri, a seguito del bando emesso da codesta amministrazione, ho il piacere di trasmettervi il mio curriculum vitae. Cordiali saluti Marco Ambrosini', senza che mi venisse richiesto di compilare e firmare alcun modulo".
Questo è quanto precisa l'ex amministratore unico (poi diventato amministratore delegato) del Casinò Campione d'Italia Marco Ambrosini, in riferimento alla notizia che riporta la risposta che il sindaco Roberto Canesi aveva dato all'interrogazione del consigliere comunale Christian Toini in merito all'iter che aveva portato alla sua nomina e, nel marzo scorso, alla sua revoca dall'incarico.
Ambrosini sottolinea che "è documentale che il predetto bando non conteneva nessuna prescrizione del requisito soggettivo in contestazione e, infatti, neppure nell’assemblea di costituzione del consiglio di amministrazione del successivo ottobre 2021 è emersa un’indicazione del Comune circa eventuali preclusioni derivanti dal mio stato di quiescenza (solo la compianta presidente, dottoressa Erminia Rosa Cesari, infatti sembrava coinvolta nella questione, in quanto ex dipendente statale)" e che "infatti, la prima richiesta esplicita e specifica dell’amministrazione comunale in merito al mio stato di quiescenza è stata la lettera comunale del 16 gennaio 2023 con la quale mi è stato chiesto di sottoscrivere 'a posteriori' un modulo di conferma sulla persistenza di miei requisiti soggettivi che in precedenza il Comune non aveva ritenuto necessario accertare". Dunque, spiega Ambrosini, "è solo in questa sede che è emersa per la prima volta la questione dell’applicazione alla mia persona delle norme sulla quiescenza che, in seguito ha portato alla mia revoca da amministratore della società".
Secondo Ambrosini, lo svolgimento dei fatti così chiarito "evidenzia con chiarezza l’atteggiamento opaco, ondivago e contraddittorio dell’amministrazione comunale".
Inoltre, l'ex amministratore del Casinò chiarisce: "Nel corso dell’assemblea che ha disposto la mia revoca il rappresentante dell’amministrazione comunale mi ha formulato una richiesta di esprimere la mia disponibilità a continuare nella carica gratuitamente, così come la legge sembra consentire; per parte mia ho espresso l’intenzione di consultarmi coi miei avvocati al riguardo, anche perché nel frattempo avevo ottenuto dal professor Massamormile di Napoli un parere pro veritate secondo il quale la mia posizione retribuita nella società era perfettamente legittima", ma "nondimeno il Comune non mi ha concesso alcun termine e ha proceduto alla revoca sostenendo, a torto, perché la cosa è assolutamente smentita dai fatti come sopra ricostruiti, che io avrei taciuto maliziosamente la mia condizione di quiescenza solo per eludere la legge".
Ambrosini evidenzia dunque come le modalità delle sue nomine e la sua revoca siano due questioni distinte e che non possono essere connesse: "In realtà il conferimento delle mie cariche retribuite nella società è sempre avvenuto senza che il socio unico mi prescrivesse alcunché sullo stato di quiescenza, condizione che ha sollevato solo successivamente per altri motivi e in altra sede".