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Controlli nei casinò, un obbligo e una necessità

13 marzo 2025 - 10:32

L'analista di gaming Mauro Natta torna sul tema dei controlli nei casinò, evidenziando le procedure richieste e la necessità che siano effettuati.

Scritto da Mauro Natta
Foto di Yassine Khalfalli su Unsplash

Foto di Yassine Khalfalli su Unsplash

Inizio con l’argomento che ha chiuso il mio precedente articolo in tema di controlli nei casinò. Sostenevo appunto e sostengo che il programma di controllo susseguente sulla regolarità del gioco e degli incassi che il concedente puà adottare, nel caso specifico quello illustrato, se implementato di concetti che, esulando dal controllo vero e proprio, spaziano su argomenti esclusivamente gestionali, può essere preso in considerazione anche dal concessionario.
Dal programma illustrato si può ricavare quanto di seguito: indicazione della giornata se festiva, prefestiva e/o con manifestazioni mirate alla produzione; risultato del singolo tavolo, netto e mance; importo dei contanti rinvenuti nella apposita cassetta nei giochi di contropartita, annotazione delle eventuali aggiunte, minimo di puntata al tavolo e rimane da aggiungere il tempo di apertura.

Ne possiamo ricavare il raffronto tra netto e mance, tra contanti e netto la resa oraria nei due casi, e il costo orario teorico.
Nei giochi di circolo abbiamo quanto sopra a esclusione dei contanti che, al termine di ogni sabot, vengono portati al cambio dallo changeur alla cassa di sala.
Conoscendo la disposizione dei tavoli si può controllare la resa a seconda della vicianza con un determinato gioco. D’altra parte il sistema video permette certamente lo spostamento di un tavolo.
Dai netti di tutti i giochi, elettronici compresi, possiamo ricavare l’incidenza percentuale di ciascun gioco sul ricavo netto conseguito e, volendo, sul ricavo lordo, mance comprese. Mi permetto di richiamare la possibilità di tener conto delle mance che rimangono a disposizione del concessionario.

Non rappresenta un segreto per molti che il raffronto della mance con l’introito del tavolo è una strada seguita da molti per controllare, ogni un certo periodo bene inteso inferiore all’anno solare, la regolarità del gioco e, conseguentemente, degli incassi.
Non è un mistero per nessuno dell’ambiente che ogni gioco ha una percentuale a favore del banco e che detta condizione lascia uno spazio ragionato alla determinazione della percentuale in discorso che altrettanto ragionevolmente potrebbe presentare una qualche oscillazione derivante da fattori esclusivamente da addebitarsi alla qualità e alla intensità del gioco.

Se da una parte troviamo il compito del concedente, molto probabilmente da  attribuirsi alla natura giuridica delle entrate derivanti dalla casa da gioco quali entrate di diritto pubblico, dall’altra esiste la indispensabilità del gestore di volgere una attenzione, inizialmente collimante con quella del concedente, più estesa, completa e adatta a fornirgli le indicazioni di politica produttiva tese alla soddisfazione, nel migliore dei modi, dell’adeguamento dell’offerta alla domanda.

Non possiamo, però, omettere che la politica gestionale si regge anche e soprattutto sull’investimento, nell’ottica di una oculata conduzione, in attesa di un ritorno.
Così come ho cercato di evidenziare la convergenza, nella metodologia del controllo, anche se più esteso quello a carico del concessionario, può iniziare per entrambi con la ricerca dei medesimi elementi di giudizio.
Il concedente è tenuto, credo per la motivazione citata, che la tassa di concessione sia perfettamente calcolata sulla scorta delle condizioni contrattuali relative all’affidamento della gestione; il concessionario - e non rileva se trattasi di una società a capitale pubblico o privato – ha un interesse che aggettivare convergente non mi pare esagerato anche se deve essere arricchito di ulteriori informazioni e di specifici confronti necessari a chi, unitamente alla forza lavoro, provvede alla conduzione di una attività tanto importante ed impegnativa.

