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Casinò, le cinque 'W' dei controlli

22 febbraio 2025 - 08:26

L'analista di gaming Mauro Natta esamina il tema dei controlli nei quattro casinò italiani, soffermandosi sulle metologie adottate e sulle diverse tipologie di gioco.

Scritto da Mauro Natta
Foto di Nick Fewings su Unsplash

Foto di Nick Fewings su Unsplash

Ultimamente mi sono ritrovato a scrivere quanto mi sia piaciuto e abbia apprezzato l’elaborato al riguardo del Casinò di Sanremo a cura dei controllori comunali che ho trovato nel sito su internet a nome di Mauro Rossi.
Mi ero domandato più volte se il lavoro era frutto di una raccolta giornaliera e mi sono assicurato, per quel poco a mia conoscenza sui programmi  computerizzati che, procedendo come ritenevo avesse fatto l’autore, si possono ricavare a posteriori tutte le indicazioni che, nell’elaborato, figurano annualmente.

Quindi, e credo di averlo già scritto, ho trovato conferma di ciò che per mio conto doveva contenere una metodologia dedicata al controllo sulla regolarità del gioco e degli incassi in un casinò italiano. La precisazione è dovuta alla particolare organizzazione del lavoro che non conosco, se non quella che ho potuto sperimentare direttamente per incarichi svolti in quaranta anni di lavoro nell’attività in discorso.
Ora non mi rimane che informarmi di quanto avviene nelle case da gioco dove o non ho lavorato o non mi è stato possibile farlo; certamente non qui, in Valle d’Aosta, dove vivo dal 1959 in modo stabile, lavorando sino alla fine del 2000.

Indubbiamente a chi avrà letto di questo argomento altre volte non sarà sfuggita la rilevanza del conteggio di tutti i risultati, netti e lordi cioè mance comprese, tavolo per tavolo.  Il procedimento per il controllo a posteriori, in aggiunta a quello concomitante svolto sempre dai controllori dipendenti del concedente, parte dalla ormai consolidata  conoscenza in Italia del rapporto tra mance e introiti per ogni gioco da tavolo. Che, come è risaputo, trova nella probabilità a favore del banco una sua razionalità. Mi permetto di invitare a considerare la differenza tra roulette francese e quella americana.
Come ho sempre affermato, non credo molto che un altro metodo per il controllo di cui trattasi esista alla pari, ma se c’è non lo conosco.  Purtroppo sono curioso e, nel caso in questione, potrei aggiungere: curiosità professionale per arricchire la mia passata esperienza.

Prima di continuare desidero riassumere che la formazione della metodologia che applico parte dalla organizzazione del lavoro in una sala da gioco. Per l’occasione mi limito a un esempio di gioco da tavolo di contropartita: la roulette francese. E di uno per i giochi di circolo: lo chemin de fer.
Ora non rimane che esaminare, evidenziandolo, su quali elementi si basa il controllo in discorso. Desidero ripeterlo onde evitare che l’andare avanti potrebbe non soddisfare l’interessato o il curioso, forse pari a chi scrive.

Premesso che, relativamente ai tavoli di contropartita, possiamo usufruire dei seguenti dati: in apertura: controllo della dotazione iniziale, in chiusura: controllo della consistenza finale, conta dei biglietti cambiati direttamente al tavolo dai giocatori in cassa centrale o altro sito dedicato, annotazione sul bordereau del tavolo di aggiunte eventuali accompagnate da documentazione cartacea a due firme, risultato (attivo o passivo) del tavolo, conteggio delle mance con relativo bordereau, archiviazione dei documenti: aggiunte cambi al tavolo, ecc., archiviazione della nota eventuale da parte del capo tavolo, orario di apertura e chiusura con eventuali sospensioni. Sicuramente il gestore potrebbe pretendere altri dati rilevabili per la gestione e, conseguentemente, per la politica produttiva, che possono rivestire particolare autorevolezza.

Nei giochi di circolo, rileva la durata e la qualità della partita. Per questo è importantissimo che lo changeur compili un buono di cambio, solitamente ad ogni fine sabot, dove registra quanto uscito (contanti, placche e gettoni) e quanto richiesto alla cassa di sala (placche e gettoni), regolarmente a due firme per il relativo controllo. Ciò concorre a  determinare la qualità e l’intensità della partita. E gli elementi indispensabili sono la cagnotte e le mance, somme che vengono rilevate su bordereaux sempre a doppia firma, condente e concessionario o chi li rappresenta: il controllore regionale o comunale e il commissario in servizio.
Il controllo sulla regolarità del gioco nei giochi di contropartita, si effettua: confrontando le mance con gli introiti, confrontando gli introiti con i biglietti cambiati al tavolo, confrontando la composizione in gettoni al momento della chiusura e quelli risultanti dal bordereau delle mance, se del caso, verificando l’eventuale nota del capo tavolo inerente la qualità della partita (intensità, cambio minimo di gioco, ecc.).
Nei giochi di circolo, in specie lo chemin, la proporzione tra cagnotte e mance è interessante e ha un riscontro certo e cioè che a partita piccola corrisponde una alta percentuale, a partita grande ed importante detta percentuale diminuisce anche considerevolmente.
Forse perché con partita piccola sul tavolo ci sono “spiccioli”, forse per altro ma è certo quanto precedentemente riportato. 

