È da poco tempo che mi frulla l’idea che nelle case da gioco italiane sia giunto il momento di fare previsioni con una veduta differente dalla precedente. La situazione economica si sta evolvendo, il gioco online mostra un costante miglioramento, alcuni casinò all’estero non vedono un futuro roseo e possiamo trovare questa impressione in Svizzera e dintorni.
È, lo ripeto, una impressione ma confortata da alcune tendenze che mi pare si possano pacificamente rinvenire nell’osservazione del mercato e nella qualità dell’offerta di giochi e servizi.
Relativamente al mercato non credo si possano negare la rilevanza e l’incidenza dei proventi slot sul totale dei ricavi netti, la preferenza per giochi che non pesino sul costo del personale e nemmeno sul rischio insito nella particolare attività.
Probabilmente nell’esame del bacino di utenza naturale e delle frequentazioni occasionali, posto l’incremento dei proventi slot, si potrebbe vedere la minore propensione al gioco economicamente impegnativo e, nel confrontare il numero delle presenze con i risultati del gioco elettronico, il calo della qualità.
Per quanto riguarda l’offerta di gioco, mi pare che la preferenza accordata alla fair roulette in sostituzione, totale o parziale assume poca rilevanza, di quella tradizionale, stia a dimostrare la giusta e sacrosanta attenzione che le attuali gestioni attribuiscono al costo del personale di gioco.
Relativamente al rischio di impresa non si potrà omettere che il servizio derivante dal cambio di titoli di credito rappresenta una eventualità collegabile alla particolare situazione.
Quello che maggiormente mi preoccupa non è tanto quanto precede pur non essendo di poco momento, ma la poca presenza nell’offerta motivata sopratutto dalla scarsità della domanda dei giochi tradizionali o francesi che dir si voglia a causa dell'associazione di questi con i proventi accessori. Questi ultimi che in un passato discretamente recente hanno rappresentato per le aziende un innegabile conforto ai costi e, in particolare, a quello per il personale di gioco, venendo a mancare ancorché parzialmente, riducono e in qualunque tipologia gestionale, l’apporto economico agli Enti pubblici periferici titolari della autorizzazione alla casa da gioco sul loro territorio.
Andando nello specifico, trattasi delle entrate tributarie di cui alla L. n. 488 del 1986 di conversione dell’art. 19 del D. L. n. 318 del 1986 e come si può comprendere dalla disposizioni che iniziarono nel 1927. Ancora una volta mi permetto di suggerire di alleggerire il costo del lavoro del personale tecnico delle case da gioco così come si legge all’art. 3, lett. i, del D. L. n. 314/97. Togliere ai datori di lavoro il costo della contribuzione pensionistica per i dipendenti e agire affinché per questi ultimi sia attivata, a loro carico, una pensione integrativa.