Sicuramente i risultati della gestione, a prescindere dalla considerazione globale delle aspettative di coloro che vi intervengono, devono corrispondere a differenti esigenze: l’incremento delle disponibilità economiche e finanziarie dell’ente pubblico periferico proprietario della casa da gioco, il fattore occupazionale che è più che logico attendersi, la remunerazione del capitale investito nell’impresa e, non  ultimo per importanza, il miglioramento del prodotto interno lordo tramite il turismo.
Chiaramente l’attività in discorso non è di poco conto per le implicazioni che comporta ad iniziare dalle esigenze di tutte le parti in causa. La concorrenza innanzi tutto, la difficoltà di contenere l’offerta nella indicazione di una domanda che negli ultimi tempi pare comportarsi insolitamente mutevole.

Mi permetto anche di citare tra le difficoltà la presenza di casinò all’estero, il divieto della pubblicità, la quasi impossibilità di conoscere il trend del mercato in tempo reale ma, ancor più, ragionevolmente sperando in una rapida conclusione, anche se in coda alla questione relativa al gioco pubblico, che provveda alla definizione di una legislazione organica del settore che l’attende dal lontano 1985.
Sono perfettamente a conoscenza, conto tenuto di tutti gli argomenti che ho tentato di affrontare quasi giornalmente, che nel poco narrato non possono esaurirsi insieme a tutte le problematiche del settore. Penso di averne elencate qualcuna e per non correre il rischio di essere noioso, la questione fiscale non l’ho volutamente richiamata anche se una definizione, nell’ottica dell’interesse generale, dovrà tenere in considerazione la complessità della situazione.

C’è una questione che mi pare interessante per concedente e concessionario: l’utilizzo di un identico programma di contollo sulla regolarità del gioco e degli incassi, parzialmente quello precedentemente illustrato.
Con l’esclusione delle parti da considerarsi ad uso esclusivo del gestore il programma essenzialmente risponde alle esigenze di entrambi. Si parte dalla dotazione iniziale e si procede alla differenza tra questa e l’esistenza finale tenemdo conto dei contanti e delle aggiunte per i giochi di contropartita.  

Si procede al conteggio delle mance tavolo per tavolo; cagnotte e mance, sempre tavolo per tavolo, anche per i giochi di circolo. 
Avendo a disposizione i totali di tutti i giochi si potrà ricavare l’incidenza sul totale dei ricavi netti e il rapporto tra mance ed introiti e tra introiti e contanti.
Per farla breve, dato che per aprire o chiudere un tavolo è sempre indispensabile la presenza di un rappresentante del concedente e, contemporaneamente, uno del gestore, ecco che tutti gli elementi necessari all’ente proprietario sono acquisiti per mezzo di un sistema identico nelle fasi iniziali.

Una breve digressione su un altro mio chiodo fisso almeno sino a quando mi dimostreranno che non ho tutte le ragioni; per il momento sono pronto a dimostrare ciò che sostengo in quanto confortato da elementi risultanti da documentazioni che ritengo ancora reperibili.
Ecco quello di cui sono convinto e attendo con curiosità la dimostrazione del contrario: per controllare la regolarità del gioco e, conseguetemente, quella degli incassi è indispensabile contare la mance tavolo per tavolo. Così procedendo si possono rilevare eventuali irregolarità che non è detto senza giustificazione adeguata a conforto.

Quello che non mi sento di nominare un chiodo fisso, in quanto sono più che convinto di essere nel giusto, è l’obbligo di controllo da parte del concedente che, a mio parere di non esperto in materie giuridiche, discende dalla disposizione legislativa relativa alla natura giuridica delle entrate di diritto pubblico nella quale ho trovato o ritengo di aver trovato la motivazione. Forse sbaglio? Se è così, per favore, ditemelo!

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