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Gestione casinò, il vantaggio per il pubblico del ricorso al privato

13 maggio 2024 - 11:25

La possibile privatizzazione delle gestioni dei casinò è sotto la lente della politica, peraltro proprietaria delle strutture italiane.

Scritto da Mauro Natta
Foto di Dayne Topkin su Unsplash

Foto di Dayne Topkin su Unsplash

Leggendo l’articolo “Formazione, scelta vincente per i casinò” mi sono ricordato che molti anni orsono qualcuno aveva balenato l’idea di inserire un corso specialistico universitario sulle case da gioco.
Sicuramente, all’epoca che mi pare ricordare ancora negli anni '90 se non '80, era una sorta di laurea breve nella quale formavano materie di studio l’organizzazione del lavoro e della produzione, il marketing conseguenza del trend della domanda, la posizione dei tavoli fondata sul rendimento effettivo.
Le materie di studio appena accennate sono da coniugarsi unitamente in quanto tutte hanno il medesimo scopo: fare in modo che  uno specifico coordinamento possa garantire all’investimento nel gioco il migliore rendimento possibile. Garantirne il ritorno non è una impresa semplice anche se affidata a chi pur avendo la cultura necessaria difetta nella conoscenza del particolare lavoro che però se c’è, ben venga.

Ora è giunto il momento di fornire un'idonea giustificazione di quanto affermato. Con l’aiuto di qualche esempio provo a dimostrare l’utilità della conoscenza dell’organizzazione del lavoro.
Ecco, come ben sanno gli addetti ai lavori, come si ricava il risultato di un tavolo da gioco di contropartita: dotazione iniziale, esistenza finale, biglietti cambiati al tavolo, aggiunta eventuale; la somma algebrica forma il risultato. Ma il modo di procedere può fare risparmiare il tempo necessario per impiegarlo con profitto, magari con una boule in più.
Chi non conosce che lo svolgimento della partita si può svolgere avendo in sala giochi una cassa amministrativa esclusivamente per i tavoli e un’altra per i clienti? Quale tipologia di svolgimento conviene adottare? E qui mi scappa un aspetto di logistica con una domanda: chi ha mai visto una cassa per i clienti vicino all’uscita della sala?
Allo stesso modo la produzione necessita di un continuo e assiduo monitoraggio mirato allo studio dei risultati in funzione della domanda e del posizionamento dei tavoli, nonché del personale impiegato e per quanto tempo. Qui subentra l’obbligatorietà della conoscenza dei giochi e del loro svolgimento ed è una condizione sine qua non. L’esperienza e la professionalità permettono conclusioni sulle quali è possibile fare affidamento e che sono essenziali.

Le stesse qualità di cui sopra risultano, a mio parere, obbligatorie allorché un gestore si appresta a controllare il gioco inteso nella regolarità dello stesso e degli incassi. Non c’è dubbio alcuno sul fatto che l’ente pubblico concedente procede al medesimo controllo ma non si addentra nella considerazione ulteriore del costo orario e delle ore lavorate, tanto per fare un esempio.
È logico che una società di gestione si occupi e, se del caso, si preoccupi del costo orario di un tavolo rispetto alla resa globale e sulla base del suo posizionamento nella sala giochi.
La modalità con la quale il gestore si occupa di seguire il trend dei ricavi complessivi anche in ragione dei costi di riferimento potrebbe non corrispondere a quella che il concedente utilizza; le finalità possono coincidere solo per una parte ma, allo stesso modo, potrebbero non essere coincidenti. Chiaramente se lo fossero, bene inteso in parte stante la natura giuridica delle entrate che ha valenza per il comportamento dell’Ente pubblico, ci si troverebbe in una situazione più confrontabile e, per questo, migliore.
A questo punto potrei affermare che l’agire nell’interesse di tutte le parti in causa porta benefici per tutti e, per il concedente, possiamo considerare il valore aggiunto nell’occupazione diretta e dell’indotto.

Allargando la visuale e le considerazioni che, secondo il mio modo di vedere, si possono promuovere, molto probabilmente, abbiamo creato una sorta di collaborazione tra due parti che contrattualmente si trovano su due fronti opposti. Ciò corrisponde al vero, forse non in toto ma per buona parte, in quanto si è venuto a creare un rapporto nel quale da un lato l’esperienza, la professionalità e l’agire concorrono a un nesso logico dovuto da un risultato confrontabile nel quale le parti possono essere giunte anche per vie differenti.
Non c’è alcun dubbio, per mio conto,  sul fatto che pur seguendo un criterio identico ma diversamente mirato complessivamente parlando, meno esteso per il primo (concedente) di più per il secondo (concessionario) operano entrambi nella identica direzione e, tra l’altro, ad evitare spesso inutili e a volte dannose polemiche.

Più di uno si chiederà, forse, il perché di quanto precede. È presto detto: si parla, e ne ho letto e scritto, di possibile concessione della gestione della casa da gioco ai privati, una soluzione che ho vissuto per tanti anni dal 1959 al 1994 (30 giugno) e che mi piaceva così come mi piace ancora. 
Del controllo se ne è letto e scritto in abbondanza, aggiungo che l’esperienza mi ha lasciato comprendere come il comportamento irregolare al tavolo da gioco sia notato dai clienti ancor prima, eventualmente, di altri. L’irregolarità è causa di danno alla casa e dovrebbe essere eliminata. Le riprese audio visive fanno la loro parte ma il sistema va opportunamente integrato.

È mia ferma convinzione che la gestione affidata al privato consente alla parte pubblica proprietaria una più attenta valutazione dell’andamento in quanto per la parte economica c’è il gestore che opera nel proprio interesse specifico nel ritorno dell’investimento. 
C’è chi sostiene che identico risultato si può ottenere tramite un consiglio di amministrazione, un collegio sindacale e una società di revisione ma il grande beneficio per il concedente risiede nel fatto che dovrà occuparsi principalmente del controllo sul gioco nel senso più esteso della regolarità e dell’adempimento di tutte quello che contrattualmente prevede il contratto relativo alla concessione, ma con più cura e tempo.

Chiaramente le mie idee possono non essere condivisibili, mi permetto una sola aggiunta che discende dalla personale lunga permanenza nel settore e in diverse mansioni. La professionalità, l’esperienza e la responsabilità permettono al privato di giungere molto più rapidamente alle soluzioni che la temporaneità dei problemi, in specie di politica produttiva, impongono un'attività dove il decisionismo ragionato, scusate se uso l’espressione, è una qualità obbligatoria. 

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