In che cosa consiste e si realizza la metodologia appena descritta per sommi capi? Si rende indispensabile trovare dei motivi di attenzione particolare:il rapporto tra mance ed introiti è difforme da quello atteso normalmente; un altro motivo di preoccupazione può nascere dall’incidenza dei ricavi slot troppo alta rispetto ad un periodo precedente (ad esempio, sei mesi).
Concludendo posso pensare di aver evidenziato l’utilità di un procedimento da seguire che, opportunamente integrato per la parte di interesse esclusivamente gestionale, si presenta di grande rilevanza per chi deve monitorare i propri investimenti.

Due sono le osservazioni al termine della mia esposizione, la prima relativa al contante cambiato direttamente al tavolo e, al riguardo, ho fatto presente quanto annotato ma che potrebbe essere utile, in ogni caso,  alla gestione; la seconda è l’alternativa di conteggiare le mance non tavolo per tavolo ma per gioco, ovvero per i totali.
Alla seconda osservazione potrei dimostrare che non è la stessa cosa e che le le medie potrebbero risultare come la storiella del pollo e due commensali, uno lo mangia per intero e l’altro guarda ma, statisticamente operando, risulta che me hanno mangiato un mezzo a testa. Ciò per il concedente, ma l’utilità pratica la trova anche il gestore che, in tema di produttività e redditività vale a dire la vicinanza con un gioco piuttosto che con un altro e la considerazione del ricavo lordo, cioè mance comprese, proprio in relazione alla seconda osservazione.
Non mi pare il caso di portare un esempio in quanto la questione del conteggio mance tavolo per tavolo e non per totali è facilmente ed altrettanto agevolmente comprensibile.

Concludendo posso credere di aver evidenziato la utilità di un procedimento da seguire che, opportunamente integrato per la parte di interesse esclusivamente gestionale, si presenta di grande rilevanza per chi deve monitorare i propri investimenti. 
Tutto si potrà dire a supporto o contro il metodo narrato, non credo, invece, che sia possibile affermare la sua inutilità. Anzi, metodologia a parte, ritengo che il concedente non potrebbe esimersi in alcun modo dalla tipologia di controllo che mi sono permesso di esporre.

Continuo immaginando una gestione privatizzata. La Regione o il Comune dovrebbe effettuare il controllo sulla regolarità del gioco sulla base delle disposizioni contrattuali (forse sul Disciplinare  ma, in caso di gestione affidata a società a capitale privato,  convenzione o contratto di concessione) in due forme: una de visu e tramite l’impianto di audio-video sui tavoli, l’altro a posteriori utilizzando i dati che giornalmente e per ogni tavolo rileva alla chiusura dopo averne certificato, in ogni caso, la dotazione iniziale.
Questa è la metodologia che conosco; l’ho descritta come meglio mi è stato possibile.

È probabile che alcuni si chiederanno la ragione per la quale sono ritornato, ancora una volta, su un argomento che mi ha sempre appassionato sin da quando mi sono occupato di case da gioco.
Procedo con ordine, ho cercato di non scendere in particolari noti a chi di casa da gioco, politica produttiva e controlli ne mastica ma, al tempo stesso, per essere comprensibile a tutti, solitamente si impone che nessun tavolo può essere aperto o chiuso senza l’intervento di un rappresentante dell’ente concedente. Il che significa controllare la dotazione iniziale, l’esistenza finale e i fatti economici e non intervenuti durante la  partita.

Questi sono costituiti dalle aggiunte quando il tavolo perde, dall’importo dei contanti cambiati direttamente al tavolo. I fatti non economici sono i cambi di gettoni per placche o viceversa;  tutti i fatti economici e non devono essere regolarmente certificati. 
A certificazione avvenuta per ogni tipo di fatto il giustificativo firmato dalla gestione e dal rappresentante del concedente  dovrebbe essere lasciato al tavolo. 
Così come si contano i componenti positivi e negativi occorrenti per formare il risultato, ovvero tavolo per tavolo, la stessa procedura deve avvenire per le mance.
Mi permetto di specificare meglio la questione: non si tratta del controllo dei risultati di gioco ma della regolarità del gioco e degli incassi, quindi, siamo in ben altro campo, certamente di maggiore interesse.

Non è una questione di poco conto poiché gli oneri di concessione il gestore li paga o dovrebbe pagarli al concedente in base ad una percentuale sugli introiti netti di gioco, quindi, stante la natura giuridica di questi ultimi, non vedo come l’ente pubblico ne possa fare a meno. Il tutto bene inteso a mio modo di vedere.

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